Citroën Ami, dalla berlina anni ’60 alla microcar elettrica di oggi

  • Postato il 19 settembre 2025
  • Auto D'epoca
  • Di Virgilio.it
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Non sempre un’automobile nasce per impressionare con cavalli e cromature: a volte arriva per cambiare il modo di approcciarsi alla strada. La Citroën Ami ha seguito la seconda traiettoria, prima nelle campagne francesi, dove con un bicilindrico ti sentivi già in un’altra epoca. Poi, al ritorno in pieno XXI secolo, sotto le sembianze di un quadriciclo elettrico, passe-partout tra divieti, semafori e marciapiedi. Vite lontane nelle forme, unite nella filosofia: democratizzare la mobilità.

La berlina anticonformista

Nel 1961 Citroën diede il benvenuto alla Ami 6, una berlina dal lunotto posteriore rovesciato, inedito in una vettura europea di serie, e il profilo di carrozzeria disegnato da Flaminio Bertoni con la celebre “Z-Line”, in contrasto con qualsiasi consuetudine stilistica. Altrettanto innovativi erano i fari rettangolari incassati, che sottolineavano l’aspetto inusuale del modello e ne accentuavano il carattere fuori dagli schemi.

Nel traffico dei primi anni Sessanta, la sagoma si faceva notare per il suo abito originale, e fu proprio questa diversità a conferirle una personalità unica. La Casa la collocò in posizione intermedia, accanto alla 2CV, simbolo di sopravvivenza quotidiana, e alla DS, emblema di prestigio, proponendo una soluzione accessibile, ma dotata di un livello superiore di comfort e di presenza rispetto alle utilitarie tradizionali.

A bordo, il sedile anteriore a panca era una rarità nella sua categoria e il cruscotto accoglieva una strumentazione essenziale, dettagli messi un po’ in ombra dalla lunga leva di comando del cambio che usciva dalla plancia. Le ampie superfici vetrate garantivano una buona luminosità e contribuivano a rendere l’ambiente accogliente. Dal punto di vista meccanico l’Ami 6 conservava il noto bicilindrico orizzontale raffreddato ad aria da 602 centimetri cubi della 2CV, abbinato a sospensioni indipendenti derivate dalla popolare “sorella”, celebri per l’elasticità e la capacità di affrontare anche fondi sconnessi.

Nonostante le premesse, le vendite iniziali lasciarono abbastanza a desiderare, fino allo sbarco della versione Break: pratica e versatile, la station wagon incontrò le esigenze tanto delle famiglie quanto dei piccoli professionisti. Con il suo portellone ampio e il vano di carico generoso, divenne presto una colonna portante della gamma, trasformando la quattro ruote in una compagna della routine, dai tragitti di lavoro alle consegne, fino alle gite domenicali.

Le immagini e le campagne pubblicitarie dell’epoca la ritraggono in situazioni ordinarie, caricata di valigie o parcheggiata davanti a scuole e botteghe in una Francia che correva spedita verso la modernità, senza rinnegare le radici rurali. Il bicilindrico, pur modesto nelle prestazioni, permetteva di sostenere spostamenti più lunghi di quanto si credesse e trasmetteva a molti quella sensazione di libertà che solitamente era riservata a pochi privilegiati.

Col tempo il design, inizialmente giudicato eccentrico, smise di essere oggetto di scherno e divenne un segno distintivo. Flaminio Bertoni, autore del progetto, lo definì addirittura il suo capolavoro, certo di un’Ami in grado di imporsi nel paesaggio automobilistico d’oltralpe.

Nel 1969 venne il turno della Ami 8, evoluzione della 6, con linee più morbide e un lunotto convenzionale per un aspetto meno provocatorio, fedele nella tecnica, arricchita da miglioramenti su meccanica e abitacolo. Questa reinterpretazione la allineò maggiormente ai gusti del grande pubblico e ne ampliò la clientela, portando la produzione complessiva a oltre 1,8 milioni di esemplari fino al 1978, momento dei saluti.

