Contabilità creativa per il Ponte: ci hanno sgamato, al massimo Salvini può offrire un cannolo ai siciliani
- Postato il 7 settembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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“Contabilità creativa”per il Ponte: è questa la perifrasi usata dell’ambasciatore americano riguardo l’intenzione del governo italiano, più che altro di Salvini, di utilizzare le spese del Ponte sullo Stretto di Messina ai fini dello stanziamento del 5% del PIL ai fini militari della Nato.
Accordo non formalizzato ma di fatto accettato, diciamo pure imposto, dai governi europei e quindi dall’Italia, anche in virtù del suo rapporto speciale, diciamo particolare, con gli Usa.
Trump su questo è stato irremovibile. L’asticella del 5% per noi italiani, e gli altri paesi Nato, serve a decontribuire la spesa militare americana senza deprimere l’economia Usa in fatto di apparato industriale militare, e soprattutto per ridurre il disavanzo commerciale.
La contabilità del ponte

Ma noi pseudo furbi italiani invece di dare i soldi alla Lockheed Martin per gli F-35 volevamo darli a Salini, dovrebbe costruire lui con We Build, per il fatidico Ponte sullo Stretto, fatto passare per infrastruttura strategico militare, come se dovessimo invadere le Eolie, o difenderci dai Turchi o dai Tunisini.
Certo cercare di favorire il maggior gruppo edilizio italiano fregando il più noto palazzinaro di New York non sembra una grande idea. Il Ponte dei sogni, del potenziale sviluppo economico della Sicilia, venduto come le torri di avvistamento dei pirati saraceni del secondo millennio.
Certo la trovata sembrava una genialata, ci esigeva pure dal tetto del disavanzo del patto di stabilità. L’idea deve essere stata di Giorgetti, in qualche serata passata a vedere il Southampton, avrà detto a Salvini che sghei non ce n’è, ma se proprio devo indebitarmi facciamo passare la spesa per armi, almeno a Bruxelles non mi guardano storto, come guardavano il grande Tremonti.
Ma dove sono i soldi ?
Ancora non si capisce dove stanno, nei capitoli di Bilancio dello Stato, sti famosi soldi per il Ponte dei Ponti. Finora i “piccioli” ce li hanno messi esclusivamente Regione Sicilia e Regione Calabria, a cui sono stati elegantemente sottratti i fondi per la Coesione, gli ex fondi Fas, per alimentare la Società ponte sullo Stretto, che deve darci il progetto esecutivo, ancora nessuno lo ha visto, oltre che vistato, con i computi del costo definitivo, che potrebbe essere un’iperbole come il costo del Mose.
Ma a parte i soldi delle due regioni dirimpettaie gli altri soldi dove sono? Vengono dal bilancio ordinario, da un mutuo BEI, da fondi PNRR riconvertiti, li mette Bezos che è venuto in vacanza in Sicilia e ci vuole tornare a piedi o in treno.
Sembra il terzo segreto di Fatima, forse dovremmo chiedere al Pontefice, anche lui come Trump americano, dove stanno i soldi per il Ponte.
Questo ponte sembra sempre di più l’immaginifico meme che ha invaso il web con il “cannolo” gigante a far da cavalcavia dello Stretto di Messina. Immagine potente e simbolica, in quanto i siciliani non solo amano il dolce ripieno di ricotta, ma prediligono “accannarsi” a qualcosa che li può irrorare, nel loro classico spirito di popolo suddito, in quanto “u cannolo” è in siciliano la cannula da cui esce l’acqua, che qui simboleggia una ipotetica ricchezza. Potrebbe essere un’idea promozionale per Salvini, se nelle more di trovare i miliardi per il Ponte volesse offrire un cannolo ad ogni siciliano con una decina di milioni spesi nella giusta pasticceria potrebbe ingraziarseli. In fondo noi isolani davanti ad una “guantiera” di cannoli perdoniamo chiunque.
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