Conducenti professionali, quali conseguenze se trovati ubriachi
- Postato il 19 aprile 2025
- Codice Della Strada
- Di Virgilio.it
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La tolleranza zero per l’alcol nei confronti dei conducenti professionali è considerata un principio di responsabilità collettiva. Autisti di autobus, conducenti di camion, tassisti, NCC e tutti coloro che operano nel settore dei trasporti per lavoro, sono sottoposti a regole e controlli. La ragione è facilmente spiegabile: chi guida per professione ha tra le mani vite umane e beni di valore e ha il dovere di essere sempre nelle condizioni psico-fisiche ottimali per farlo.
La soglia alcolemica per chi guida per lavoro è nulla
A differenza degli automobilisti privati, per i quali il limite di legge per il tasso alcolemico è fissato a 0,5 grammi per litro di sangue, i conducenti professionali devono attenersi a una soglia pari a 0,0 g/l. Significa che qualsiasi quantità di alcol rilevata nel sangue, anche se microscopica, è una violazione. Un solo sorso di vino o birra può costare caro.
È un principio fondato su una logica stringente: una minima alterazione può causare tempi di reazione più lenti, una riduzione della soglia di attenzione o errori di valutazione su strada, con conseguenze disastrose. I controlli da parte delle forze dell’ordine, frequenti e diffusi anche nelle ore notturne e in prossimità di porti, scali logistici e aree industriali, non lasciano scampo a chi trasgredisce.
Sanzioni pesanti, anche la fine della carriera
Quando un conducente professionale viene trovato con un tasso alcolemico superiore allo zero, le sanzioni previste dal Codice della Strada sono severe e articolate. Oltre a una multa minima di 544 euro, che può arrivare fino a 3.389 euro nei casi più gravi, si applicano sospensioni della patente che vanno da tre mesi a un anno.
Superato lo 0,5 g/l, la violazione non è più soltanto amministrativa, ma assume rilievo penale. Le autorità possono disporre la sospensione immediata della patente, accompagnata da una sanzione economica più elevata. In caso di livelli compresi tra 0,8 e 1,5 grammi per litro, il Codice della Strada prevede anche l’arresto fino a sei mesi e la sospensione del titolo di guida per un periodo che può arrivare a un anno. Se invece il tasso alcolemico supera 1,5 g/l, si entra in un’area di massima gravità, con pene detentive, revoca della patente e confisca obbligatoria del veicolo, se di proprietà del conducente.
Ma la punizione più pesante, soprattutto dal punto di vista professionale, è la revoca della Carta di Qualificazione del Conducente, indispensabile per poter lavorare nel settore.
Senza CQC, non è più possibile esercitare la professione. Si perde il lavoro, si compromette la carriera e, nella maggior parte dei casi, non è possibile ottenere un nuovo impiego nel medesimo ambito. L’incapacità di adempiere alle proprie funzioni comporta anche il rischio di licenziamento per giusta causa, aggravato da una violazione di un obbligo contrattuale e morale: guidare in totale lucidità.
La ratio dietro questa tolleranza zero è chiara: i veicoli condotti da professionisti sono spesso di grandi dimensioni, trasportano carichi pesanti o passeggeri e si muovono in contesti ad alta densità di traffico. Un errore umano causato anche da un lieve stato di alterazione alcolica può trasformarsi in una tragedia. Per questo motivo, qualsiasi traccia di alcol nel sangue rilevata durante i controlli su strada può generare sanzioni immediate, anche se il valore registrato si mantiene al di sotto del limite previsto per i guidatori comuni.
Cosa succede in caso di recidiva
Alcuni conducenti professionali vengono sottoposti anche a visite mediche straordinarie e a percorsi di verifica della propria idoneità psicofisica. La Commissione medica locale può imporre un periodo di sospensione preventiva della patente in attesa di accertamenti approfonditi.
Se i risultati dovessero rilevare problematiche legate all’abuso di sostanze, la revoca potrebbe trasformarsi in una misura permanente, con l’obbligo di dimostrare una disintossicazione certificata prima di poter richiedere il reintegro dell’abilitazione.
In caso di recidiva, ossia se il conducente viene trovato nuovamente in stato di ebbrezza entro due anni dal primo episodio, le pene si aggravano. La seconda infrazione può comportare la revoca definitiva della patente, il che obbliga l’interessato a ricominciare da capo il percorso per il conseguimento di una nuova abilitazione, ammesso che gli venga concessa.
In casi del genere, la fedina penale può essere macchiata da un procedimento penale e da un provvedimento di condanna che compromette anche l’accesso ad altri impieghi pubblici o privati che prevedano responsabilità alla guida.
Conseguenze anche per le aziende
Oltre alle sanzioni individuali, la scoperta di conducenti professionali ubriachi può generare conseguenze anche per le aziende di trasporto per cui lavorano. Le imprese rischiano controlli a tappeto, la sospensione temporanea delle autorizzazioni, la perdita di appalti pubblici e perfino sanzioni economiche se non sono in grado di dimostrare una vigilanza adeguata sul comportamento dei propri dipendenti.
La nuova cultura della prevenzione, cosa stanno facendo le imprese
Il settore della logistica e dei trasporti sta attraversando una fase di trasformazione anche sul fronte della sicurezza sul lavoro. Sempre più aziende investono in programmi di educazione alla guida sicura, introducono corsi di formazione obbligatoria sull’uso di sostanze, prevedono incontri con psicologi del lavoro e il ricorso a strumenti tecnologici in grado di rilevare in tempo reale lo stato di sobrietà del conducente. Non è raro trovare oggi camion dotati di dispositivi che impediscono l’avvio del motore in presenza di alcol nel respiro del conducente. Alcune aziende chiedono ai propri autisti di firmare accordi di responsabilità che prevedono la sospensione immediata in caso di violazione.
In parallelo aumentano i controlli pubblici: polizia stradale e carabinieri effettuano test etilometrici non solo in situazioni sospette, ma anche come parte della normale attività di vigilanza. L’etilometro non è più l’eccezione, ma la regola, soprattutto nei luoghi in cui è maggiore la presenza di mezzi pesanti e trasporti passeggeri.
Le conseguenze sul piano penale e assicurativo
Non va dimenticato che la guida in stato di ebbrezza è un reato penale in Italia, quando il tasso supera la soglia di 0,8 g/l. In caso di incidente con feriti o morti, il conducente in stato di ebbrezza rischia l’imputazione per omicidio stradale, una delle accuse più gravi del Codice penale, con pene fino a 12 anni di carcere.
Il danno non si ferma al profilo giudiziario. Le compagnie assicurative, in caso di sinistro con alcol alla guida, possono esercitare il diritto di rivalsa sul conducente ovvero richiedere al lavoratore il rimborso integrale dei danni pagati, anche in presenza di polizze apparentemente complete.