Consultori, in Liguria persi 30 in dieci anni e sempre meno fondi
- Postato il 8 ottobre 2025
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- Di Genova24
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Genova. In nove anni la Liguria ha perso 30 consultori familiari, passando dai 74 del 2014 ai 44 del 2023, e a oggi la regione è inadempiente dal punto di vista del rapporto tra numero di strutture e abitanti (un consultorio ogni 20.000 abitanti): dovrebbero essere 75.
Consultori in Liguria, i numeri: uno ogni 34.264 residenti
Lo spaccato arriva dall’ultimo rapporto Uil, un’indagine congiunta del servizio Stato Sociale e del servizio Coesione e Territorio che evidenzia come la Liguria sia tra le regioni in cui sono stati chiusi più consultori a livello assoluto: prima della nostra regione ci sono la Toscana (67 consultori chiusi), il Veneto (64), la Campania (31) e il Piemonte (36).
A livello regionale, al 31 dicembre 2023, il rapporto minimo tra numero di strutture e abitanti era garantito soltanto in cinque Regioni: Val d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna, Umbria e Basilicata. La Liguria, evidenzia il rapporto, non ha mai garantito un numero attivo di consultori aperti rispetto alla popolazione dal 2014 a al 2023. A oggi c’è infatti un consultorio ogni 34.264 residenti.
Il nodo dei fondi: in Liguria solo l’1,08% ai consultori
Un altro grande problema è inoltre rappresentato dai fondi. Le strutture che resistono hanno poche risorse, visto che le Aziende Sanitarie Locali destinano ai consultori, in media, solo l’1% del budget assegnato all’assistenza distrettuale, con significative differenze territoriali. La nostra regione nel 202 ha destinato alla spesa per i consultori 19.269.216 di euro sugli 1.779.336.336 totale destinati all’assistenza distrettuale, e dunque poco meno del 2% (1,08%) dei fondi. In testa alla classifica c’è la provincia autonoma di Trento, che destina ai consultori il 2,03% dei fondi, l’ultima è invece la Lombardia con lo 0,47%.
La stragrande maggioranza dei fondi viene impiegata per la Asl 3 genovese (l’1,34 % del totale regionale). A Genova i consultori sono 16, distaccati in tutto il territorio, e nel corso di una commissione comunale dedicata di inizio settembre erano emerse diverse criticità, dalla carenza di personale al clima intimidatorio in cui spesso gli operatori devono garantire il servizio. L’assessora al Welfare Cristina Lodi aveva annunciato l’intenzione di potenziare il servizio riservato alla presa in carico di bambini e famiglie su input del tribunale, che ha una luna lista d’attesa, e l’arrivo di sette psicologi che dovrebbero rafforzare l’organico.
Il Pd: “Fotografia impietosa, servono finanziamenti”
“La fotografia scattata dall’indagine della UIL sui consultori familiari è impietosa – è il commento del consigliere regionale del Partito Democratico Simone D’Angelo – La chiusura di un consultorio non è la semplice perdita di un ambulatorio. Significa cancellare un punto di riferimento fondamentale per la salute della donna e la sua autodeterminazione, per il sostegno alla genitorialità e alle famiglie, per l’assistenza psicologica ai minori e per l’integrazione socio-sanitaria dei migranti. Significa indebolire la prevenzione, l’educazione sanitaria e la capacità del sistema di leggere i bisogni complessi delle comunità”.
“I risultati emersi sui consultori destano forte preoccupazione – aggiunge il consigliere regionale del Partito Democratico Roberto Arboscello – Da tempo abbiamo sollevato in consiglio regionale le necessità di sensibilizzare e informare i giovani sulla contraccezione e la sessualità, perché troppe adolescenti ricorrono alla pillola del giorno dopo in farmacia considerandola a tutti gli effetti un sistema di contraccezione ‘facile’ e ‘senza rischi’, invece che un rimedio estremo e che non può essere utilizzato usualmente e con leggerezza, perché ha degli effetti collaterali di cui spesso le giovani donne non sono consapevoli. Per questo avevamo chiesto alla Regione di sostenere delle campagne informative che passassero anche e soprattutto dai consultori che con la loro capillarità potessero arrivare a tutte e tutti. Nel frattempo purtroppo i consultori chiudono. In questo modo il rischio è un ‘fai da te’ che, quando si tratta di temi così delicati, avrebbe bisogno di supporto e sostegno, quello che da sempre danno i consultori, che negli anni anziché essere rafforzati sono stati depotenziati e svuotati”.