“Contrario all’accordo di pace per Gaza, voterò contro”: l’estrema destra del ministro israeliano Smotrich attacca il piano di Trump

  • Postato il 9 ottobre 2025
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“C’è grande paura delle conseguenze dello svuotamento delle prigioni e del rilascio della prossima generazione di leader del terrore, che farà di tutto per continuare a versare fiumi di sangue ebraico, Dio non voglia. Solo per questo motivo, non possiamo unirci a festeggiamenti miopi o votare a favore dell’accordo”. Mentre Israele, in particolare le famiglie degli ostaggi, e i palestinesi accolgono con favore l’intesa sul piano di pace, a reagire in senso contrario è il ministro delle Finanze ed esponente dell’estrema destra israeliana, Bezalel Smotrich, che ha fatto sapere non voterà a favore dell’accordo sulla base del piano in 20 punti proposto da Donald Trump. Smotrich, insieme al ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, compone l’ala più estremista dell’esecutivo guidato da Netanyahu. La sua è una reazione ampiamente annunciata: già nei giorni scorsi, quando le parti erano al lavoro per finalizzare il testo, era chiaro che i due esponenti nazionalisti si sarebbero detti contrari. In ogni caso, il via libera rinsalda Netanyahu e l’eventuale estromissione dal governo dell’estrema destra verrebbe compensata dal sostegno dell’opposizione. Da non dimenticare, poi, l’incoraggiamento del presidente israeliano Herzog, che già nei giorni scorsi aveva dichiarato di considerare l’ipotesi della grazia per il premier nel processo per corruzione (è imputato per tre casi, ma nega qualsiasi illecito e sostiene che tutte le accuse siano state inventate durante un colpo di stato politico guidato dalla polizia e dalla procura di Stato, ndr). Di fatto, un’offerta di garanzie al capo del governo.

Per quanto Smotrich abbia dichiarato di non volere sottoscrivere l’accordo, ha comunque detto di vivere emozioni “contrastanti”. “Immensa gioia per il ritorno di tutti i nostri fratelli rapiti! Grande paura delle conseguenze dello svuotamento delle prigioni e del rilascio della prossima generazione di leader del terrore, che farà di tutto per continuare a versare fiumi di sangue ebraico, Dio non voglia”, scrive su X. Smotrich aggiunge che non bisogna tornare alla “via di Oslo” (gli accordi del 1993 che hanno portato all’istituzione dell’Autorità nazionale palestinese) e alle idee “sbagliate del 6 ottobre”. “Non si diventi nuovamente dipendenti da una calma artificiale, da abbracci diplomatici e cerimonie sorridenti, ipotecando il futuro e pagando prezzi orribili”, conclude. Sul fronte palestinese, invece, il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, esprime soddisfazione: accoglie “con favore” l’intesa ed “esprime la speranza che questi sforzi possano fungere da preludio al raggiungimento di una soluzione politica sostenibile che ponga fine all’occupazione israeliana e porti alla creazione di uno Stato palestinese lungo i confini del 4 giugno 1967“. Abbas ringrazia il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e tutti i mediatori, “offrendo loro aiuto per garantire il successo dell’accordo” e sottolinea l’importanza che tutte le parti “si impegnino rapidamente a firmare l’accordo e a rilasciare tutti gli ostaggi e i prigionieri”.

Alla creazione dello Stato palestinese si oppongono da sempre con intransigenza l’estrema destra israeliana e il governo Netanyahu, che peraltro finora hanno sostenuto una massiccia espansione dei coloni in Cisgiordania. A fine maggio, oltre a riconoscere gli insediamenti illegali già esistenti, Netanyahu aveva dato il via libera anche alla costruzione di nuovi centri, proprio per impedire “la creazione di uno Stato palestinese“. “Il governo israeliano – aveva commentato Lior Amihai, direttore di Peace Now – non finge più il contrario: l’annessione dei territori occupati e l’espansione degli insediamenti sono il suo obiettivo principale”. Un’occupazione festeggiata ad agosto dal premier e dai coloni, seduti insieme a cena mentre fuori, nelle strade di Israele, 350mila persone chiedevano la fine della guerra a Gaza.

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