Comolli, il bilancio (e il giudizio) dei primi 60 giorni alla Juventus
- Postato il 30 luglio 2025
- Di Panorama
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Doveva essere l’Anno Uno (bis) della rifondazione, sta diventando l’estate dell’ennesimo Anno Zero e delle tante grane da risolvere in casa Juventus. Problemi caduti tutti sulla testa di Damien Comolli, uomo scelto da John Elkann per rimettere in ordine le cose alla Continassa, ancora sotto effetto dello tsunami della coda dell’era di Andrea Agnelli, del traghettatore Maurizio Arrivabene e del fallimentare tentativo affidato a Cristiano Giuntoli e Thiago Motta.
Anni costati tantissimo in termini di soldi, costringendo Exor a continui interventi per tappare le falle del bilancio evitando pericolosi stalli, e che hanno impattato in maniera importante sul rilancio sportivo di una squadra il cui ultimo scudetto risale all’ormai lontano 2020, targato Maurizio Sarri, e che da allora si è dovuta accontentare di una Coppa Italia conquistata dall’odiato Allegri. Il reietto chiamato ora dal Milan a costruire un futuro competitivo e vincente.
Comolli, 60 giorni alla guida della Juventus: il bilancio
Dal 1° giugno, giorno dell’annuncio ufficiale dello sbarco di Comolli sul pianeta Juventus, al 30 luglio sono passati 60 giorni. I primi due mesi del manager francese alla guida della macchina bianconera che gli è stata affidata chiavi in mano e con pieni poteri perché la rimetta in carreggiata, dotandola di una nuova struttura manageriale e, a scendere, di una sostenibilità economica ancora lontana nonostante il miglioramento dei conti rispetto al tragico -200 del bilancio chiuso nel giugno 2024. Il punto più basso di un’onda lunga che ha bruciato 861 milioni in cinque anni e costretto Exor e gli altri azionisti a metterne quasi un miliardo con prospettiva di dover ancora intervenire.
Come sono stati i primi 60 giorni di Comolli? I critici sottolineano l’apparente assenza di una linea strategica nelle mosse dei bianconeri sul mercato. La verità è che il direttore generale pescato dal Tolosa sta affrontando una serie di blocchi e problemi, ereditati dal passato, difficilissimi da risolvere e sui quali non ha responsabilità. Al netto degli entusiasmi e delle coperture mediatiche dell’estate 2024, quello che è emerso in maniera chiara è che la rivoluzione di Giuntoli e Thiago Motta ha scaricato sulle stagioni successive un peso enorme in termini economici, divenuto insostenibile visto che in campo il frutto degli investimenti non si è visto. Anzi.
Questo è il contesto in cui sta lavorando Comolli. Gli errori di Giuntoli (e Thiago Motta) sul mercato delle ultime due stagioni pesano sul bilancio della prossima annata della Juventus per oltre 50 milioni di euro tra stipendi e ammortamenti di cartellini di calciatori fuori dal progetto. Esuberi difficili da piazzare perché, in molti casi, arrivati a Torino con quotazioni fuori mercato. A questi si aggiungono altri 70 milioni di euro (mal contati) eredità delle gestioni precedenti. Totale: 120 milioni di euro immobilizzati. Impossibile, così, operare sul mercato avviando un nuovo ciclo, il terzo consecutivo dal 2023 a oggi.
Quanto pesano gli esuberi della Juventus
Il conto è presto fatto. Provando a salvare Theun Koopmeiners, che avrà un’altra chance di integrarsi sotto la guida di Tudor, i mercati e le scelte firmate da Giuntoli hanno lasciato in eredità a Comolli una rosa piena di spine. Il brasiliano Douglas Luiz (9,2 milioni di stipendio lordo e 9,7 di ammortamento per un totale di 18,9) è ormai un separato in casa che, forte di un contratto fino al 2029, pretende di scegliere la destinazione senza badare troppo alle necessità del club che sono di incassare non meno di 40 milioni per non fare una pesante minusvalenza.
