Cop29, respinta ipotesi di aiuti per 300 miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo
- Postato il 23 novembre 2024
- Di Tgcom24
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Cop29, respinta ipotesi di aiuti per 300 miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo
Alla Cop29 di Baku i Paesi ricchi provano a chiudere l'accordo sul fondo di aiuti climatici, alzando l'offerta a 300 miliardi di dollari all'anno dal 2035. Ma ai paesi più poveri sembrano ancora troppo pochi: così lasciano il tavolo delle trattative, anche se non escono dal negoziato. La situazione è confusa, le riunioni si susseguono e viene però fissata una nuova assemblea plenaria. La Cop29 doveva chiudersi venerdì ma le trattative proseguono. L'assemblea plenaria della Cop29 di Baku ha invece approvato le norme per il mercato internazionale delle emissioni di carbonio, previsto all'articolo 6 dell'Accordo di Parigi. Si tratta di un meccanismo simile a quello dell'Ets europeo. La sua istituzione era il secondo dossier più importante della Cop29, dopo la finanza climatica.
Pichetto: si continua a mediare per obiettivi condivisi "A Baku si continua a mediare per portare Cop29 verso obiettivi condivisi. L'Italia c'è". Lo afferma il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin in occasione dell'avvio della plenaria al vertice mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. La prima bozza di accordo finale sulla finanza climatica da 250 miliardi di dollari all'anno presentata ieri è stata oggetto di modifiche dal momento che era stata ritenuta non accettabile dai Paesi in via di sviluppo. Le risorse sono infatti i contributi che i Paesi industrializzati mettono a disposizione dei Paesi poveri per l'adattamento ai cambiamenti climatici, la decarbonizzazione, la transizione energetica verso le energie rinnovabili, e una crescita sostenibile. Oggi anche la bozza da 300 miliardi di dollari all'anno è stata rifiutata. La 29esima Conferenza delle parti si sarebbe dovuta chiudere ufficialmente ieri. Al momento non c'è ancora un'intesa. Il rischio è che non si raggiungano i voti necessari, in ambito Onu, per l'approvazione del testo.
La richiesta dei Paesi emergenti è di 1.300 miliardi di dollari I Paesi emergenti e in via di sviluppo del G77+Cina chiedono 1.300 miliardi di dollari all'anno dal 2025, prevalentemente in contributi pubblici a fondo perduto, e sostengono che non si possa scendere sotto 300 miliardi all'anno dal 2030 e 390 dal 2035 (le cifre minime di aiuti indicate da uno studio di consulenti della Cop). Oggi i paesi sviluppati hanno provato ad alzare l'offerta, arrivando a 300 miliardi. In più, hanno precisato nella bozza che i paesi in via di sviluppo possono erogare aiuti, ma non hanno alcun obbligo, e i loro soldi non rientrano nel conteggio dei 300 miliardi.
Il nodo della Cina Quella del "non obbligo" è un modo per accontentare la Cina, che per l'Onu risulta ancora paese in via di sviluppo: Pechino vuole erogare i suoi aiuti senza avere vincoli. La bozza accontenta anche l'Arabia Saudita, perché non aumenta gli impegni di decarbonizzazione rispetto a quanto deciso l'anno scorso alla Cop28 di Dubai. La Ue ha dovuto cedere su questo, come pure su diritti umani e delle donne, citati in modo generico.
Ma il gruppo dei paesi meno sviluppati (Ldc) e quello dei piccoli stati insulari (Aosis) hanno bocciato anche questa proposta. "Siamo temporaneamente usciti, ma rimaniamo interessati nei negoziati finché non otteniamo un accordo equo", ha scritto su X Jiwoh Emmanuel Abdulahi, ministro dell'Ambiente e del cambiamento climatico della Sierra Leone. Cedric Schuster, presidente dell'Alleanza dei piccoli stati insulari (Aosis), in un comunicato ha detto che "siamo usciti dalle discussioni in stallo sull'Ncgg (l'obiettivo di finanza climatica, n.d.r.), che non stava offrendo alcun progresso. Ci siamo ritrovati continuamente insultati dalla mancanza di inclusione, le nostre richieste sono state ignorate".
Greta Thumberg: "Un altro fallimento" "Un'altra Cop sta fallendo - ha commentato Greta Thunberg su X -. La bozza attuale è un completo disastro". Più ottimista l'inviato americano sul clima, John Podesta: "Spero che sia la tempesta prima della calma".
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