Per la Francia e per l’Europa l’Ami rappresentò il passaggio dalle ristrettezze degli anni Cinquanta alla leggerezza dei Settanta, parte integrante di una mobilità diffusa, semplice nella sostanza e incisiva nell’impatto, la cui eredità continua a definire un’era di metamorfosi.

Citroën Ami 6 (1961): scheda tecnica

  • Motore: bicilindrico boxer raffreddato ad aria, 602 cm³ (derivato 2CV)
  • Cambio: manuale a 4 marce
  • Trazione: anteriore
  • Velocità massima: 105 km/h
  • Consumi: 6–7 litri/100 km
  • Lunghezza: 3.870 m
  • Peso: circa 640–650 kg (a seconda della versione)
  • Posti: 4 posti (sedili a panca, anteriore e posteriore)

Mobilità urbana a due posti e zero emissioni

Nel 2020 Citroën ha rilanciato l’Ami, nelle forme di un quadriciclo elettrico a due posti, ideali in uno scenario urbano. Il veicolo – 2,41 metri in lunghezza, 1,39 in larghezza e 1,52 in altezza – risponde ai canoni dei quadricicli leggeri, e dunque può essere guidato al compimento dei 14 anni, previo conseguimento della patente AM. Al fine dell’abbattimento dei costi, la carrozzeria poggia su elementi simmetrici tipo i paraurti, identici davanti e dietro. Gli esterni rifuggono i confronti con l’automobile tradizionale, ponendo l’accento sull’efficienza, con l’incernieratura differente delle portiere tra lato guidatore e passeggero che non è un esercizio fine a sé stesso.

Dentro vale la stessa logica: due sedili affiancati, con quello del passeggero leggermente arretrato per incrementare lo spazio, materiali in plastica rigida e facilmente lavabili, un cruscotto ridotto all’osso comprensivo di un mini-display digitale, e il supporto per lo smartphone, che diventa navigatore e riproduttore musicale grazie alla presa USB. Vari scomparti portaoggetti rafforzano l’impostazione di un salotto funzionale, coerentemente alla sua vocazione cittadina.

Il motore elettrico sviluppa 6 kW e impiega una batteria agli ioni di litio da 5,5 kWh, abbastanza per percorrere circa 75 km sul ciclo urbano. Servono circa tre ore da una presa domestica per completare la ricarica, mentre la velocità massima è fissata a 45 km/h.

Dal lancio, il progetto si è allargato a varianti e interpretazioni: l’Opel Rocks-e per il mercato tedesco, la Fiat Topolino che condivide la stessa base tecnica, le serie speciali My Ami Buggy vendute in pochi minuti online, e nel 2024 è arrivato un leggero aggiornamento con nuovi colori e spunti nel look. Invece di rincorrere tendenze, Citroën ha costruito un linguaggio personale nel tentativo di conquistare una generazione alla perenne ricerca di soluzioni pragmatiche e gli operatori di car sharing, che hanno visto in questa micro-elettrica una risposta immediata alle loro esigenze.

Il prezzo contenuto resta l’argomento più solido a suo favore: Ami è stata concepita come mezzo accessibile, con spese di esercizio e manutenzione ridotte al minimo, per restituire libertà a una fascia di utenti spesso esclusa dall’elettrico tradizionale. Riprendendo la filosofia della storica Ami, alternativa economica e dignitosa al trasporto minimo negli anni Sessanta, oggi risolve sul nascere ogni problema legato a ZTL e parcheggi limitati.

Citroën Ami elettrica (2020): scheda tecnica

  • Motore: elettrico da 6 kW (circa 8 CV)
  • Cambio: automatico (trasmissione diretta, un rapporto)
  • Trazione: anteriore
  • Velocità massima: 45 km/h
  • Consumi / Autonomia: 75 km con batteria agli ioni di litio da 5,5 kWh
  • Lunghezza: circa 2.410 mm
  • Peso: 471 kg a vuoto
  • Posti: 2
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Virgilio.it