Confini, le cicatrici di odio e fratellanza
- Postato il 9 marzo 2025
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Il Quotidiano del Sud
Confini, le cicatrici di odio e fratellanza
I confini e le frontiere evocano storie di comunità divise da linee tracciate sulla carta: rassicuranti e spaventose, ci preservano e identificano
Luogo di fantasmi, terra di ignoti, per alcuni una tentazione che lancia il suo richiamo gravido di speranze, per altri una linea impossibile da valicare.
CONFINI, MATERIALI E IMMATERIALI
Sono i confini, fenomeni materiali e immateriali che creano nuovi stimoli immaginativi che spesso in arte si sono trasformati in rappresentazioni del sentimento della frontiera, una sorta di modo di sentire e di vivere, fatto di mistero e fascino, paura e desiderio.
I confini, un luogo franco e d’eccezione, sancito da leggi ma allo stesso tempo fragile e precario, sempre sul punto di sfaldarsi. In tutte le loro accezioni, essi evocano storie di comunità divise da linee tracciate sulla carta, che in alcuni casi hanno provocato deportazioni di intere popolazioni. In questi termini, i confini sono nello stesso tempo rassicuranti e spaventosi: ci preservano e ci identificano, ma ci incutono anche timore.
Tuttavia tutto questo non impedisce di immaginare tutto ciò che sta oltre, anzi è proprio l’impossibilità di conoscere che stimola il processo immaginativo, il quale a sua volta crea realtà sostanzialmente altre rispetto alla propria.
MURI, FORTIFICAZIONI E FILO SPINATO
Muri, fortificazioni e filo spinato, corsi d’acqua e catene montuose, i confini hanno affrontato plurime stagioni, conosciuto le rotte migratorie, si sono inabissati per poi, a volte, riemergere carichi di contraddizioni. Immagini, queste ultime, di grande forza metaforica, destinate ad assumere significati diversi a seconda del contesto storico-culturale di appartenenza. Tutto questo accade perché, istintivamente siamo portati ad associare il concetto di confine ad un sentimento di minaccia, talvolta di guerra, così come ad una certa esaltazione connessa al rischio e al divieto. In questi termini i confini appaiono come linee di separazione in cui le unità politiche si trovano a sfregare l’uno con l’altra.
CONFINI, CICATRICI PASSIVE DEL PAESAGGIO
Ma i confini non sono solo cicatrici passive del paesaggio, perché essi contribuiscono anche a plasmare i territori e l’identità dei popoli. È infatti vero che il concetto di confine possa accogliere anche immagini di libertà e di affermazione di una propria identità. È così per coloro che abitano le cosiddette terre di confine, sviluppando una propria peculiare forma di cultura della frontiera, trovando modi di venire a patti con i confini geopolitici che intersecano i loro territori, rendendo il fardello della separazione meno pesante.
LE FRONTIERE SEMPRE ESISTITE
Non c’è dubbio che le frontiere siano sempre esistite e abbiano sempre giocato un ruolo fondamentale nella storia dell’uomo.
Sono i limiti delle civiltà, sono gli spazi di scambio culturale e commerciale, di scoperte ed esplorazioni. Ogni civiltà ha bisogno delle sue frontiere, poiché esse fanno parte del naturale processo di auto-definizione.
L’idea del confine in letteratura si sposa quasi sempre con il concetto della fuga o con il sogno di un’avventura. Il mito della frontiera ha trascorso antichità e modernità ridefinendosi ad ogni svolta del tempo, fino a giungere ai giorni nostri, poiché stimola fantasia ed immaginazione cercando nelle arti ciò che non trova nella logica.
FRONTIERE IMMAGINARIE E REALI
Ci sono frontiere immaginarie e frontiere reali. Già gli Antichi nei miti e nella letteratura narravano il viaggio come ricerca indefessa dell’identità e della frontiera, perché il confine veniva considerato una tappa necessaria, una dialettica tra identità e alterità. La cultura dell’antica Grecia, sin dalle sue origini, ha sempre accettato e capito il concetto di confine come linea dal valore intrinseco e costitutivo di ogni singolo essere.
Leggendo Calvino e le sue Città invisibili lo spazio del confine è quasi sempre legato, in misura molto variabile, al fantastico, allo strano e all’assurdo, all’alterazione della realtà o alla rappresentazione alterata di essa. Questo avviene perché la frontiera è anche il luogo dell’immaginazione, dell’incontro tra possibile e impossibile, diventando non solo il limite che divide ciò che è reale da ciò che non lo è, ma soprattutto costituisce il terreno di scambio tra i due mondi.
IL MONDO ULTRATERRENO DI DANTE
Anche il mondo ultraterreno di Dante è retto dal principio del confine, ma anche dal suo indebito superamento. Ogni peccato è infatti il superamento di un confine che Dio ha dato agli uomini, e sebbene il desiderio sia nobile, se compiuto in eccesso diventa gola, invidia o superbia. Tant’è che, se l’uomo supera i confini della legge morale dettata dalle norme cristiane incorre nel peccato, e invece chi rispetta i comandamenti e opera virtuosamente è meritevole della gloria del Paradiso.
Tuttavia, sebbene Dante abbia inteso rigorosamente scandire la geografia dei tre regni attraverso cerchi, ognuno composto da un microcosmo che vive di vita propria, con fenomeni fisici e climatici peculiari, separato dai livelli precedenti e successivi che gli sono contigui. È anche vero che la Divina Commedia è concepibile solo con il superamento dei confini, siano essi materiali o simbolici, delle facoltà umane. In tal modo, l’opera di Dante è contemporaneamente il poema del confine e del suo superamento.
