“Convivo con gli apparecchi acustici per l’ipoacusia, li consiglierei a chiunque fa musica ed ha questo problema ma non lo vuole ammettere”: così Caparezza

  • Postato il 31 ottobre 2025
  • Musica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“È un incubo vivere in un mondo che è l’esatto opposto di quello che immaginavo quando avevo 20 anni”, ha detto Caparezza, in occasione dell’uscita del suo nono disco, “Orbit Orbit”. L’artista pugliese ha parlato di una realtà dominata da “una guerra dietro casa, dal colonialismo e dal genocidio. Tutte cose che inaspriscono l’essere umano e che ci ‘abituano’ a dei soldati che mentre commettono atrocità, ridono, scherzano e fanno dei balletti”. Con “Orbit Orbit”, accompagnato dall’omonimo comic book, il rapper ha presentato una nuova opera che esalta le sue due anime: quella di musicista e quella di appassionato e sceneggiatore di fumetti. Il disco (più che mai considerabile come “concept album”) è nato da una crisi fisica e identitaria, ora superata.

A riaccendere la scintilla è stato il fumetto e, soprattutto, l’esperienza vissuta dal cantante a Lucca Comics & Games, quattro anni fa, per presentare la copertina variant dell’album “Exuvia”. Dopo un periodo di disincanto, in Caparezza è cresciuta la voglia di creare un fumetto, seguito da un disco a quest’ultimo ispirato. Il comic book, in 14 capitoli, ripercorre l’immaginario di Caparezza per poi tradurlo in musica. “14” è anche il numero delle tracce presenti nel nuovo disco. I due binari creativi si parlano ed alimentano a vicenda. L’ideale, secondo quanto consigliato da Caparezza, sarebbe leggere un capitolo del fumetto per poi ascoltare la prima traccia dell’album. E così dicendo. Tuttavia, sottolinea sempre l’artista, “è possibile fruire a proprio piacimento delle opere”. Una non esclude l’altra, anzi si sovrappongono. Sono due “fratelli con vita propria” che, però, si parlano.

Dopo aver cantato nei precedenti dischi di prigionia (“Prisoner 709”, 2017) e di fuga (“Exuvia”, 2021), Caparezza racconta oggi la sua visione di libertà, che parte dall’immaginazione. “Tutte le altre libertà al di fuori dell’immaginazione hanno delle contraddizioni. Siamo schiavi del sole, della gravità, della fame”.

“L’ACUFENE È IL MIO COMPAGNO DI VITA”

“È nato prima il fumetto perché quando è uscito ‘Exuvia’ avevo l’acufene, che è tutt’ora presente. Oramai è il mio compagno di vita. Ma ora si è aggiunta anche l’ipoacusia (riduzione o perdita dell’udito, ndr). È una cosa che accade tantissimo nel mondo della musica e, prima o poi, la vita ti presenta il conto. È stato per me un periodo di stop. Tutta la mia vita mi è sembrata un percorso che mi portasse a fare musica. Poi sono arrivati questi stop e allora non capivo più che stessi facendo. Non mi rendeva più felice fare musica ed ascoltare dischi. Avevo paura che, sentendoli a volume sostenuto, potessi ancor di più perdere l’udito. Non ho più avuto la sensazione di dire ‘la musica è la mia vita’”, ha detto Caparezza.

Ho questa perversione di iniziare un disco dall’ultima traccia dell’album precedente e, siccome nell’ultimo brano dello scorso progetto uscivo dal bosco, il fumetto parte proprio da me che ci esco e vado nel backstage di un concerto. Tutti sanno che sono Caparezza in questo backstage tranne che io. Mi richiudo in un camerino e svengo. Da qui parte una storia nel binario della realtà, ovvero di me che sono svenuto. Ma anche nel binario della fantasia, dove divento un cosmonauta. Tutto ciò che accade nel mondo reale, lo percepisco anche nell’altra dimensione. Ad esempio, se vibra un cellulare nella roulotte, si scatena un terremoto in un altro pianeta. Il riferimento è alla ‘space music’ (spesso ispirata all’universo ed al cosmo, ndr), ovvero i gruppi che si travestivano da alieni, che amavo da bambino, come i Rockets ed I signori della galassia. In maniera omogena, sono andato a pescare da quei suoni elettronici”.

