Come trattenere il respiro, applausi al debutto in prima nazionale alla Sala Mercato del Teatro Modena

  • Postato il 9 gennaio 2025
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come trattenere il respiro

Genova. Ha debuttato in prima nazionale Come trattenere il respiro alla Sala Mercato del Teatro Modena di Sampierdarena, nuova co-produzione del Teatro Nazionale di Genova e del Centro Teatrale MaMiMò (repliche sino al 12 gennaio). Applausi a tutti al termine dello spettacolo tratto dal testo dell’autrice scozzese Zinnie Harris con la traduzione di Monica Capuani che ne esalta il linguaggio secco, asciutto, diretto.

Un gruppo di persone inizia a leggere un testo, prima con scarso impegno, poi sempre più coinvolti: è la storia di Dana (una bravissima Alice Giroldini), giovane donna che, dopo una notte con uno sconosciuto che lavora per le Nazioni Unite e dice di essere un demone, Jarron, rifiuta di essere pagata. Quella cifra, 45 euro, ricorrerà spesso nell’odissea che la avrà come protagonista insieme alla sorella Jasmine (Cecilia Di Donato a suo agio sia nel drammatico, sia nelle parti più leggere) in un viaggio da Berlino ad Alessandria d’Egitto per un importante colloquio di lavoro. Il diavolo va su tutte le furie, non vuole rimanere in debito, si riferisce all’amore come a una transazione finanziaria, lei resiste forse per vanità, forse perché pensa di avere il controllo su questo demone. Lui le promette che le farà cambiare idea. Da lì le due donne prima affrontano un improvviso crollo delle banche, poi l’impossibilità di essere curati in un momento drammatico specialmente per una donna, infine una traversata tragica su un barcone in un’inversione di ruoli tra Europa e Africa. “Siamo in Europa, cosa potrebbe succedere?” e invece capita di tutto e di sempre peggio alle due donne, che affrontano il tutto rimettendosi in piedi ogni volta nonostante momenti decisamente intensi.

Il demone aleggia nell’aria, che sia il controllore che le costringe a scendere dal treno? O l’entità che mette lo zampino nella gravidanza interrotta della sorella? Dana reagisce e pur di stare a galla si abbassa persino alla prostituzione, accompagnata in tutto il viaggio da una sorta di ‘angelo custode’, nella lettura del regista Marco Plini, un bibliotecario che ha un manuale per tutto: anche per come trattenere il respiro, appunto, ma senza effettivamente aiutarla. E la biblioteca in realtà non si vede, ma i volumi sono custoditi in una carrozzina vintage, come del resto rievocano gli anni Sessanta-Settanta gli altri oggetti di scena: un letto, una bicicletta, una vasca da bagno. L’altra scelta registica è quella appunto iniziale della lettura di una sorta di copione da parte degli attori, con il narratore che evoca movimenti che si possono solo immaginare. Una scelta che però non viene ‘chiusa’ nel finale in quanto non si ritorna alla stanza in cui i cinque hanno iniziato a leggere. Plini ha guizzi geniali nel modo di simulare l’acqua del mare, nel caratterizzare con luci e voci fuori campo le difficoltà di Dana durante i colloqui di lavoro e nell’uso degli oggetti di scena che effettivamente si prestano alle varie situazioni nel corso dello spettacolo.

Fabio Banfo (il bibliotecario), Luca Cattani (narratore) e Marco Maccieri (Jarron) completano il quintetto sulla scena che risulta credibile e affiatato sia nelle parti di “lettura” sia in quelle recitate.

“Lo spettacolo – afferma Marco Plini nelle note di regia – è una metafora sull’esistenza moderna, sulla finzione in cui viviamo, la finzione della civilizzazione e del controllo sulla propria vita, la finzione della bontà. La visione apocalittica di Zinnie Harris ci mette di fronte a molte delle questioni della vita contemporanea. Il miglior sistema di vita possibile, nel quale ci illudiamo di vivere, è molto più fragile di quanto ci sembri, il sistema di valori che pretendiamo di esportare non è in grado di tollerare che le cose non vadano come previsto e quando qualcosa va storto non sappiamo far altro che pensare che sia impossibile che le cose vadano così, che prima o poi qualcuno interverrà a salvarci perché viviamo in un mondo civile. Il flusso di situazioni allucinatorie – conclude Plini – è condotto dall’autrice con un atroce senso ironico, svuotando la metafora di qualsiasi possibilità tragica: una storia in cui il bene e il male si scambiano continuamente di posto. È una metafora sull’esistenza moderna, sulla finzione in cui viviamo, sulla finzione della civilizzazione e del controllo sulla propria vita”.

Come trattenere il respiro (il significato del titolo si capisce solo alla fine) è un inedito per l’Italia. Il testo teatrale pubblicato in Uk divide, a giudicare dalle recensioni che siamo andati a curiosare. Di sicuro è complesso da portare in scena perché mette davvero tanta, forse troppa carne al fuoco. Difficile capire all’inizio il disegno di Harris e in parte se ne resta spiazzati. Dana non scende a patti col diavolo, anzi. Lo combatte con orgoglio fino a quando la questione tocca solo lei e non la sorella. Quindi è una sorta di Faust al contrario che però viene comunque contaminato dal demone (la voglia che compare sulla pelle).

Applausi per tutti alla prima, con un’ovazione, meritatissima, per Alice Giroldini.

 

 

Autore
Genova24

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