Consiglio dei ministri, slitta il dl Giustizia: Tajani chiede il rinvio della bozza col bavaglio alle toghe e la stretta sulla cybersicurezza

  • Postato il 25 novembre 2024
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Slitta il decreto giustizia all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Su richiesta del vicepremier Antonio Tajani, la bozza di provvedimento, che conteneva una nuova norma-bavaglio per i magistrati e un inasprimento della disciplina sui reati informatici, sarà discussa alla prossima riunione. A quanto apprende l’Ansa da palazzo Chigi, Tajani ha chiesto il rinvio della discussione in quanto i ministri di Forza Italia, il partito di cui è leader, non potranno essere presenti alla seduta per diversi impegni.

La norma più discussa del provvedimento, contenuta all’articolo 4, è una modifica alla legge sugli illeciti disciplinari dei magistrati che punta a punire le toghe se prendono posizione in pubblico sui temi dell’attualità politica – ad esempio con un intervento a un convegno o un’intervista a un giornale – impedendogli di occuparsi di qualsiasi caso attinente a quei temi. Se al momento tra gli illeciti è prevista “la consapevole inosservanza dell’obbligo di astensione nei casi previsti dalla legge“, il testo messo a punto dall’esecutivo aggiunge le parole “o quando sussistono gravi ragioni di convenienza“. E a valutare queste ragioni è il governo, cioè il ministro della Giustizia, che può esercitare l’azione disciplinare nei confronti di giudici e pm “disobbedienti” mandandoli a processo di fronte al Consiglio superiore della magistratura.

All’articolo 8 del testo c’è poi una stretta sui reati in materia di cybersicurezza. In particolare, si prevede l’arresto obbligatorio in flagranza per il delitto di “accesso abusivo a sistemi informatici o telematici di interesse militare o relativi all’ordine pubblico o alla sicurezza pubblica”, consentendo però allo stesso tempo agli investigatori – su autorizzazione del pm – di ritardare la cattura per acquisire nuove prove. Il nuovo reato di estorsione informatica, introdotto dal decreto sulla cybersicurezza convertito in legge a giugno, viene inoltre potenziato prevedendo la confisca obbligatoria degli strumenti utilizzati, la competenza della Procura distrettuale (cioè quella che ha sede nella città capoluogo di Corte d’Appello) e soprattutto affidando il potere d’impulso e coordinamento delle indagini alla Dna, la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo. Proprio su quest’ultima misura si era registrata nelle scorse settimane la contrarietà di Forza Italia, che potrebbe spiegare la richiesta di rinvio del decreto.

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Il Fatto Quotidiano

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