Città perdute (e ritrovate) sulla Via della Seta
- Postato il 3 novembre 2024
- Di Focus.it
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La Via della Seta non si snodava soltanto all'interno di città-oasi nel deserto, ma anche tra le montagne: i resti di due importanti centri urbani sono stati scoperti, attraverso la tecnologia LiDAR (Light Detection and Ranging) montata su droni, nel sud-est dell'Uzbekistan a più di 2.000 metri di altitudine, come una Machu Picchu d'Oriente.
Le fiorenti città fortificate di Tashbulak e Tugunbulak (120 ettari di estensione) si trovavano ad alta quota, lontano dalle terre coltivabili, la popolazione quindi basava la sua ricchezza sul commercio, sull'allevamento e sulle miniere di ferro: una scoperta che "potrebbe riscrivere la storia dell'Asia centrale".. La Via della Seta. L'Europa e l'Asia, due mondi lontanissimi s'incontrarono grazie a una globalizzazione ante litteram che scorreva attraverso la Via della Seta. Il continente euroasiatico, tra il VI e l'XI secolo, fece grandi investimenti sulle rotte carovaniere e marittime che costituivano la Via della seta, assicurandone la viabilità e la sicurezza e favorendo così i commerci e gli scambi commerciali e culturali. L'esigenza veniva da un Europa in cui la domanda di beni di lusso (spezie, manufatti preziosi, tessuti) stava crescendo. Lungo questa via non transitavano solo merci, ma anche tecnologie (come la bussola invenzione attribuita ai cinesi) e idee, che aiutarono a traghettare l'Occidente fuori dal Medioevo, stimolando intensi traffici marittimi e terrestri tra tre continenti: europeo, africano e asiatico.. Snodo montano. Le città di Tugunbulak e Tashbulak sono stati grandi centri urbani che hanno mantenuto un ruolo cruciale lungo la Via della Seta fino a quando il commercio tra Oriente e Occidente è diventato prevalentemente marittimo (più veloce ed economico): a quel punto queste comunità montane hanno iniziato un lento declino, per poi venire dimenticate.
Le ha riscoperte oggi un team guidato dal professor Michael Frachetti dell'Università di Washington, che ha pubblicato la ricerca su Nature. «Questi insediamenti, scoperti grazie alla tecnologia LiDar, nel periodo di massimo splendore erano grandi centri urbani, ricchi di materie prime (soprattutto minerali) e rappresentavano un importante snodo man mano che ci si allontanava dalle oasi in pianura dell'Asia centrale per inerpicarsi in alta quota», sottolinea Frachetti, «ovviamente le montagne rappresentavano un ostacolo lungo la Via della Seta, ma questi centri, dotati di fortificazioni e ampi edifici, mantennero la prosperità nel tempo proprio grazie alla loro posizione».. Civiltà fiorenti in alta quota. Tugunbulak, che si trova a soli 5 chilometri da Tashbulak, presenta resti di mura in terra battuta spesse 3 metri che cingono quella che doveva essere una fortezza. La pianta di questo centro montano era simile a quella delle altre città di pianura dell'epoca, ma con una grande eccezione: non c'erano aree residenziali al di fuori delle mura, «il che indica che la popolazione, nomade, vivesse fuori dalla zona fortificata solo nella stagione estiva, probabilmente nelle yurte che non hanno lasciato traccia», spiega Frachetti.
Inoltre, le due città si trovavano vicino a una zona mineraria ricca di ferro. Nei pressi della miniera, secondo i rilievi, ci sarebbe stata una "fabbrica" in cui il minerale veniva trasformato in acciaio, un materiale che ha rappresentato la principale fonte di ricchezza della città, oltre al commercio, tra il VI e l'XI secolo d.C..