Colico, la battaglia nel piccolo Comune tra chi vuole passare alla provincia di Sondrio e chi vuole restare a Lecco

  • Postato il 5 luglio 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Sulla riva orientale del Lago di Como, ai confini tra le province di Lecco e di Sondrio, è scoppiata la guerra. Una guerra in un paese di quasi ottomila abitanti, Colico, che sta spaccando in due la comunità come una mela, ha radici che affondano negli interessi della politica e una motivazione legata al turismo, non escluse le Olimpiadi invernali. Una parte, che fa riferimento alla maggioranza leghista che amministra il Comune con la sindaca Monica Gilardi, vorrebbe cambiare provincia, lasciandosi alle spalle Lecco, per passare con Sondrio. L’altra parte, che invoca un referendum, chiede di restare dov’è, ossia attaccata al lago, e denuncia un furto di democrazia se il Comune si azzarderà a ottenere la trasmigrazione senza sentire il parere popolare.

Il nome che la fazione dei transfughi ha scelto, con un comitato impegnato a raccogliere firme già depositate in Comune, è singolare e soltanto chi abita in quel lembo della Lombardia, ai piedi del Monte Legnone, lo può capire: “Il bitto sposerà l’agone?”. Riferimento perfetto, il matrimonio, anche se la vera terra manzoniana dei “Promessi sposi” è più a sud, per l’appunto sul “ramo orientale del lago di Como” che tutti conoscono. L’agone è un pesce d’acqua dolce, che si trova anche nel Lago di Garda e viene chiamato sardella. Il bitto è un formaggio a pasta cotta e semidura che viene prodotto negli alpeggi della Valtellina. Il pesce vuole maritarsi con il formaggio, questo il senso del nome, anche se deve pagare il prezzo di abbandonare il suo habitat naturale, per salire in montagna.

Meno suggestiva, ma efficace, l’intitolazione dei lecchesi senza pentimenti: “Colico resta a Lecco”. Una dichiarazione d’intenti che non ha bisogno di spiegazioni. Qualche bisogno di capire ce l’ha, invece, la situazione che si è creata, con turbolenze, colpi bassi, accuse e controaccuse. Quelli che vogliono restare, e che in consiglio comunale sono all’opposizione con le liste Più Comunità e Colico di Tutti, spiegano: “È in atto un tentativo di trasferire il Comune di Colico alla provincia di Sondrio senza un referendum, con l’appoggio ormai dichiarato dall’amministrazione comunale. La sindaca e i suoi consiglieri continuano, infatti, a sostenere che il Comune non possa indire un referendum per il cambio di provincia. Per loro sarebbe molto più semplice e sicuro farlo passare con un voto in consiglio comunale, dove hanno la maggioranza”. Le prove? L’impegno di assessori e consiglieri leghisti nella raccolta delle firme per il comitato pro-Sondrio.

I pro-Sondrio hanno organizzato alcuni mesi fa un dibattito e chiesto il parere di Magda Antonioli, docente alla Bocconi, che ha insistito sull’accoppiata vincente lago-montagna a fini di attrattiva turistica. Tra i fautori anche l’ex sindaco e parlamentare leghista Ugo Parolo: “Vogliamo partecipare a pieno titolo alla Provincia di Sondrio perché sentiamo di farvi parte, non per pietire i fondi della Provincia”. Alessandra Hofmann, presidente della Provincia di Lecco ha fatto approvare all’unanimità un ordine del giorno: “Colico appartiene per tradizione al lago, alla sua economia, ai suoi servizi, in una parola: fa parte della Provincia di Lecco”.

La sindaca Gilardi ha chiesto un parere al ministero sulla possibilità del Comune di indire un referendum, eventualità finora negata dall’amministrazione comunale. Silvia Paroli, coordinatrice di “Colico resta a Lecco” spiega: “L’amministrazione Gilardi è d’accordo a trasferire il comune di Colico anche senza un referendum, perché in consiglio comunale vincono facile. Il parere dei cittadini sembra non importare loro, basta dare una parvenza di democrazia con una semplice raccolta firme, condotta esercitando sui firmatari le loro pressioni o quelle degli imprenditori del comitato pro Sondrio, che spingono i propri dipendenti a firmare”. A riprova, un precedente in Emilia dove nel 2013 si votò a Comacchio, per passare da Ferrara a Ravenna.

La resa dei conti è avvenuta dopo che il 30 giugno è scaduto il termine per la raccolta di firme. “Noi ne abbiamo consegnate 2.080 per chiedere un referendum e che Colico resti con Lecco,, anche se abbiamo cominciato 19 giorni dopo l’altro comitato. – spiega il dentista Enzo Venini, consigliere di minoranza – È grave il tentativo di negare il referendum che, con il voto segreto, rappresenta l’unico strumento per la libera espressione democratica dei cittadini”. Non ancora comunicato il numero delle firme di chi è favorevole ad andare con Sondrio. La battaglia continua.

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Il Fatto Quotidiano

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