Compensazioni sulle accise, Trasportounito: “In ginocchio il trasporto su gomma”
- Postato il 3 novembre 2025
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- Di Genova24
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Liguria. “Più dell’80% delle merci che alimentano industria, distribuzione e la domanda delle varie comunità del Paese, si sposta in Italia sulle ruote di un camion. Ma ancora una volta, e potrebbe essere l’ultima, lo Stato considera questa attività alla stregua di una sorta di obbligo e di una certezza. Da oggi non è più tale e, con bilanci sull’orlo del crack, la maggioranza delle imprese di autotrasporto, anche indipendentemente da azioni di protesta che saranno inevitabili, potrebbero collassare trascinando nel baratro l’intera economia del Paese”.
Per Giuseppe Tagnochetti, coordinatore di Trasportounito, l’inserimento nella legge Finanziaria di una norma che dal 1° luglio 2026, con l’entrata in vigore dell’articolo 26 della Legge di Bilancio 2026, impedisce alle imprese di autotrasporto di compensare i crediti d’imposta che non derivano da dichiarazioni fiscali, norma che, applicata anche ai rimborsi delle accise sul gasolio professionale, “avrà effetti e ricadute devastanti per l’intero comparto dell’autotrasporto”.
Oggi le aziende di trasporto utilizzano questi crediti come una riserva immediata di liquidità. Le somme maturate sul gasolio vengono infatti spesso impiegate per compensare imposte e contributi, riducendo la necessità di anticipare denaro o ricorrere a prestiti. Se la norma entrasse in vigore senza eccezioni, questo meccanismo verrebbe bloccato: le imprese dovrebbero attendere i rimborsi in contanti, con tempi che nella pratica possono protrarsi per mesi oppure diventare “schiave” di usura.
Secondo Trasportounito il primo effetto sarebbe un rallentamento del flusso di cassa. In un settore dove i margini di profitto sono ridotti e i costi in costante crescita – carburante, pedaggi, manutenzioni, assicurazioni – anche un ritardo nei rimborsi può compromettere la capacità di far fronte ai pagamenti ordinari. Molte aziende si troverebbero a dover anticipare le stesse somme con fondi propri o con credito bancario e no, aumentando l’esposizione finanziaria e i costi di gestione.
Il rischio riguarda non solo le piccole e medie imprese ma anche le grandi aziende che operano con flotte di centinaia di veicoli e quindi tutto il tessuto dell’autotrasporto italiano. Nessuna impresa dispone di riserve di cassa sufficienti per sostenere mesi di attesa e potrebbero essere costrette a ridurre le attività, rinviare investimenti o tagliare personale per mantenere l’equilibrio finanziario.
“Chiediamo un’immediata rivisitazione e correzione di questa norma – sottolinea Tagnochetti – non per ribadire la ormai cronica lamentazione su un settore reso fragile dalla incoerenza di un Paese che ne sottovaluta la funzione strategica, ma per affermare a chiara voce che il blocco delle compensazioni inciderebbe sulla stabilità complessiva della filiera logistica. Una riduzione della capacità operativa dei vettori significherebbe tempi di consegna più lunghi, meno mezzi su strada e un inevitabile aumento dei costi lungo tutta la catena del trasporto. A cascata, l’impatto si rifletterebbe anche sui settori produttivi e commerciali che dipendono dalla puntualità delle merci”.
“Una misura nata per rafforzare i controlli fiscali – conclude il coordinatore di Trasportounito – annullerebbe proprio gli effetti attesi, in quanto azzererebbe la liquidità reale per migliaia di imprese che operano in modo regolare, mettendo in crisi l’intero sistema del trasporto su gomma con un diabolico effetto domino sulla competitività delle imprese produttive e sulla competitività del sistema economico italiano”.