Il disco si apre con “Fluttuo, orbito” dove Caparezza, in veste di cosmonauta, arriva in un pianeta arido, che è la manifestazione del suo disincanto. Incontra un gruppo di spiriti che chiedono di essere salvati. Qui l’artista, metaforicamente, lascia “una sfera dove siamo 8 miliardi e uno”, per cercare “profondità, per questo vado in alto (…). Fluttuo su guerre, su pace. Su quiete, su faide. Su haters, su likers (…)”, dice il rapper nel testo. Ogni brano ha almeno un riferimento al mondo dei fumetti. Ad esempio, nella seconda canzone, “Il pianeta delle idee”, è stato citato “Galaxy Express 999”. In “Io sono il viaggio”, primo e unico singolo estratto pubblicato lo scorso 9 ottobre, si ha un primo assaggio della figura di Darktar, un personaggio immaginario che rappresenta, per Caparezza, la sindrome dell’impostore, la negatività.

“UN FUMETTO HA SALVATO LA MIA VITA”

“Darktar”, che è anche il titolo del quarto brano, appiccica addosso alle persone la negatività. È l’antieroe della storia e Caparezza, nel testo, canta nei panni di Darktar. “A comic book saved my life” (“Un fumetto ha salvato la mia vita”) è un brano molto intimo che snocciola il rapporto tra l’artista ed i fumetti. Caparezza lo fa suddividendo la canzone in tre strofe. La prima in cui tira fuori il suo passato tra bulli (“Vado dritto per la mia strada tra bulli e cazzotti”), sogni (“Cosa farò da grande? Fumettista d’Apulia!”) e certezze (“Traboccano tanti dubbi ma so che ogni vignetta salva dai guai”). La strofa centrale racconta che “grazie al fumetto scopro musica che ben presto si prenderà tutto lo spazio senza permesso” e, quella conclusiva, parla del periodo buio del rapper, dopo “Exuvia”. “Mi sveglio con pensieri macabri, affanno, sudando. Nel letto immagino una corda sul ramo più alto”, dice nel brano Caparezza.

La sesta canzone, “Il banditore” era l’unica “coperta” nella tracklist rivelata da Caparezza sul proprio profilo Instagram. Il titolo era nascosto da una matita. Oggetto “in grado di farmi tornare di buon umore”, ha rivelato il rapper. Il testo, prevalentemente onomatopeico, è un inno di battaglia dei fumettisti. “Il banditore” è il primo brano venuto in mente a Caparezza e ricorda molto, a livello stilistico (accantonando totalmente la componente politico-propagandistica), alcune poesie del futurismo.

In “Autovorbit” Caparezza rimane inerme dinanzi alla “cattiveria dei fumettisti” nel compiere la battaglia. Non una battaglia morale, culturale. Il conflitto è sfociato in violenza, specchio della nostra società. L’artista, nel brano, non si capacita di come il pubblico, costantemente, gli chieda di tornare ad essere “quello di una volta”. Ma, nel disco, “non c’è neanche più la mia voce ‘caparezziana’ fastidiosa che adottavo per scuotere lo spettatore”, ha aggiunto Caparezza. “Tutti che mi chiedono: ‘Ma quando torni?’ Sto davanti ai loro occhi ma fanno gli orbi”, canta Caparezza. E ancora: “A furia di passi indietro tocchiamo la forca. Fino al duce che diceva: Indietro non si torna! (…). Fino a prima del divorzio, del voto alle donne (…). Torna l’età della clava e degli ignoranti, mi danno la nausea come i tornanti”. “Curiosity (oltre il bagliore)” è un inno alla scienza, sia recitato che cantato. “E c’è un capo spirituale di questa setta immaginaria che continua a dire ‘c’è scritto, c’è scritto’. Come se tutto ciò che fosse scritto sul libro sacro fosse legge”, ha spiegato Caparezza.

