Confronto-scontro tra padre giornalista e figlia manifestante sui cortei per Gaza: “Papà, io continuerò per la mia strada”

  • Postato il 7 ottobre 2025
  • Mondo
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

“Vorrei chiedere un aiuto ai lettori. Mia moglie italiana e i nostri sei bambini, che hanno dai 10 ai 22 anni, credono che Israele sia colpevole di genocidio a Gaza e che la premier italiana di destra Giorgia Meloni ne sia complice. Io credo di no. Cosa dovrei dire loro?”. Inizia così un articolo firmato dal giornalista inglese Nicholas Farrell pubblicato nei giorni scorsi sul periodico conservatore The Spectator, il settimanale più antico del mondo. L’articolo è intitolato My Italian family believe Meloni is complicit in genocide: La mia famiglia crede che Meloni è complice nel genocidio.https://www.spectator.co.uk/article/my-italian-family-believe-meloni-is-complicit-in-genocide/ Nell’articolo Farrell racconta il confronto su posizioni opposte con la sua famiglia, compresi i figli giovani e giovanissimi che hanno partecipato alle tante e partecipate manifestazioni in Italia (in particolare a quella di Forlì). Il confronto è quasi scontro, comunque frontale, dal punto di partenza: “Innanzitutto – scrive Farrell – un paese chiamato Palestina non esiste: come può essere libero?”. Conclude Farrell: “Cari lettori come gestireste queste conversazioni con vostra moglie e i vostri figli?” conclude Farrell.

Su ilfattoquotidiano.it Magdalena Farrell, la figlia di 18 anni, decide di rispondergli così.

***

di Magdalena Farrell

Venerdì 3 ottobre: sciopero generale.

Tra chi dormiva e stava a casa da scuola, altri si organizzavano per fare il pranzo insieme.

Alcune mie compagne ed io abbiamo deciso di scendere in piazza contro un genocidio che si sta perpetrando da 2 anni.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sulla cui testa pende un mandato di arresto internazionale per crimini contro l’umanità, sta sterminando gran parte del popolo palestinese, con la scusa di beccare in qua e in là qualche terrorista di Hamas.

La verità è che sta commettendo un genocidio (“distruzione intenzionale, totale o parziale, di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”).

Venerdì mattina, eravamo tutti davanti ad una tazza di caffelatte, quando è apparso mio padre. Sapendo che avremmo partecipato alla manifestazione, ha sbottato dicendo: “Oh God! Tutti contro di me!”.

Giuseppe, il più piccolo di rimando ha affermato: “Papà sei tu che sei contro di noi!”.

Giunta al campus universitario di Forlì (il luogo di ritrovo), mi sono trovata davanti ad una marea di persone, tutti organizzatissimi con bandiere, striscioni e matite colorate. Ho chiesto ad una ragazza di scrivermi “Free” su una guancia, mentre sull’altra mi ha disegnato la bandiera palestinese.

Ci siamo poi divisi in diversi cortei, noi eravamo in quello di Rete Studenti e mano a mano che andavamo verso la piazza, un sacco di gente si univa a noi: anziani, padri e madri con i bambini nel passeggino o sulle spalle.

Un fiume di persone con un unico pensiero comune: Pace, Palestina libera, basta guerre.

Tutto questo tra striscioni e cori contro il governo complice di Israele nei crimini di guerra contro l’umanità.

Più tardi, sono stata raggiunta da mia madre e da alcuni miei fratelli. Verso la fine della manifestazione siamo andati a mangiare da mia nonna, con grande dispiacere ho dovuto cancellare “Free Palestine” dalla mia faccia.

Verso sera, rientrando a casa ho incontrato mio padre, che avendo visto le mie foto al corteo mi ha accolto con una miriade di domande che metà bastavano:

“Quali slogan avete portato? Non ho capito bene le canzoni che cantavate, sono inglese sai!”, “Sai cosa vuol dire genocidio?”, “Noi inglesi, per liberare l’Italia abbiamo dovuto uccidere 60mila civili con i nostri bombardamenti aerei, è genocidio secondo te?” (Paragoni assurdi, come sono assurde le guerre). “Sei una pecora, sei stata manipolata, ma ti sei almeno documentata su quello che sta veramente succedendo?”.

Per fortuna non ero sola: a darmi manforte c’erano mia madre e i miei 5 fratelli. L’intenzione di mio padre, Nicholas Farrell, era di scrivere un articolo per lo Spectator (giornale inglese conservatore), che ha intitolato “My Italian family believe Meloni is complicit in genocide”. Ecco a cosa servivano tutte quelle domande…

Proprio ieri, dopo aver letto il suo articolo, mi sono divertita a leggere i 900 commenti (offensivi, sessisti e di cattivo gusto nei confronti miei, di mia madre e dei miei fratelli): la colpa è stata di mio padre, perché chiudendo il suo articolo ha scritto “So, dear readers, how would you handle such conversations with your wife and children?” “Quindi, cari lettori, come gestireste queste conversazioni con vostra moglie e i vostri figli?”.

Grazie papà! Continuerò per la mia strada ancora più motivata, idem la restante parte della famiglia, tranne te. Ho detto a mio padre che avrei scritto un articolo a riguardo e che in molti, viste le piazze, sarebbero stati contro di lui. Col suo aplomb da inglese doc ha risposto: “Me lo merito”.

L'articolo Confronto-scontro tra padre giornalista e figlia manifestante sui cortei per Gaza: “Papà, io continuerò per la mia strada” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti