Conto corrente, come evitare penali per la chiusura: non farti trovare impreparato
- Postato il 16 giugno 2025
- Economia
- Di Blitz
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Come evitare penali per la chiusura del conto corrente in banca? Attenzione a questi casi: non devi versare un euro.
Chiudere un conto corrente è un diritto fondamentale di ogni correntista, garantito dalla normativa italiana senza l’applicazione di penali, a patto di rispettare alcune procedure essenziali.
L’operazione di chiusura, infatti, non solo è libera da oneri ingiustificati, ma deve essere gestita dalla banca con trasparenza e nel rispetto dei tempi previsti, a tutela del cliente.
Conto correnti: evita le penali per la chiusura
Secondo l’articolo 120 bis del Testo Unico Bancario (D.Lgs. 385/1993), il correntista può recedere dal contratto di conto corrente in qualsiasi momento, senza dover pagare penali e sostenendo soltanto le spese proporzionate ai servizi effettivamente utilizzati. A integrare questa disposizione vi sono le norme di trasparenza emanate dalla Banca d’Italia, che obbligano gli istituti di credito a fornire informazioni chiare, precise e tempestive ai clienti. Queste regole si applicano indistintamente ai conti tradizionali e a quelli digitali, senza che vi siano differenze tra filiali fisiche e piattaforme online.
La banca non può ostacolare la chiusura del conto con ritardi ingiustificati, costi aggiuntivi non motivati o richieste documentali sproporzionate. L’operazione deve essere eseguita in modo celere e senza condizioni vessatorie. Per avviare la chiusura, il cliente deve presentare una comunicazione scritta nella quale esprime chiaramente la volontà di recedere dal contratto. Tale richiesta può essere inoltrata di persona allo sportello, tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, attraverso la posta elettronica certificata (PEC) o mediante i canali digitali messi a disposizione dall’istituto bancario.
È fondamentale restituire contestualmente tutti gli strumenti di pagamento collegati al conto, come carte di debito, carte di credito e carnet di assegni, per evitare addebiti post-chiusura. Inoltre, è consigliabile indicare un IBAN alternativo per il trasferimento di eventuali fondi residui oppure richiedere l’erogazione tramite assegno circolare o contanti. Nel caso di conto cointestato, la domanda deve essere firmata da tutti i titolari, salvo diversa previsione contrattuale che consenta operazioni disgiunte.

Prima di chiudere il conto, è importante controllare la presenza di eventuali addebiti ricorrenti, come le domiciliazioni per pagamenti di utenze, e accrediti periodici, quali stipendio o pensione, oltre a verificare la presenza di servizi collegati come carte revolving o dossier titoli. Trasferire o disattivare tempestivamente tali servizi evita ritardi o disservizi. Un aspetto delicato riguarda la possibilità di chiudere un conto in rosso. La banca non può rifiutare la chiusura per un saldo negativo, ma questo non estingue il debito residuo. Le somme dovute, comprensive di interessi e spese, diventano immediatamente esigibili e la banca può intraprendere azioni di recupero credito, fino a segnalazioni nei registri dei cattivi pagatori o azioni legali.
È quindi consigliabile regolarizzare la posizione debitoria prima di procedere alla chiusura. Una volta ricevuta la richiesta, la banca ha l’obbligo di chiudere il conto entro un termine ragionevole, generalmente entro 15 giorni lavorativi. Eventuali ritardi devono essere motivati in modo concreto; altrimenti si configurano come inadempimenti contrattuali, con possibilità di ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF). La chiusura del conto deve avvenire senza costi aggiuntivi per il cliente, fatta eccezione per le spese effettivamente maturate fino alla data del recesso. La banca deve inoltre consegnare un documento riepilogativo che attesti la situazione contabile finale, gli ultimi movimenti e le competenze maturate.
Il cliente, da parte sua, deve conservare copia della richiesta di chiusura, l’estratto conto finale (detto anche “estratto conto di scalare”) e ogni documentazione utile a dimostrare l’avvenuta chiusura. Anche dopo la chiusura, è possibile richiedere documenti relativi alle operazioni degli ultimi dieci anni, sebbene la banca possa applicare costi per ricerca e riproduzione. Se al momento della chiusura il conto presenta un saldo positivo, il cliente ha diritto a ritirare le somme disponibili, anche in contanti. La banca non può opporsi a questa richiesta, nemmeno se l’importo è elevato. Per una maggiore tracciabilità, tuttavia, è consigliabile effettuare un bonifico verso un altro conto intestato al cliente.
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