Come è strano giocare a cricket su uno spelacchiato campo salentino

  • Postato il 26 luglio 2025
  • Di Il Foglio
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Come è strano giocare a cricket su uno spelacchiato campo salentino

Paese che vai, sport che trovi. E sì, perché se qui da noi esiste solo, o soprattutto, il dio calcio (e poi, più o meno sullo stesso livello, Formula 1, tennis e ciclismo si dividono la restante parte della torta) ecco che in altre parti del mondo, non lontanissime dalle nostre terre, va forte il cricket. Sì, avete letto bene: il cricket

“Il cricket è uno sport di squadra praticato con mazza, palla e guantone, giocato tra due gruppi di undici giocatori ciascuno. È nato in Inghilterra, ed è praticato, tra le altre, principalmente in India, Pakistan, Bangladesh, Australia e Nuova Zelanda”, afferma Naeem Amini. 

Amini, mediatore interculturale di origine afghana, si è stabilito a Copertino (in provincia di Lecce) circa quindici anni fa e dal 2011 lavora per la Cooperativa Rinascita, un’associazione attiva da anni, principalmente sul territorio salentino, ma non solo, e che eroga, tra le altre cose, servizi Sprar di accoglienza, tutela ed integrazione socio sanitaria, per migranti, richiedenti asilo e rifugiati. 

“Diciamola tutta, il calcio in Italia la fa da padrone: o giochi con un pallone o non giochi da nessuna parte”, aggiunge Amini. “Vedevo diversi beneficiari dei vari progetti improvvisare partite di cricket in mezzo ad una strada o in una piazza, o addirittura in spiaggia, e allora mi è venuta in mente un’idea: creare un appuntamento fisso, in questo caso la domenica mattina, in un luogo preciso, in cui insieme ad altri mediatori e ai fruitori dei progetti, minori e non, della Cooperativa Rinascita, praticare lo sport che piace a noi, quello che amiamo di più e che abbiamo visto svolgere dal vivo e in televisione sin da quando siamo nati”. 

Ed è così che un manipolo di volontari e appassionati, beneficiari principalmente bengalesi e pakistani, a cui però si sono uniti recentemente anche ragazzi centroafricani del Gambia, si ritrovano su un campo spelacchiato fatto di terra e pietre e qualche ciuffo d’erba, un tempo dedicato al calcio a undici.  “Nelle vostre scuole ci sono le palestre, si praticano anche varie attività sportive all’aperto come l’atletica, la corsa, la pallavolo o il calcetto durante l’ora di educazione fisica”, continua Amini. “In Afghanistan, invece, a scuola si insegna il gioco del cricket sin da piccolini”. 

Ed è subito chiaro, dunque, perché questa semplice iniziativa sin da principio abbia riscosso il suo successo, coinvolgendo anche altri beneficiari di diverse nazionalità: è un modo per ricordare (letteralmente, riportare al cuore) lo sport che hanno conosciuto sin da piccolissimi. 

Oltre alle lunghe telefonate e videochiamate che intrattengono con i loro cari e le loro famiglie dall’altra parte del mondo, i ragazzi in questione giocano a cricket la domenica mattina, ed è questo un modo per sentirsi ancora un po’ di più vicini a casa, tenere ben salde quelle che sono le loro radici, essere coerenti con i loro valori, rispettosi della tradizione
Poi, il resto lo si fa attraverso i devices a loro disposizione: tablet, computer e telefonini servono anche per seguire i campionati di cricket nei loro paesi, laddove l’India è fortissima, il Pakistan è stato campione del mondo in questo sport, e l’Afghanistan ha raggiunto la semifinale mondiale lo scorso anno contro l’Irlanda. 

Per giocare a cricket, però, è necessario avere attrezzatura adatta: è indispensabile avere sei paletti, quattro traverse, due mazze da cricket e una palla. Si gioca tra due squadre di undici elementi ciascuna e il campo è costituito da uno spazio in erba di dimensioni spesso maggiori di uno da calcio. Le squadre cercano di segnare più punti possibili e di non farsi eliminare quando sono in battuta; di non far segnare punti e di eliminare i battitori avversari quando sono al lancio. Alla fine, vince chi realizza più punti.

Ma noi ci adeguiamo a quello che abbiamo e a quello che abbiamo trovato qui al campo: a volte facciamo di necessità virtù, e non nascondo che l’obiettivo di alcuni è arrivare presto a fine allenamento o partita per la mangiata finale”, conclude ridendo Amini. 

Serve tutto, serve anche questo: lo sport come strumento importante di inclusione e coesione sociale. In questo caso, un calcio ad un pallone, o una pallina scagliata con un mazza da cricket uguali sono. 

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Autore
Il Foglio

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