Consigli per aspiranti biografi

  • Postato il 19 aprile 2025
  • Di Il Foglio
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Consigli per aspiranti biografi

Uno dei titoli meglio tradotti nell’intera storia della letteratura credo sia Jour de souffrance di Catherine Millet, che Mondadori aveva reso con Gelosia (217 pp., solo remainder a circa 10 euro€). Il titolo originale non ha il solo senso letterale di “giorno di sofferenza”: il “jour de souffrance”, nel codice napoleonico, era la “luce di tolleranza”, quella finestra opaca che un proprietario ha il diritto di aprire in un muro condiviso. Qualcosa che illumina, ma non consente di vedere: non trovo miglior metafora dei rapporti amorosi e della periclitante fiducia su cui si reggono. “Gelosia” ne è dunque il corrispettivo ideale, poiché non denota solo il sentimento degli egoisti, ma anche il serramento che oscura la vista di chi si affaccia. Solo ora però mi accorgo di come fosse cambiato anche il genere letterario indicato dal sottotitolo; là dove Flammarion aveva specificato “récit”, che sa di resoconto e rapporto burocratico, Mondadori aveva scelto di trasformare in “romanzo” l’acuto scandaglio introspettivo e teorico dell’autrice su limiti ed estensione della libertà sessuale.

Identico il contenuto, diverso lo scaffale su cui riporlo in libreria. Cambio una consonante e Millet si trasforma in Miller, Henry, che nel 1974 scriveva a Erica Jong contestando l’editore che aveva piazzato come romanzo Paura di volare (l’epistolario si trova ne Il diavolo fra noi, Bompiani, 332 pp., solo remainder a circa 10  euro): “Non si tratta piuttosto di uno scritto autobiografico?”. L’autrice replicava: “E’ un’autobiografia spirituale, se non letterale. Fatti e personaggi sono a volte inventati, a volte no. Tutti lo prendono per un libro di memorie – e in certo senso lo considero un complimento”. Abbiamo dunque da un lato un referto autoanalitico che, per essere venduto a gente meno blasé dei francesi, dev’essere camuffato da romanzo; dall’altro, un’opera di invenzione almeno parziale unificata da una temperie spirituale così possente da passare per autobiografia nuda e cruda, stuzzicando magari una lettura morbosa. E il giusto mezzo, se non la verità, dove si colloca? Forse nel suggerimento che Miller stesso elargiva a chi volesse scrivere un’accurata biografia: “Inventati tutto”.

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Autore
Il Foglio

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