Corsa all’atomica, l’allarme di Grossi (Aiea) tra sfida iraniana, opacità israeliana e i troppi aspiranti
- Postato il 7 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), Rafael Grossi, lancia un allarme sulla crescente minaccia di un conflitto nucleare: il rischio è “più alto rispetto al passato”. In un’intervista rilasciata a Repubblica, Grossi avverte che il processo di disarmo o riduzione controllata degli arsenali nucleari si è interrotto, con i Paesi già in possesso di armi atomiche, inclusa la Cina, che ne producono di più. Si sente parlare “con disinvoltura di attacchi nucleari tattici”, mentre Paesi che non hanno l’atomica, in particolare in Asia, Asia Minore e nel Golfo Persico, stanno iniziando a esprimere pubblicamente la volontà di ottenerla. Un mondo con “20-25 Stati provvisti di bomba atomica è imprevedibile e pericoloso”, dichiara Grossi, che ha discusso della priorità con Papa Leone XIV in Vaticano. Il direttore vive sotto scorta per “minacce credibili” alla sua persona, di cui non fornisce dettagli senza però escludere un coinvolgimento iraniano.
A tutto questo corrispondono difficoltà per l’Agenzia, soprattutto in Iran, dove, a due mesi dall’attacco statunitense ai siti nucleari, gli ispettori hanno potuto accedere solo alla centrale commerciale di Bushehr, senza ottenere l’accesso ai siti colpiti o ai 400 chili di uranio arricchito al 60 per cento. Siamo “praticamente ciechi” da giugno, dice Grossi, ritenendo che l’uranio si trovi negli impianti di Isfahan e Natanz, dove gli ispettori non hanno potuto constatare di persona i danni. Anche le attività legate alla produzione di componenti di centrifughe, che hanno un “valore strategico”, restano invisibili all’AIEA. E cita il nuovo maxi laboratorio costruito in una montagna a Isfahan, probabilmente per l’arricchimento dell’uranio, che non è stato ispezionato perché i raid di Israele sono iniziati proprio il giorno previsto per la visita. Grossi spiega che sebbene l’Iran non abbia la bomba, è l’unico Paese che effettua arricchimento a livello militare, con l’uranio al 60% che ha “limitatissimi” usi civili.
Ma non c’è solo l’Iran. Altra sfida per il monitoraggio nucleare globale sta nella “politica di opacità” di Israele, che “non comunica” e non discute pubblicamente il suo presunto possesso dell’arma atomica: “Dicono che non è un tema da discutere pubblicamente”. Questo nonostante vi sia “consenso generale nel ritenere che abbia già l’arma atomica”. Le immagini satellitari, tra l’altro, mostrano un allargamento del centro nel Negev, forse per l’assemblaggio di armi nucleari, ma l’AIEA non controlla lo Stato ebraico. E poi l’ucraina, con la centrale nucleare di Zaporizhzhia che rimane “ad alta tensione e pericoloso”. L’impianto non è operativo, con le sole funzioni di sicurezza attive e gli ispettori registrano quotidianamente colpi di artiglieria, proiettili e droni nella zona. Non è chiaro se Stati Uniti e Russia stiano collaborando per la messa in sicurezza. Infine, di fronte all’imponente parata militare vista nei giorni scorsi a Pechino, il direttore sottolinea l’urgente bisogno di “molta diplomazia e più dialogo”.
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