Consorzio mafioso lombardo, intercettazioni a S. Marco Argentano sulla “cupola”
- Postato il 25 ottobre 2025
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Consorzio mafioso lombardo, intercettazioni a S. Marco Argentano sulla “cupola”

Intercettazioni captate dalla Dda di Catanzaro a S. Marco Argentano versate nell’inchiesta di Milano sul consorzio mafioso lombardo
CATANZARO – «È come una specie di piovra. Questi che tengono i miliardi sono tutti clan di qua. Quelli che sono potenti sono i riggitani. C’è pure Michele Capano con Franco u’ Mutu. Ci sono tutte le famiglie dei riggitani e siciliani, di Napoli, ci sono i casalesi. E noi siamo amici con tutti. Siamo come la piovra. Hai visto come lo abbiamo trovato a quello?». Intercettazioni capate nel 2023 dalla Dda di Catanzaro confermerebbero l’esistenza di una “cupola” che riunisce le tre mafie in Lombardia. Mentre un super pentito catanese, William Alfonso Scerbo, sta facendo rivelazioni scottanti sul consorzio tra cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, nato nel 2019 in Lombardia per gestire il tesoro del boss Matteo Messina Denaro, spuntano, a riscontro, elementi di un’indagine condotta dalla Squadra Mobile di Cosenza.
IL BOSS MUTO E GLI “AMICI” DI RENDE
La Dda di Milano ha prodotto anche quelle intercettazioni tra le migliaia di pagine, composte da verbali di interrogatorio del pentito e riscontri investigativi, nel corso dell’udienza preliminare scaturita dall’inchiesta su una confederazione orizzontale di cosche delle tre mafie, operante nel Milanese e nel Varesotto. C’è anche un riferimento alla ‘ndrina di Cetraro capeggiato dal longevo boss di Cetraro, Franco Muto, e a non meglio identificati “amici di Rende”, in quelle intercettazioni. Pur essendo gli elementi d’indagine non connessi al fascicolo milanese, dall’inchiesta della Procura guidata da Salvatore Curcio verrebbe fuori la conferma del consorzio mafioso lombardo. E la pista porta sempre nel Trapanese, feudo dei Messina Denaro.
TRA S. MARCO ARGENTANO E CASTELVETRANO
I principali indagati nell’inchiesta calabrese, alcuni elementi della quale sono finiti al vaglio del gup di Milano, sono Domenico Artusi e Roberto Domenico Sarro, entrambi di San Marco Argentano, in provincia di Cosenza, che, a quanto pare, avevano rapporti con la famiglia Abilone originaria di Castelvetrano, la città di Messina Denaro, da tempo residente in provincia di Varese. Su questi rapporti farebbe luce una vicenda risalente al gennaio 2023, quando i due indagati cosentini sarebbero riusciti a ottenere da un dipendente di un ufficio postale di San Marco Argentano Scalo informazioni riservate sul titolare di un conto economico. Si trattava di Rosario Abilone, nato a Castelvetrano ma residente a Taino, nel Varesotto, dove avrebbe orchestrato una maxi frode fiscale poi scoperta dalla Guardia di finanza che lo arrestò. Proprio la ricerca dell’indirizzo di Abilone, ottenuto grazie al dipendente postale “infedele” non meglio individuato, diventa occasione di dialogo tra Domenico Artusi e un suo figlio. Il padre farebbe osservazioni sulla caratura criminale del gruppo capeggiato dagli Abilone, che raccoglie gli investimenti delle organizzazioni criminali calabresi, siciliani e campane.
RIFERIMENTI ALL’EX SINDACO MANNA
Artusi e Sarro avrebbero avuto rapporti anche di recente con i fratelli Rosario e Giovanni Abilone, coinvolti nell’inchiesta Hydra. Nel gennaio 2023 avrebbero partecipato a un incontro presso lo studio di un commercialista milanese, Giulio Maione, residente in Svizzera e già noto alle forze dell’ordine essendo stato coinvolto in un’indagine su una presunta associazione a delinquere finalizzata a reati fiscali. Rosario Abilona, in quella occasione, avrebbe fatto riferimento ad «amici importanti» di Rende. Gente che ha «mano al portafogli». Quando il siciliano pronuncia il nome dell’ex sindaco di Rende Marcello Manna, Sarro risponde che è un «avvocato nostro». Artusi aggiunge che è «un fratello dei nostri», espressione evocativa di una non meglio precisata alleanza. «Abbiamo fatto operazioni con loro, vado spesso giù», incalza Rosario Abilona.
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RICICLAGGIO DELLE TRE MAFIE
È appena il caso di precisare che Manna non è indagato in questo procedimento e che nel maxi processo Reset, condotto contro la confederazione delle cosche cosentine, è stato assolto a fronte di una richiesta di condanna a 10 anni di reclusione avanzata dalla Dda di Catanzaro. Inoltre, gli “amici” di Rende con cui i castelvetranesi avrebbero fatto “operazioni” non sono meglio identificati. Dal colloquio si evincerebbe, comunque, che è «gente seria».
Dal complesso delle intercettazioni sembra emergere che i fratelli di Castelvetrano hanno anche rapporti con un notaio romano che, contravvenendo alla sua funzione pubblica, favorirebbe il riciclaggio di ingenti somme provento di attività illecite svolte in Sicilia, Calabria e Campania.
Le operazioni erano finalizzate, sempre secondo la ricostruzione della Squadra Mobile di Cosenza, anche a occultare capitali degli Abilone, di Artusi e Sarro oltre che di esponenti di rilievo della ‘ndrangheta.
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Consorzio mafioso lombardo, intercettazioni a S. Marco Argentano sulla “cupola”