Concorrenza sleale, un tribunale di Madrid condanna Meta a pagare 542 milioni di euro ai media spagnoli

  • Postato il 21 novembre 2025
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Il giudice Teodoro Ladròn Roda che ha presieduto la sezione numero 15 del Tribunale commerciale di Madrid ha emesso ieri una sentenza che ha fatto felici i media spagnoli e molto meno Mark Zuckerberg, a capo del colosso che raggruppa social come Facebook, Whatsapp e Instagram. Il magistrato accolto il ricorso di 80 giornali, condannando Meta, che in Europa ha sede in Irlanda, a pagare 542 milioni di euro. Per il giudice Roda, la motivazione di concorrenza sleale avanzata dai media iberici è corretta.

La causa intentata dall’Associazione dei Media d’Informazione (AMI) è durata due anni: entro 20 giorni, Meta potrà impugnare la sentenza e i suoi portavoce hanno già dichiarato che lo faranno, manifestando la loro contrarietà: “Non siamo d’accordo con la decisione del tribunale e faremo ricorso. Si tratta di una causa infondata che ignora deliberatamente il funzionamento del settore della pubblicità online. Meta rispetta tutte le leggi e ha fornito informazioni trasparenti per consentire agli utenti di controllare la propria esperienza con i nostri servizi”.

In 59 pagine, il tribunale spagnolo scrive che le aziende di Zuckerberg hanno ottenuto un “vantaggio competitivo” utilizzando in modo non corretto i dati di milioni di utenti per la “vendita di pubblicità personalizzata”. Questo vantaggio a parere degli autori del ricorso mette a rischio sia “la sostenibilità dei media” che “il diritto all’informazione dei cittadini spagnoli”. In base alle direttive di Bruxelles, per l’attività commerciale messa in piedi da Meta è necessario il consenso degli utenti, e questa autorizzazione – secondo la denuncia – tra la fine di maggio 2018, quando è entrato in vigore il Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) e luglio 2023, anno in cui è stata intentata la causa, non è mai stata richiesta.

Il giudice ha dato ragione ai media spagnoli e riferendosi a Meta scrive così: “Il suo fallimento risiede nel modo in cui ha ottenuto e utilizzato i dati personali, in particolare nella violazione del Gdpr durante il periodo di riferimento. È inaccettabile affermare che normative eccessive soffochino il suo modello di business, concepito per economie con maggiore libertà imprenditoriale […]. Meta deve adattarsi al Gdpr, non il contrario. Un mercato di 450 milioni di persone nell’UE giustifica certamente questo sforzo”.

Per quel che riguarda la ripartizione della multa, queste le indicazioni del magistrato, come riportato da El Pais: 479 milioni di euro agli editori di giornali e le società che detengono i diritti pubblicitari, più 60 milioni di euro di interessi; 2,5 milioni di euro come risarcimento all’agenzia di stampa Europa Press, più 328.000 euro di interessi; oltre 14.000 euro di risarcimento a Radio Blanca.

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Il Fatto Quotidiano

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