Continua la polemica sugli asili nido della provincia. Una famiglia: “Situazione agghiacciante”

  • Postato il 25 giugno 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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Asili nido generica

Savona. “Vogliamo segnalare l’agghiacciante situazione circa i nidi della provincia e la completa assenza di supporto sociale per i giovani genitori lavoratori”. Con queste parole la dottoressa Ilaria Lagorio, insieme a suo marito Alessandro Russo, anche lui medico, vogliono lanciare un grido d’allarme. I due medici sono genitori di una bimba di tre mesi, nata lo scorso marzo.

“Conoscendo l’enorme difficoltà in materia, a pochissimi giorni dalla nascita di nostra figlia, abbiamo perfezionato la richiesta di iscrizione ai nidi dei comuni di Savona e Spotorno. Tuttavia, essendo nostra figlia residente a Bergeggi, comune sprovvisto di nido e ludoteca, è risultata non ammessa in tutte le strutture”, aggiungono.

“La richiesta in questi due comuni è stata dettata da motivi logistici, infatti, il raggiungimento dell’asilo deve essere fattibile per entrambi e compatibile con l’orario di ingresso previsto dai nostri turni di lavoro”, spiegano i neo genitori.

“Non possiamo fare riferimento ai nonni in quanto due lavorano ancora e gli altri due sono residenti a Pozzuoli. Inoltre, presso le due aziende ospedaliere dove lavoriamo non è disponibile un nido aziendale (contrariamente a quanto accade in molti ospedali), cosa al quanto paradossale vista la percentuale di donne impiegate in ambito sanitario”, sottolineano.

“Abbiamo inoltre interloquito con i servizi sociali dei comuni di Spotorno e Savona, chiedendo l’ammissione in deroga di nostra figlia. Infatti, per quanto non esista un obbligo da parte dei comuni limitrofi di accogliere nostra figlia, esiste invece il diritto all’educazione fin dalla prima infanzia come sancito dal Decreto Legislativo n. 65/2017, che al momento a nostra figlia, come ad altri, viene negato – aggiungono – le risposte informali e per telefono ottenute dalle amministrazioni di Spotorno e Savona in questi giorni sono state quelle di “arrangiarci”, non garantendo di fatto il diritto di cui sopra a nostra figlia o costringendo uno dei due genitori a rinunciare al proprio lavoro”.

I mesi di congedo facoltativo infatti non sono infiniti: 1 mese al 100%, due all’80%, ed i restanti 9 mesi al 30%: “Che comunque non sarebbero sufficienti a coprire fino ai 3 anni di nostra figlia”, spiegano.

”Sottolineo che, per altro, per cercare di ovviare al problema io abbia scelto di mia volontà di lavorare fino al 9 mese di gravidanza (ultima timbratura 8 marzo, data del parto 20 marzo) consapevole della completa assenza del tessuto sociale e nonostante il lavoro non poco stressante – afferma la dottoressa – di fatto, oltre a negare a nostra figlia il diritto di andare al nido come accade per altri bambini, le amministrazioni costringono noi a rimanere a casa con un’importante danno economico (30% e aspettativa) cosa alquanto paradossale vista la tanto lamentata carenza di personale medico nelle strutture pubbliche. A quanto pare, quando anche si trova qualcuno volenteroso di lavorare, l’assenza di strutture sociali di fatto impedisce un rapido reintegro”.

“Riteniamo sia paradossale la totale assenza di strutture per la prima infanzia in un mondo in cui sempre più donne lavorano, si fanno sempre meno bambini (capisco il perché) e i nonni non possono essere più un riferimento visto l’aumento dell’età pensionabile. Troviamo assurda la risposta che abbiamo ricevuto e che le amministrazioni di fatto costringano uno dei pochi giovani medici della zona a rinunciare al proprio lavoro, rifiutando l’ammissione di nostra figlia. Per altro in tutto questo sono anche carenti eventuali strutture private cui riferirsi, per non parlare della difficoltà nel reperire una babysitter affidabile e disponibile 12 ore al giorno e tutti i giorni e che possa occuparsi di una bambina di soli 9 mesi”, concludono.

La redazione di IVG ha contattato i diversi soggetti “presi in causa” per le spiegazioni del caso.

“Fino a qualche anno fa avevamo la convenzione per gli asili nido con alcuni Comuni adiacenti – spiega la sindaca di Bergeggi, Nicoletta Rebagliati da qualche anno questa convenzione non esiste più perché non c’è stata nessuna richiesta da parte degli utenti. Siamo a conoscenza comunque di questa situazione e abbiamo detto alla famiglia che siamo a disposizione per un aiuto”.

Anche l’Asl2 savonese conferma che non ci sono conversazioni tra l’Azienda e gli asili nido e che, al momento, non c’è in previsione di stipularli.

La redazione di IVG ha contattato anche il vicesindaco del Comune di Savona, Elisa Di Padova: “Dall’anno scorso con l’estensione dei posti abbiamo previsto l’inserimento anche di bimbi non residenti, che verranno chiamati non appena sarà esaurito l’elenco dei bimbi residenti – spiega – l’anno scorso siamo riusciti ad accoglierne molti. Facendo richiesta per gli asili nido di altre città rispetto a quella di residenza si passa dopo i bimbi residenti. Teniamo monitorata questa situazione, con lo scorrere delle graduatorie in luglio”.

“Alcuni mesi fa abbiamo iniziato un ragionamento con Asl2 per valutare la possibilità di convenzionare dei servizi o utilizzare altri strumenti – a partire per esempio dalla sezione primavera di Carando, anche per la sua prossimità all’ospedale San Paolo e all’alto numero di lavoratori e lavoratrici che potrebbero avere bisogno di servizi educativi. Da parte nostra c’è la piena disponibilità a riprendere i ragionamenti e portarli avanti”, conclude.

Autore
Il Vostro Giornale

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