Continuità con Francesco sui temi, ma discontinuità nei simboli: che Papa sarà Leone XIV – L’analisi del suo discorso
- Postato il 8 maggio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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“La pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi!”. Sono state queste le prime parole di Robert Francis Prevost, il successore di Papa Francesco, che ha scelto il nome di Leone XIV. Agostiniano, 69 anni, nato a Chicago, appassionato di tennis, già prefetto del Dicastero per i vescovi, il nuovo vescovo di Roma ha scelto di richiamarsi al Pontefice della Rerum novarum, l’enciclica che, nel 1891, diede avvio alla dottrina sociale della Chiesa cattolica. Eletto alla quarta votazione, come Benedetto XVI nel 2005, la fumata bianca è arrivata alle 18.07 e l’annuncio, fatto dal cardinale protodiacono Dominique Mamberti, è avvenuto alle 19.13.
“Questa – ha affermato Leone XIV – è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente. Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediva Roma! Il Papa che benediva Roma dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dar seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto, senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di lui come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Grazie a Papa Francesco!”.
Visibilmente commosso sulla loggia centrale della Basilica Vaticana, Prevost, più che un semplice saluto, ha fatto un lungo discorso programmatico. Leone XIV leggeva il testo che aveva scritto a mano su alcuni fogli pochi minuti prima di affacciarsi da quello stesso luogo dove Francesco, la domenica di Pasqua, aveva impartito per l’ultima volta la benedizione Urbi et Orbi. “Voglio ringraziare – ha affermato Prevost – anche tutti i confratelli cardinali che hanno scelto me per essere successore di Pietro e camminare insieme a voi, come Chiesa unita cercando sempre la pace, la giustizia, cercando sempre di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù Cristo, senza paura, per proclamare il Vangelo, per essere missionari. Sono un figlio di sant’Agostino, agostiniano, che ha detto: ‘Con voi sono cristiano e per voi vescovo’. In questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato”.
Un saluto speciale lo ha voluto subito rivolgere alla Chiesa di Roma: “Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta a ricevere come questa piazza con le braccia aperte. Tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, la nostra presenza, il dialogo e l’amore. E se mi permettete una parola, un saluto a tutti e in modo particolare alla mia cara diocesi di Chiclayo, in Perù, dove un popolo fedele ha accompagnato il suo vescovo, ha condiviso la sua fede e ha dato tanto, tanto per continuare ad essere Chiesa fedele di Gesù Cristo”. E ha concluso: “A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, di Italia, di tutto il mondo vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono”.
Leone XIV si è presentato al mondo vestito come prevede il protocollo papale, a differenza di ciò che fece dodici anni fa, nel 2013, Jorge Mario Bergoglio che si mostrò con la sola talare bianca e con la croce pettorale e l’anello episcopale di metallo che indossava dal 1992, ovvero da quando divenne vescovo ausiliare di Buenos Aires. Prevost, invece, sopra la talare bianca, indossava il rocchetto, la mozzetta rossa, la croce pettorale d’oro e la stola papale rossa con lo stemma della Santa Sede, ovvero la tiara e le chiavi decussate, e l’immagine dei quattro evangelisti. All’anulare destro portava ancora l’anello cardinalizio d’oro ricevuto da Francesco nel concistoro del 30 settembre 2023.
Bergoglio lo aveva chiamato a Roma, il 30 gennaio 2023, nominandolo prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Sempre Francesco, il 3 novembre 2014, lo aveva nominato vescovo, affidandogli la diocesi di Chiclayo, in Perù. Proprio recentemente, il 6 febbraio 2025, Bergoglio aveva espresso nei suoi confronti quello che a molti osservatori era subito sembrato un segno di predilezione: la promozione all’ordine dei cardinali vescovi, assegnandogli il titolo della Chiesa suburbicaria di Albano.
Con l’elezione di Prevost, termina la Sede Vacante durata appena 17 giorni. La sua scelta rapida dimostra un’unità straordinaria da parte dei 133 cardinali elettori che hanno raggiunto subito una convergenza nonostante la maggioranza richiesta fosse di 89 voti, il quorum più alto della storia. La risposta eloquente a chi parlava di divisione e lotte intestine all’interno della Chiesa cattolica e di violente recriminazioni per il pontificato di Francesco. Leone XIV, infatti, si è posto da subito in continuità pastorale con Bergoglio. Uno statunitense anti Donald Trump che non farà sconti all’inquilino della Casa Bianca, soprattutto sul tema dei migranti.
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