Corruzione in Ucraina: gli amici di Zelensky rubano sui droni ma le inchieste continuano
- Postato il 10 agosto 2025
- Politica
- Di Blitz
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Riuscirà l’Ucraina a liberarsi dal cancro della grande diffusione della corruzione nel mondo politico e istituzionale? Finanzieremo o saremo magari trascinati in guerra per un Paese che della guerra ha fatto un business per troppi politici e funzionari? Vediamo come stanno le cose.
Il cancro della corruzione è stato denunciato di recente a furor di popolo da grandi manifestazioni di piazza scatenate da una legge troppo permissiva, che Zelensky ha dovuto cestinare in fretta e furia.
E si tratta del cancro che ha impedito a suo tempo, nel 2013 e 2014, all’Ucraina non solo di entrare nell’Unione Europea (UE), ma anche di riceverne il mega prestito necessario per evitare la bancarotta statale (bancarotta dovuta anche alla diffusione della corruzione…). La UE aveva infatti posto come condizione per il prestito l’approvazione di una legge contro la corruzione e l’opacità dello stato di diritto, ma il governo e il parlamento di allora rifiutarono di vararla. Ed è stato proprio tale rifiuto ad aprire la strada alla tragedia ancora in corso.
La vicina Russia infatti fu svelta a dirsi disponibile a concedere lei il mega prestito, disponibilità che però le si rivoltò inaspettatamente contro innescando la rivolta nota come “golpe di piazza Maidan”.
Ucraina, USA, Europa

Golpe che nel 2014 ha portato a un totale cambio degli uomini alla presidenza della repubblica, nel parlamento e al governo. L’Ucraina si allontanava dalla Russia e si avvicinava molto agli USA, se non altro perché il mega prestito venne concesso dal presidente Obama, che aveva in mente di cooptarla nella NATO, e traghettato man mano in tranche successive dall’allora suo vice e futuro presidente Joe Biden.
L’ingresso nella UE però restava comunque un miraggio. Nel 2021 infatti l’Unione Europea ha sfornato un’altra radiografia che confermava l’impressionante persistenza del cancro. Il resto è storia nota. Tuttora tragicamente in corso.
E adesso? La recente ribellione degli ucraini alla perdita della libertà d’azione degli enti addetti alla lotta alla corruzione ha costretto il presidente Zelensky e il parlamento a un rapido dietro front.
Una nuova legge anti corruzione
E’ stata approvata senza nessun voto contrario le legge in base alla quale l’Ufficio Nazionale Anti-Corruzione (NABU) e la Procura Specializzata Anti-Corruzione (SAPO) evitano di passare sotto il controllo del Procuratore Generale e tornano ad essere totalmente indipendenti, senza nessuna autorità che possa controllarne, stopparne o deviarne le indagini. Comprese quelle che lo stesso Zelensky di fatto ostacolava perché riguardanti suoi protégé.
Tutto bene, dunque? Parrebbe di sì, ammesso che davvero Zelensky abbia firmato o firmi l’entrata in vigore della legge con la rapidità raccomandatagli dal parlamento.
Da notare che il NABU e la SAPO sono state create, dopo il 2014 di piazza Maidan, con l’aiuto dei servizi segreti USA per combattere “la mostruosa corruzione ucraina”, come l’hanno definita esponenti delle recenti manifestazioni di piazza. Obama concesse sì il mega prestito, ma voleva strutture credibili, e quindi totalmente autonome da altri organi ucraini, per controllare come venisse impiegato il fiume di miliardi di dollari man mano traghettati dal suo vice Biden.
Ci vorrà comunque un po’ di tempo per far marciare alcune novità introdotte con la nuova legge. Questa infatti contiene delle novità, presentate da Zelensky come “garanzie aggiuntive” per tutelare il sistema giudiziario da influenze esterne: in pratica, da “influenze russe”.
La novità più rilevante, ma anche la più dibattuta e causa di ilarità sui social, è l’adozione di test periodici con “la macchina della verità”, nota anche come poligrafo, non solo per il personale degli organi impegnati nella lotta alla corruzione, ma anche per quello di alcune forze di sicurezza che hanno accesso ai segreti di Stato. Tutti questi funzionari dovranno sottoporsi almeno ogni due anni a un controllo col poligrafo per individuare eventuali contatti o attività al servizio di Mosca.
