Congiura a Strasburgo, ecco chi ha scaricato Elly Schlein: "golpe" nel Pd?
- Postato il 16 marzo 2025
- Di Libero Quotidiano
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Congiura a Strasburgo, ecco chi ha scaricato Elly Schlein: "golpe" nel Pd?
A furia di camminare svelta, quasi di corsa, non perché si senta in ritardo, o non abbastanza in ritardo ad un appuntamento ma solo per il gusto di arrivare dove e quando nessuno ormai se l'aspetta, la segretaria del Pd Elly Schlein non si è accorta del pasticcio in cui si è infilata al Nazareno intimando l'astensione polemica sul piano di riarmo europeo alla delegazione del suo partito a Strasburgo. Che, oltre ad isolarsi nel gruppo socialista, di cui pure è la componente più numerosa, si è spaccato fra dieci voti a favore del piano e undici astensioni. Undici peraltro grazie alla dichiarata generosità della non iscritta al Pd Lucia Annunziata, per evitare che il suo undicesimo voto a favore mettesse la segretaria del partito in minoranza.
Di colpo, come Cristoforo Colombo si accorse di essere arrivato a sua insaputa in America, e non in India, la navigatrice di diporto Elly Schlein si è accorta di essere arrivata su una secca. O addirittura al capolinea del suo mandato al Nazareno, a metà del percorso quadriennale, pur non essendole mancato in tempo l'avviso di pericolo dall'ex senatore Luigi Zanda con l'intervista alla Stampa da noi riferita la settimana scorsa. È quella sulla necessità di un congresso straordinario per i grandi cambiamenti intervenuti nello scenario internazionale. Un congresso straordinario anche nelle modalità, con la rinuncia all'abitudine pur statutaria delle primarie di elezione del segretario aperte ai non iscritti: una cosa, fra le altre, che a suo tempo indusse una personalità storica della sinistra come Emanuele Macaluso a tenersi alla larga dal Nazareno.
Fu proprio grazie ai non iscritti al Pd, ma forse al Movimento delle 5 Stelle, o comunque suoi elettori, che due anni fa la Schlein sorpassò nella corsa alla segreteria Stefano Bonaccini, accontentatosi poi di una presidenza, diciamo così, di cortesia o buona volontà. Che tuttavia non gli ha impedito di disattendere nel Parlamento europeo la disciplina criticamente astensionistica reclamata al telefono da una Schlein convinta che un voto favorevole fosse solo da “guerrafondai”, come lamentato appunto da un ormai arcistufo Bonaccini.
Ma Bonaccini è solo il più alto in grado degli ammutinati, o quasi, nella nave del Nazareno. In realtà, la segretaria del partito è stata di fatto contestata e sostanzialmente scaricata un po' da tutti i “Gattopardi” del Pd, come li ha chiamati sulla Stampa, pure lui come il già ricordato Luigi Zanda, un giornalista che conosce la sinistra come pochi altri per esservi cresciuto dentro, in famiglia: Federico Geremicca. Che non solo ha sentito puzza di bruciato congressuale, o di qualcosa di simile sul piano nominalistico, ma ha anche intravisto la sagoma, sempre femminile, dell'antagonista: la quasi coetanea della Schlein -44 anni a maggio anziché 40- Pina Picierno, vice presidente del Parlamento europeo. Che è stata naturalmente fra gli indisciplinati o ammutinati della ormai storica votazione sul riarmo europeo.
Forse di nuovo a sua insaputa -vi spiego poi il perché- la Schlein si è trovata in alcune cronache giornalistiche in gioco di contropiede nel partito, in trasferta sui Campi Flegrei dove si vive fra le scosse sismiche e simili. Maria Teresa Meli, per esempio, sul Corriere della Serale ha attribuito la tentazione, quanto meno, di sorpassare Luigi Zanda sulla strada di un congresso anticipato, o qualcosa di simile, perché convinta di potere ancora sorprendere. Ma Dario Franceschini, secondo altre cronache, dall'autofficina romana dove ha trasferito recentemente il suo ufficio e riceve un po' tutti, qualche giorno fa anche l'ex commissario europeo, ex presidente del Consiglio e ammanicatissimo Paolo Gentiloni, si è chiesto se a un gioco di contropiede congressuale pensino più la Schlein o “i suoi”. Ritenendo così -lui che conosce il Pd forse meglio della segretaria pro tempore- che fra i primi segni di tempesta in un partito c'è proprio lo scollamento fra un capo, o una capa, e i “suoi”.
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