“Condanne troppo lievi”, la delusione dei figli e delle attiviste dopo la sentenza Pelicot

  • Postato il 19 dicembre 2024
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Delusione, amarezza e anche rabbia. Le reazioni alla sentenza emessa stamattina sul processo sugli stupri di Mazan – con la condanna al massimo della pena per il principale imputato – non sono tardate ad arrivare. Il Tribunale di Avignone ha emesso un verdetto che agli occhi di alcuni sembra essere lontano dalla giustizia. A rendere evidente questa frattura sono state prima di tutto le parole dei figli di Gisèle Pelicot, che non hanno nascosto la loro delusione per le pene inflitte agli imputati, da 3 a 13 anni di carcere: “Pene troppo lievi” hanno dichiarato attraverso un membro della famiglia, chiedendo di rimanere anonimi. Amarezza anche fuori dall’aula del tribunale, dove un gruppo di manifestanti femministe ha espresso la propria rabbia definendo il verdetto “una vergogna per la giustizia”. Davanti al Palazzo di Giustizia si sono levate urla per chiedere pene più severe per gli oltre cinquanta uomini condannati per aver preso parte agli abusi sistematici sulla donna, drogata e stuprata per anni nel silenzio della sua stessa casa.

Ma se da un lato c’è chi grida a una giustizia incompleta, dall’altro c’è chi riconosce in questa sentenza un momento storico e un passo avanti nella lotta contro la violenza di genere. “Grazie per il suo coraggio Gisèle Pelicot. Attraverso di lei, si esprime oggi la voce di tante vittime, la vergogna ha cambiato campo, si infrangono i tabù. Da ora grazie a lei il mondo non è più lo stesso”, ha scritto Yael Braun-Pivet, presidente dell’Assemblée Nationale. Per la Women’s Foundation “la lotta contro l’impunità è appena iniziata”. La presidente Anne-Cécile Mailfert dopo la sentenza ha affermato che pur condividendo “l’incomprensione e la delusione di fronte alle sentenze pronunciate”, ricorda che questo è solo l’inizio della “Lotta contro il sistema”. Dopo questo storico processo, la speranza è quella che la lotta contro la violenza contro le donne venga combattuta con “l’adozione di una legge quadro per la protezione globale contro la violenza sessuale e di genere” , in particolare per “ripensare l’intero processo giudiziario”.

Dominique Pelicot, condannato a 20 anni di carcere per gli stupri aggravati e continuati sulla sua ex moglie Gisèle, “ha preso atto” della sentenza, come dichiarato dalla sua avvocata Béatrice Zavarro, lasciando però aperta la possibilità di un appello.

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Il Fatto Quotidiano

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