Entro un mese il governo deve varare le norme attuative riguardo i controlli con la “macchina della verità” ed entro sei mesi, il Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU) dovrà avere passato al setaccio del poligrafo tutto il personale del NABU, della SAPO, dell’Ufficio del Procuratore Generale, dell’Ufficio per la Sicurezza Economica (BEB) e di altri enti importanti. Poiché controlli di questo tipo erano già in vigore da tempo per alcuni organi, la loro estensione appare più che altro un contentino per l’opinione pubblica. Oltre che per le attente autorità dell’Unione Europea.
La Casa Bianca aveva preteso e ottenuto organi di controllo sull’uso dei suoi miliardi di dollari in prestito, e nel mirino degli investigatori della NABU c’è finito il vice primo ministro Oleksiy Chernyshov, al centro di un caso di mega corruzione che Zelensky e il fido Andrij Yermak, produttore cinematografico nominato capo dell’Ufficio del Presidente, hanno cercato in tutti i modi di insabbiare. E ci sono finiti anche i ricchi appalti per i droni, venduti allo Stato a prezzi gonfiati da imprese di fiducia dello stesso Yermak e di Timur Mindich, vecchio amico di Zelensky. I due investigatori che indagavano su Mindich sono stati arrestati e di loro non si sa più nulla.
Dal 2016 a oggi i parlamentari imputati in procedimenti penali condotti da NBU sono 71 sul totale di 400. Una percentuale superiore al 15%. In quanto ai funzionari, nello stesso periodo ci sono state 251 condanne definitive su 338 imputati. Nei primi sei mesi dell’anno in corso le condanne sono state 45 su un totale di 62 indagati.
Durante la presidenza di Petro Poroshenko, predecessore di Zelensky, finirono indagati il capo del Servizio fiscale, Roman Nasirov, il suo stretto collaboratore Nikolai Martynenko e l’ex vicesegretario del Consiglio di sicurezza, Oleg Gladkovsky, accusato di lucrare gonfiando i prezzi dei camion militari. Per bloccare l’inchiesta l’allora procuratore generale pubblicò i nomi di tutti gli investigatori segreti di NABU, espediente che mandò in malora decine di inchieste.
Dal 2019 al 2022 il NABU è stato inattivo perché Zelensky aveva bloccato la nomina del vincitore del concorso internazionale a procuratore della SAPO. Per sbloccare la situazione gli USA e l’UE hanno dovuto minacciare il taglio delle sovvenzioni.
Rimesso in funzione, NABU ha messo sotto indagini Andriy Smirnov, capo dei Monopoli e vice di Yermak, e ha iniziato controlli su uomini vicinissimi a Zelensky come Kirill Timoshenko , ma è stato l’arresto per maxi frode immobiliare di Chernyshov che ha indispettito oltremodo Zelensky.
Quando è scoppiato il caso dei droni venduti alla forze armate a prezzi gonfiati da imprese di fiducia di Mindich e Yermak il presidente ha deciso che la misura era colma. Al parlamento venne presentato un progetto di legge per azzerare le inchieste in corso impedendo qualsiasi controllo per l’industria delle armi.
Poiché si era alla vigilia della conferenza a Roma sulla ricostruzione dell’Ucraina, i governi europei sono rimasti zitti. Cosa che Zelensky ha interpretato come implicito disco verde per la legge in discussione, tanto che nel giro di tre giorni l’ha fatta approvare e resa esecutiva.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha protestato con una telefonata. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha telefonato anche lei a Zelensky chiedendo chiarimenti immediati e specificando che “sullo Stato di diritto non può esserci compromesso”. Concetto in seguito ribadito pubblicamente dalla Commissione, che ha minacciato di sospendere aiuti per 1,5 miliardi di euro, e dagli ambasciatori del G7 a Kiev.
Che l’approvazione delle nuova legge non abbia tranquillizzato molto le autorità di Bruxelles lo ha chiarito anche Guillaume Mercier, portavoce della Commissione europea: rispondendo all’emittente radiotelevisiva pubblica ucraina Suspilne Novyny, ha confermato che il nuovo testo di legge “risolve i problemi chiave legati all’indipendenza del NABU e della SAPO”, ma ha voluto precisare che “questa non è ancora la fine del processo. Per l’adesione all’UE servono sforzi continui nell’assicurare un’efficace lotta alla corruzione e il rispetto dello Stato di diritto”.
Insomma, a parte le chiacchiere la strada verso l’Europa richiede coerenza e trasparenza, e ogni deviazione sarà scrutata e, se necessario, punita con fermezza.
A costringere Zelensky a cestinare la nuova legge e tornare a quella precedente sono state le grandi manifestazioni di protesta. Che se fossero proseguite avrebbero distrutto anche all’estero la sua immagine credibilità.
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