Concessioni balneari, la Regione passa la palla ai Comuni e spinge sugli indennizzi
- Postato il 14 gennaio 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Genova. Concessioni balneari da parte dei Comuni, la Regione Liguria non adotterà una legge quadro o linee guida operative per uniformare i criteri di assegnazione. Lo ha comunicato l’assessore al Demanio marittimo Marco Scajola rispondendo a un’interrogazione in Consiglio regionale presentata da Enrico Ioculano (Pd), lanciando allo stesso tempo un appello sugli indennizzi ai gestori uscenti: “Non possiamo rischiare che famiglie che hanno investito per anni siano messe alla porta perché non hanno più i requisiti”.
“I criteri generali Regione Liguria li ha già adottati con la legge regionale 26 del 2017. Purtroppo diversi punti passarono sotto impugnativa e furono annullati dalla Corte costituzionale – ricorda Scajola -. Non c’è necessità di fare ulteriori linee guida. Molti comuni si sono già attivati, ci sono state assegnazioni, aperture di bandi. Se noi mettessimo mano alle norme, anche se non fossero impugnate, rischieremmo di creare problemi ai Comuni che si sono già attivati. Rispettando l’autonomia dei Comuni, con Anci stiamo esercitando verifica, supporto e assistenza tecnica a quelli che ne hanno fatto richiesta”.
Tra i Comuni che sono partiti da tempo con l’iter di assegnazione, ancora prima che il governo trovasse l’accordo con l’Unione europea per la proroga fino al 2027, c’è quello di Genova. A ottobre l’amministrazione di Tursi, dopo l’approvazione dei criteri per l’assegnazione, aveva avviato le procedure di evidenza pubblica per 23 stabilimenti balneari che nel frattempo avevano presentato i loro progetti con l’obiettivo di mantenerne la gestione. Per otto di questi sono arrivate domande di società concorrenti che potrebbero quindi subentrare.
Il decreto del governo prevede l’indennizzo per il concessionario uscente a carico del concessionario subentrante, pari al valore dei beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati e all’equa remunerazione degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni, secondo cifre stabilite con apposite perizie.
“Vorremmo che sul tema indennizzi ci fosse un segnale forte – sottolinea l’assessore Scajola -. Il tema è vitale. Rischiamo di perdere imprese, storia, tradizioni, un valore che riteniamo positivo per la cura delle nostre coste e il rilancio del turismo italiano. Certamente ci sono situazioni che non vanno bene e che devono essere superate, ma noi dobbiamo tutelare il mondo balneare. Auspichiamo come Regioni che ci sia una maggiore attenzione al riconoscimento degli indennizzi”.
A tale proposito, i criteri applicati dal Comune di Genova sono più estensivi rispetto a quelli stabiliti dal Governo. In caso di avvicendamento, il disciplinare prevede infatti il diritto del concessionario uscente al riconoscimento di un indennizzo in base al valore aziendale parametrato al fatturato annuale del 2023 moltiplicato per 2,5. Anche i costi residui al netto degli ammortamenti andranno rimborsati sulla base di una perizia affidata dal concessionario uscente, che potrà disporre di tutti i beni e le opere amovibili.
Ma il dossier spiagge non si esaurisce con l’assegnazione delle concessioni. “Molte delle spiagge oggetto della normativa Bolkestein presentano abusi edilizi, alcuni dei quali sanabili, mentre altri no – ha ricordato Ioculano nell’interrogazione -. Gli abusi non sanabili costituiscono un problema sia per i Comuni, qualora non dispongano delle risorse necessarie per procedere agli abbattimenti, sia per i nuovi concessionari, che potrebbero trovarsi gravati dai costi di demolizione delle strutture attualmente abusive”.
“È un po’ eccessivo dire che in molte delle spiagge ci sono abusi – ha risposto Scajola – ma in ogni caso non possiamo deliberare noi che quello che deve essere demolito o meno, ci sono appositi strumenti giuridici. Nel momento in cui si facesse una procedura evidenza pubblica, molti Comuni hanno già messo a carico del gestore subentrante la demolizione del bene”.