Corso Europa è la terza strada più inquinata d’Italia: biossido di azoto sopra i limiti di legge
- Postato il 4 febbraio 2025
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- Di Genova24
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Genova. Corso Europa, la principale arteria di scorrimento del Levante genovese, è al terzo posto in Italia per livello medio annuo di biossido di azoto tra le strade monitorate da centraline che rilevano le concentrazioni di inquinanti nell’aria. È quanto emerge dal nuovo report Mal’Aria di città realizzato da Legambiente coi dati relativi ai capoluoghi di provincia, presentato oggi a Milano in occasione dell’avvio della campagna itinerante Città2030 che farà tappa anche nel capoluogo ligure l’11-12 febbraio.
Nel 2024 la centralina Arpal di corso Europa ha rilevato mediamente 48 microgrammi al metro cubo di biossido di azoto, mentre la soglia massima prevista dalla normativa europea è fissata a 40 µg/mc. A fare peggio in Italia sono solo via Di Blasi a Palermo (59 µg/mc) e la Ferrovia a Napoli (54 µg/mc). Nella poco invidiabile top 11 segnalata da Legambiente con le centraline oltre il limite figura anche – in ultima posizione – quella genovese di Multedo con 41 µg/mc.
Guardando al dato complessivo, il capoluogo ligure – che pure è tra le città italiane responsabili della procedura d’infrazione europea contro l’Italia – non risulta tra i centri più inquinati con una concentrazione media annuale di 26,7 µg/mc. Tuttavia, se si prendesse a riferimento la nuova normativa che entrerà in vigore nel 2030, con un tetto massimo a 20 µg/mc, Genova si troverebbe nuovamente fuorilegge insieme ad altri 43 capoluoghi sui 98 presi in esame.
“Questo inquinante – si legge nel rapporto di Legambiente – è principalmente dovuto al trasporto su strada che, emettendo NO2 vicino al suolo e prevalentemente in aree densamente popolate, contribuisce notevolmente all’esposizione della popolazione a concentrazioni che nuocciono alla salute. Senza dimenticare il contributo all’inquinamento dato dai processi di combustione nell’industria e nella fornitura di energia”.
“Le centraline si mettono normalmente dove c’è traffico per capire il problema, altrimenti il dato non è significativo – ricorda Stefano Bigliazzi, presidente di Legambiente Liguria -. L’anno scorso il valore medio cittadino era di 28 microgrammi al metro cubo, non c’è stato alcun miglioramento sensibile“. Segno che gli incentivi per la rottamazione di mezzi inquinanti, finanziati dalla Regione con oltre 9 milioni di euro a disposizione del Comune, non hanno dato gli effetti sperati.
Va meglio sul fronte delle polveri sottili, “ma solo perché ci salva il vento”, osserva Bigliazzi. La media annuale del 2024 riferita al PM10 è di 17 µg/mc, sotto la soglia di 40 µg/mc prevista dalla normativa vigente e anche quella dei 20 µg/mc in vigore dal 2030 (anche se l’Oms raccomanda di scendere sotto 15 µg/mc per evitare effetti nocivi sulla salute), mentre in Italia ben 70 città sarebbero fuorilegge se mantenessero i valori attuali tra cinque anni.
“Le misure contro l’inquinamento previste a Genova sono troppo poche – commenta ancora Bigliazzi -. Gli autobus elettrici non possono essere la soluzione perché non spostano i numeri dati dalle macchine. Noi diciamo che la soluzione è il tram perché, avendo una portata maggiore e una sede dedicata, contribuisce alla riduzione del traffico, come ci confermano i dati di tutte le città d’Europa. Magari l’anno prossimo scenderemo di qualche microgrammo ma non risolveremo il problema senza un intervento serio per rendere più conveniente l’uso dei mezzi pubblici. Altro intervento fondamentale sarebbe la città 30: non diminuiremmo la velocità delle auto ma le fasi di accelerazione e di frenata e in questo modo anche l’inquinamento”.
“Con soli cinque anni davanti a noi per adeguarci ai nuovi limiti europei al 2030, dobbiamo accelerare drasticamente il passo – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente nazionale – È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede il coinvolgimento di regioni e governo. Servono azioni strutturali non più rimandabili: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punti drasticamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico, particolarmente critico nel bacino padano. Le misure da adottare sono chiare e le tecnologie pronte: quello che manca è il coraggio di fare scelte incisive per la salute dei cittadini e la vivibilità delle nostre città”.