“DOPO AVER PERSO LA BUSSOLA ORA SO CHI SONO”

“Gli occhi della mente” presenta il sample di “Delirio” di Gianni Morandi. Qui il rapper barese racconta, in modo molto intimo, il lato negativo dell’immaginazione ed evidenzia le criticità nel valersi di “testi sacri per giustificare uno sterminio”. Il decimo brano, “Come la musica elettronica”, sempre scrupolosamente correlato col fumetto, parla di razionalizzare il tempo che scorre. Accantonare, per fare un esempio, l’ossessione di eterna giovinezza presente in Dorian Gray, cercando “di spiegare che ringiovanire non è sempre qualcosa di positivo”. “’The NDE’ è l’esperienza premorte. Il corpo è la mia musica e io sono lo spirito che osserva il corpo senza vita”. In “’Pathosfera’, luogo dove degli asteroidi mettono in pericolo la mia astronave”, Caparezza ha parlato di un odierno “problema sociale. Quello che accade nei commenti, sui social, ha raggiunto un livello di violenza da cui è difficile tornare indietro. Noto che, pur di non farsi attaccare dall’altro, si faccia finta che queste cose siano semplicemente ‘frustrazioni’. E quindi si diventa impermeabili, si cerca di non leggere i commenti. E se ci abituiamo a questo creiamo un nuovo standard. Dobbiamo assorbire le cose negative, perché se ci anestetizziamo non riusciremo nemmeno a riconoscere quelle positive”, ha dichiarato il rapper.

In “Cosmonaufrago” un asteroide spacca in due l’astronave e, Caparezza, ritorna sulla terra, riflettendo sulla libertà. “Casa è una cella. Chiesa è una cella. L’amore è una cella. L’odio è una cella. Testa è una cella”. Il disco termina con “Perlificat” che, oltre ad essere l’ultima traccia, rappresenta per l’artista pugliese la chiusura di un cerchio. Dalla crisi personale dei due album precedenti, al risveglio, alla consapevolezza. Il “sapere chi sono dopo che, inizialmente ‘avevo perso la bussola’”, ha proseguito Caparezza che ha più volte tenuto a sottolineare che “Orbit Orbit” è “un disco concepito con spirito positivo. Concludo l’album con un’orchestra di 74 elementi, solo per questo pezzo”. L’invito del rapper è quello di “perlificare”. “La realtà è stata il batterio. Il non capirla, il sentirmi dissociato. Nel disco anestetizzo questa realtà attraverso i mondi raccontati. Non ci sarebbe la perla se non ci fosse questa reazione alla realtà”.

Le conclusioni di Caparezza: “Oramai convivo con gli apparecchi acustici. Li consiglierei a chiunque fa musica ed ha questo problema ma non lo vuole ammettere. Sentivo di voler fare un disco onesto, che aderisse alla mia età. Non ho scimmiottato la gioventù di oggi, ma ho portato una mia visione. Ho fatto emergere una parte emotiva che, negli anni scorsi, coi giochi di parole, era stata un po’ nascosta. Mi sono confrontato con il rap da cinquantenne. C’è una categoria di persone della mia età che si sforzano nel farsi piacere le cose. Ma non ti puoi ingannare. È difficile che una persona della mia età s’immedesimi in un linguaggio di un ragazzo molto giovane. Lo può comprendere ma non sta parlando a me”, ha terminato il rapper pugliese che, dopo 4 anni di attesa dall’ultimo tour, tornerà live nel 2026, con oltre 20 date, da giugno a settembre. Caparezza partirà il 26 giugno 2026 dal Rock in Roma, per poi concludere il 5 settembre alla Reggia di Caserta.

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Il Fatto Quotidiano

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