CONFINI ELEMENTO PRESENTE NELLE NOSTRE VITE
Il confine è dunque un elemento sempre presente nelle nostre vite. Nessuno di noi, in fondo, è in grado di immaginare un mondo privo di confini, di delimitazioni. Il tempo della globalizzazione ha poi, paradossalmente, dato vita a un nuovo moltiplicarsi di confini, siano essi fisici o virtuali. Ciò ha spinto, oggi, ad affrontare il tema dei confini in diversi linguaggi. In questi termini, il cinema, la musica, l’arte figurativa sono mossi tanto dall’urgenza di ciò che sta accadendo negli ultimi anni, quanto dalla necessità di descrivere come i flussi migratori stiano stratificando l’attuale tessuto sociale, raccontando le complesse dinamiche del confine.
L’obiettivo è sempre uno: mantenere lo stupore, perché non ci si abitui mai a queste condizioni estreme. Perché, alla fine del tunnel, avviene la rinascita e l’epifania di un nuovo significato esistenziale.
IL PASSAGGIO DELL’OLTRE
In questo “passaggio dell’oltre” si può dunque vedere una percezione differente della realtà. C’è ad esempio il rituale di entrata a cui corrisponde una preparazione psicologica tesa a riorganizzare il senso dei ricordi di quanti si confrontano con il proprio margine.
Così, ogni entrata corrisponde ad una predisposizione cosciente di tipo rituale: superare il confine ed arrivare in una nuova realtà significa rinascere. Anche se, a volte, le aspettative possono essere deluse. Infatti, sebbene il passaggio di un limite è sempre un momento particolare che provoca pulsioni fantastiche.
IL FANTASTICO E L’ESITAZIONE
Il fantastico dura soltanto il tempo di un’esitazione. Si è visto come lo sviluppo tecnologico, i grandi eventi bellici del ‘900, e poi le decolonizzazioni, le questioni etniche, il conflitto israelo-palestinese, i movimenti migratori e tanti altri fenomeni sociali abbiano in passato, e stiano ancora oggi, contribuendo a modificare radicalmente l’idea dello spazio e dunque il concetto di confine. In questo contesto i confini si moltiplicano assumendo le forme più diverse ma mantenendo lo stesso ruolo, quello di arginare la mescolanza e l’unione.
In tal modo nascono e si sviluppano importanti confini psicologici e culturali, che assumono il doppio ruolo di racchiudere e di definire una certa cultura e di distinguerla dalle altre. Conseguentemente, anche se si travalica il confine non sempre si può aderire alle credenze, ai valori e alla prassi della cultura praticata al di là della linea, venendosi di fatto a configurare confini dentro confini. In tal modo, il confine persiste anche se si entra nell’altrui spazio, così come i vincoli legati alle diverse culture d’origine, tanto da costituire la causa di una troppo spesso problematica incapacità di adattamento e di integrazione, che provoca sempre più marcate divisioni all’interno dello stesso spazio vitale. In questa prospettiva il binomio identità-confine, si pone come un rapporto complesso, sofferto dagli esuli rispetto alla terra natia.
LO SPAZIO INTERCLUSO DELLA MEMORIA
Qui, il confine si presenta quindi come distacco dalle contingenze presenti, e dall’altro come spazio intercluso della memoria che può in certi casi collimare con spazi ambientali e paesaggistici raffigurati nella nuova dimensione.
Oggi, in un mondo sempre più digitalizzato, le distanze si accorciano, i percorsi cambiano, i confini si relativizzano, e il concetto sembra sfumare i propri contorni, mostrando la capacità di essere forma fluida e porosa, diventando invisibile all’occhio, ma presente alle coscienze. Una porosità che rimanda a sua volta alla permeabilità di quegli individui che sono nella costante ricerca di una nuova identità.
IL CONCETTO DI IDENTITÀ
Del resto, pensare al concetto di identità come qualcosa di monolitico, di rigido e inalterabile significherebbe negare la storia, fatta di amalgama e simbiosi culturali, di prestiti e appropriazioni che l’hanno arricchita nei secoli e che l’hanno portata ad assimilare e rielaborare in modo originale quel che di meglio avevano da offrire le civiltà e le culture con cui è entrata in contatto. Perché le identità non sono assegnate dai luoghi, ma punti di partenza che si ridefiniscono di continuo.
E, questo momento di conoscenza e di incontro con la propria identità è possibile solo se il confine presuppone alterità e possibilità di superamento verso un altrove.
In tal senso, il continuo attraversamento dei confini implica la repulsione verso qualsiasi definizione che pretenda di assegnare agli uni o agli altri ruoli precisi.
I CONFINI NON COME CONCETTO STABILE
Il confine, quindi, non come un concetto stabile, solido e pieno, ma inteso come una rete in un incessante movimento di nodi, fili e giunture che contiene in sé una forte ambivalenza: l’essere entro un perimetro ma, allo stesso tempo, vivere nel luogo per eccellenza della scoperta, dove si intersecano tempi e spazi dinamici che si aprono allo sguardo e che rappresentano sfide, terre nuove da esplorare, popoli e costumi ai quali avvicinarsi.
Certi che dall’incontro di realtà delimitate da un confine possano crearsi intersezioni, intarsi di arricchimento culturale ed umano, laboratori ove le lingue e le forme di espressione dell’umano si incontrano per creare sempre qualcosa di nuovo.
Il Quotidiano del Sud.
Confini, le cicatrici di odio e fratellanza