Corruzione in Ucraina, per i pm a gestire le tangenti era Timur Mindich, stretto alleato di Zelensky. “È scappato grazie a una fuga di notizie”

  • Postato il 11 novembre 2025
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Il suo nome in codice è “Carlson“. Era lui a controllare i lavori nella “lavanderia“, un appartamento ai piani alti di un edificio in via Hrushevskoho, a Kiev. Secondo gli inquirenti “Carlson” gestiva i flussi di denaro, ingaggiava persone di fiducia tramite impieghi fittizi e interveniva sui funzionari degli enti centrali per risolvere questioni di suo interesse, in particolare nei settori dell’energia e della difesa. Gli inquirenti a capo dell’operazione “Midas“, il presunto maxi giro di tangenti da 100 milioni di dollari che coinvolge personaggi vicini al governo tra cui il ministro della Giustizia Herman Galushchenko, non ha ancora rivelato chi ci sia dietro il nickname. Secondo il parlamentare Yaroslav Zheleznyak e BBC News Ukraine si tratta di Timur Mindich, stretto alleato di Volodymyr Zelensky.

Mindich avrebbe fatto perdere le proprie tracce ieri, poche ore prima che gli investigatori della Nabu – l’Ufficio Nazionale Anticorruzione che conduce l’inchiesta – bussassero alla sua porta con un mandato di perquisizione. Comproprietario della società di produzione televisiva Kvartal 95 fondata da Zelensky prima di essere eletto alla guida del paese, il fuggitivo è “un portafogli della cerchia ristretta del presidente. Uso un eufemismo, per non dire ‘del presidente‘”, ha detto questa mattina in un’intervista Vitaliy Shabunin, presidente dell’Anti-Corruption Action Centre, ong che da anni si occupa di lotta alle tangenti. “Pertanto – ha proseguito Shabunin – non sorprende che al culmine di questa operazione ci sia stata una perquisizione nella sua abitazione”. Ora la domanda è una sola: “Come è riuscito a fuggire?”.

Nelle scorse ore il Sapo, la Procura Specializzata Anticorruzione che indaga con la Nabu, ha denunciato una fuga di notizie. “La mattina del 10 novembre – si legge in un comunicato -, il capo della Procura Alexander Klimenko ha creato una commissione per condurre un’inchiesta ufficiale sulla possibile fuga di dati delle indagini preliminari della Nabu e del Sapo”. Chi avrebbe fatto trapelare le informazioni? Secondo l’Ukrayinska Pravda, tutto porta verso il primo vicedirettore della Procura, Andriy Synyuk. “La redazione è riuscita a registrare gli incontri segreti di Synyuk negli ultimi mesi”, riferisce il sito, e tra le persone frequentate dal dirigente ci sarebbe l’avvocato Oleksiy Meniv, che “visita regolarmente la casa di Mindich in via Hrushevskoho 9A”. Synyuk avrebbe incontrato Meniv in almeno tre occasioni: il 27 e 28 agosto e il 1° ottobre 2025.

A fare le spese della fuga di notizie ora potrebbe essere Klimenko. Fonti della Nabu e del Sapo hanno riferito a Liga.net, che “autorità ucraine” sarebbero pronte ad adottare misure contro le due agenzie e a “formulare un accusa nei confronti del capo della Sapo Klymenko: ciò significa che potrebbero crearsi le condizioni affinché la Procura generale possa intervenire nelle indagini”. Il punto è che in Ucraina il Procuratore generale è nominato dal presidente della Repubblica, quindi l’indagine – che coinvolge Mindich e il ministro della Giustizia del governo Zelensky – potrebbe finire sotto il controllo di un uomo vicino allo stesso Zelensky. L’uomo in questione è Ruslan Kravchenko, approdato alla guida della Procura generale il 21 giugno scorso e considerato un fedelissimo del presidente.

Sotto la sua giurisdizione sarebbero dovute finire la Nabu e il Sapo se fosse andata in porto la riforma avviata in estate dal governo. Il 22 luglio la Verkhovna Rada aveva approvato un ddl che metteva l’Ufficio Nazionale e la Procura Specializzata Anticorruzione sotto la diretta autorità di Kravchenko, una mossa che era valsa a Zelensky l’accusa di voler interferire con il lavoro dei due enti, già allora notoriamente impegnati in delicate indagini su diversi alti funzionari del governo. Immediatamente era intervenuta l’Unione europea che aveva minacciato Kiev di tagliare diversi programmi di finanziamento se il provvedimento non fosse stato ritirato. Poche ore dopo il presidente in persona aveva annunciato il ritiro della legge e il conseguente dietrofront.

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