Situazione simile per Nico Gonzalez (4,7 stipendio e 6,6 ammortamento, totale 11,3) che deve portare un’offerta da circa 30 per poter partire senza bagni di sangue economici. Poi Timothy Weah (2,6 più 2,3, totale 4,9) finito in rotta di collisione e che punta i piedi per andare al Marsiglia pur non essendo la migliore soluzione per la Juventus. Quindi Tiago Djalò, pescato nel gennaio 2024 contro la volontà di Allegri e che pesa ancora per 5,8 milioni di euro (3,7 più 2,1) e per finire Weston McKennie, messo ai margini e poi ripescato un’estate fa con prolungamento di un contratto che ora va in chiusura e che complessivamente costa 9,1 milioni di euro.
Comolli si è poi trovato il peso dei riscatti più o meno concordati e delle rate di acquisti fatti tutti con pagamenti pluriennali. Francisco Conceiçao alla fine è costato alla Juventus oltre 40 milioni di euro e altrettanti ne serviranno per convincere il Psg a lasciare a Torino Kolo Muani, altrimenti bisognerà fare altri sforzi per portare un attaccante da affiancare a Jonathan David. Il conto dei “pagherò” da onorare supera i 100 milioni di euro, cifra notevole se mancano le cessioni.
Il caso Vlahovic e gli altri esuberi del passato
Comolli non ha responsabilità nemmeno nella gestione degli altri esuberi della Juventus che vengono dal passato. Il caso più spinoso è quello di Dusan Vlahovic che vale sul bilancio una posta di 41,5 milioni di euro (22 di stipendio lordo e 19,5 di ammortamento), troppo per poterlo liquidare rescindendo o trattenendolo in tribuna. Club e agenti dialogano ormai solo per costruire la rottura, con la spada di Damocle per Comolli di un’impuntatura del serbo che manderebbe in tilt larga parte dei conti dei prossimi mesi.
Nella lista anche Arthur Melo, disastrosa operazione nello scambio con Pjanic che ha causato mille problemi e che costa ancora 17,4 milioni alla Juventus. Ogni anno. Di contorno Arek Milik, eternamente infortunato e a bilancio con i suoi 3,6 milioni di euro e Filip Kostic, alla Juventus dall’estate 2022 e in cerca di collocazione portandosi dietro 7,7 milioni di euro di costi tra stipendio e ammortamento.
Ecco che il totale arriva a 120 milioni di euro, la parete di sesto grado che Comolli deve scalare per poter provare a dare un senso al nuovo progetto della Juventus. Fin qui ha piazzato il grande colpo di David preso a parametro (quasi) zero dal Lille e che sarà uno dei perni della squadra di Tudor. Il resto sono operazioni di piccolo o medio cabotaggio e il lavoro paziente per cercare di risolvere i guai creati da altri.
Comolli, cosa manca alla sua Juventus dopo 60 giorni
In ritardo e non per colpa di altri è piuttosto la costruzione della struttura manageriale della Juventus. Comolli ha annunciato da settimane che avrebbe scelto un direttore tecnico e uno sportivo, marginalizzando il ruolo di Giorgio Chiellini che non si occupa del mercato. François Modesto ha coperto il ruolo di direttore tecnico, per quello sportivo ancora non ci sono novità e non è detto sia funzionale per un club che ha tantissimo da fare e poco tempo a disposizione.
Nella Juventus di oggi fa tutto o quasi Comolli. Qualche errore l’ha commesso, come il tentativo di vendere in fretta e furia e con una valutazione discutibile Mbangula e Weah in Premier League. Risultato? I due si sono ribellati e Weah è diventato un caso aperto. Il manager francese sta cercando di scrivere nuove regole nel rapporto con calciatori e agenti, ma la sensazione è che oggi non abbia il coltello dalla parte del manico e che, soprattutto, non possa averlo. Dunque, il giudizio è sospeso perché sarebbe ingeneroso pretendere da lui la risoluzione della montagna di problemi lasciati dagli altri. Ma il tempo scorre e da qui in poi la responsabilità sarà sua e di nessun altro.
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