Conoscere la religione fa capire il mondo d’oggi
- Postato il 17 aprile 2025
- Di Panorama
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1.164.000 studenti italiani hanno deciso di non frequentare l’ora di religione che, come è noto, da noi non è obbligatoria. Sono 68 mila ragazzi in più rispetto all’anno precedente: erano il 15,5 per cento nel 2022-23, sono diventati il 16,6 per cento nel 2023-24. Firenze è la città più laica con il 51,5 per cento, seguono Bologna (47,29 per cento), Aosta (43,58 per cento), Biella (40,62 per cento) e via via fino a Trieste (37,94 per cento) e Torino (37,67 per cento). Sono invece a queste lezioni più del 97 per cento degli studenti di Taranto, Benevento e Barletta. Ma c’è un istituto, l’Olivetti di Ivrea, che risulta al primo posto con il 90,7 per cento di ragazzi che non frequentano religione.
Le ragioni per cui non si frequenta questa materia sono le più varie: da chi la ritiene noiosa a chi calcola che se non fa religione esce un’ora prima, da chi si dichiara un bestemmiatore a chi ha appena finito il Ramadan, da chi perché è un testimone di Geova a chi non frequenta perché è un cristiano ortodosso, da chi perché è di Tunisi a chi lo ritiene un fatto privato fino a chi, non essendo cattolico, non è interessato a quella conoscenza.
Quello che però a noi interessa, in questa sede, non sono tanto le citate motivazioni per non frequentare l’ora di religione, che è comunque un’istituzione frutto del Concordato fra Stato e Chiesa. Piuttosto interessano le ragioni per le quali questo insegnamento andrebbe cambiato completamente e per le quali dovrebbe essere iscritto tra le materie obbligatorie.
Partiamo da una prima considerazione generale. La scuola deve aiutare lo studente a disporre di conoscenze fondamentali per comprendere il passato e il presente del mondo in cui vive. Limitiamoci, per ora, alla questione geopolitica. Chi può capire, senza conoscere le religioni, il conflitto in atto tra Hamas, i palestinesi e gli israeliani se non conosce la religione islamica e quella ebrea? Chi può capire il conflitto russo-ucraino se non conosce, in linee generali, la religione cristiano-ortodossa? E, in particolare, chi può capire tutta la questione islamica, sia da un punto di vista religioso sia da un punto di vista politico, fino alle sue espressioni fondamentaliste presenti e ricorrenti sullo scenario internazionale? Chi può capire il sempre presente antisionismo che, a ondate successive e frequenti, torna sulla scena? E fin qui siamo solo alle questioni geopolitiche nazionali e internazionali. Senza una conoscenza minima delle religioni di tutto ciò è comprensibile forse un 10 per cento.
Se poi, limitandoci anche all’Italia, gli studenti devono studiare la storia dell’arte, ma anche la letteratura italiana in misura minore, cosa possono capire di quell’arte senza conoscere i contenuti biblici della tradizione cristiana? Di fronte a una Natività del Quattrocento, una persona che non conosce la cultura cristiana cosa può capire? Come ebbe a notare Umberto Eco la conoscenza della Bibbia e del cattolicesimo è ritenuta opportuna per conoscere una parte integrante del patrimonio storico, culturale e artistico dell’Italia, tale insegnamento ha diversi contenuti confessionali ma le finalità sono proprie della scuola, anche di una scuola laica. In molti contestano e hanno criticato l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, tra di esse la Tavola valdese che ritiene l’educazione e la formazione religiosa della gioventù specifiche competenze delle famiglie e delle Chiese e che non vada svolto un insegnamento di catechesi o di dottrina religiosa nelle scuole pubbliche gestite dallo Stato, come avviene oggi.
Tornando per un attimo all’arte, e in particolare a quella cristiana e a quella sacra occidentale. Essa si basa su modelli e simboli non conoscendo i quali non si può apprezzare l’arte stessa. Del resto, se qualcuno vuole comprendere la Passione secondo San Matteo di Johann Sebastian Bach, deve pur sapere di cosa si tratta. In sostanza, la conoscenza della religione cristiana per l’Italia, ma anche per l’Europa, è uno strumento indispensabile per interpretare le varie espressioni artistiche e del patrimonio culturale del Paese.
Poco sopra abbiamo parlato di rendere questo insegnamento obbligatorio e questa affermazione è legata a un’altra convinzione: cioè che, pur permanendo l’insegnamento della religione cattolica, esso vada affiancato a quello degli altri culti.
Oggi, infatti, molto più che nel passato, le religioni menzionate influenzano e determinano la geopolitica, Non si tratta di una battaglietta tra la cattolica e le altre religioni. Si tratta di una materia imprescindibile dell’insegnamento in vista della formazione di una coscienza critica degli studenti.