Come usano l’intelligenza artificiale gli italiani? La ricerca per comprenderlo: “Può essere un nuovo digital divide”

  • Postato il 1 agosto 2025
  • Tecnologia
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 3 Visualizzazioni

Qual è l’uso reale dell’intelligenza artificiale da parte degli italiani? Insomma, cosa chiedete a ChatGPT, Gemini e così via? E, soprattutto, si sta creando un nuovo digital divide con l’avvento dell’IA? Se lo sono chiesto i ricercatori e le ricercatrici della community online Rita – Risorse per la lingua italiana. Sono circa 150, arrivano dall’università Bocconi e dalla Fondazione Bruno Kessler, altri vivono in giro per l’Europa, dall’Olanda alla Germania fino al Portogallo.

Lavorano tutti con i modelli linguistici e sono sempre a caccia di proposte. Così è nato l’ultimo fronte sull’uso dell’intelligenza artificiale: come la usano gli italiani? Un semplice questionario che si può fare qui, per comprendere qual è il vero approccio ai chatbot. “Vogliamo capire, per esempio, se c’è chi ha sostituito Google Translate con ChatGPT. E ci siamo già accorti che molti chiedono itinerari di viaggio all’intelligenza artificiale affidandogli il ruolo di travel planner”, spiega Giuseppe Attanasio, postdoc presso l’Instituto de Telecomunicações di Lisbona e membro della community Rita.

“Un’altra domanda che ci siamo posti è se le persone sono coscienti di come sono pensati questi strumenti. Molti non sanno che ChatGPT usa tono amichevole appositamente per ispirare fiducia, quindi difficilmente si è portati a fare un check delle risposte e le si danno per buone”, aggiunge Attanasio. La conoscenza dello strumento è importante anche perché, dice ancora il ricercatore, “si parla tanto di digital divide, ma all’interno del fenomeno non viene considerata l’intelligenza artificiale che oggi è invece una variabile da considerare quando si affronta il tema dell’uso delle tecnologie”.

Come si risolve questo problema? La community Rita ha uno schema in testa: “È possibile chiudere il gap solo con iniziative educative già nelle scuole”. Già chi ha risposto al sondaggio mostra per sommi capi il gap. Le ricercatrici e i ricercatori hanno infatti notato due carenze di copertura: poche risposte sono arrivate dal Sud e dalle Isole e non c’è omogeneità sull’istruzione, con una preponderanza di laureati. Dal questionario, preannuncia Attanasio, vedrà la luce uno studio e un articolo scientifico ma il proposito più profondo è quello di entrare in contatto con associazioni ed enti per portare avanti l’idea delle iniziative educative per un uso più consapevole dell’intelligenza artificiale.

L'articolo Come usano l’intelligenza artificiale gli italiani? La ricerca per comprenderlo: “Può essere un nuovo digital divide” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti