Cinque modi per far accelerare la transizione in Italia: il Manifesto della Ricarica
- Postato il 3 novembre 2025
- Auto Elettriche
- Di Virgilio.it
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Nel grande mosaico della transizione energetica, l’Italia si muove con passo incerto. Le intenzioni sono nobili, la direzione chiara, ma la strada — per restare in tema — è ancora disseminata di ostacoli. A farsi promotore di un cambio di passo è Atlante, il network di ricarica rapida e ultra-rapida per veicoli elettrici attivo nel Sud Europa, che ha contribuito alla stesura del Manifesto della Ricarica insieme a Motus-e, l’associazione che riunisce i principali attori della mobilità elettrica nel Paese. Un documento denso di proposte, redatto con l’intento di ridare slancio a un settore strategico, ma ancora frenato da costi elevati, iter burocratici lenti e un’infrastruttura disomogenea.
Il problema del costo della ricarica
Atlante, con la sua esperienza diretta sul campo, ha portato nella discussione la voce di chi costruisce ogni giorno l’infrastruttura su cui poggia il futuro della mobilità. “I prezzi di ricarica in Italia sono elevati a causa del costo dell’energia, il più caro d’Europa”, ha spiegato Gabriele Tuccillo, CEO di Atlante Italia. Una constatazione che suona come un richiamo alla realtà: se ricaricare un’auto elettrica costa troppo, la transizione rischia di restare un ideale per pochi.
Tuccillo indica con lucidità le direttrici per invertire la rotta: una tariffa dedicata per la media tensione, capace di rendere i tempi di ricarica competitivi con il rifornimento tradizionale; la proroga della BTVE, misura che ha già incentivato gli investimenti; e una semplificazione drastica dei processi di connessione alla rete. “Solo con regole chiare e un dialogo costante tra operatori e istituzioni — sottolinea — potremo rendere davvero competitiva la mobilità a zero emissioni”.
Cinque punti concreti
Il Manifesto della Ricarica non si limita a enunciare principi, ma delinea cinque azioni concrete per dare all’Italia una rete più capillare, efficiente e sostenibile. La prima, e forse più urgente, è la riduzione dei costi di approvvigionamento energetico per gli operatori, in modo da garantire tariffe più eque al pubblico. Poi, un passo deciso verso la semplificazione normativa e la velocizzazione delle procedure di connessione, ancora oggi troppo farraginose. Seguono la copertura integrale della rete autostradale, perché l’elettrico possa davvero viaggiare da Nord a Sud senza ansia di autonomia; la definizione di concessioni di suolo più lunghe e stabili, così da permettere investimenti sostenibili nel tempo; e infine una governance centralizzata, indispensabile per pianificare con visione d’insieme la mappa della ricarica nazionale.
Dietro le cifre — oltre 70.000 punti di ricarica pubblici e 1,8 miliardi di euro di investimenti già realizzati — si nasconde però una verità meno incoraggiante: l’Italia, pur in crescita, rimane indietro rispetto all’Europa. Il costo medio di ricarica è tra i più alti del continente e solo il 5,2% delle nuove immatricolazioni riguarda auto elettriche, contro una media europea che sfiora il 18%. Un divario che non è solo tecnologico, ma culturale e infrastrutturale.
Una responsabilità per tutti
Il Manifesto, dunque, si presenta come un atto di responsabilità collettiva, un invito a pensare la mobilità del futuro non più come un esperimento per pionieri, ma come una realtà quotidiana. E Atlante, con la sua rete in costante espansione — oltre 1.000 stazioni e 3.700 punti di ricarica attivi in quattro Paesi del Sud Europa, di cui più di 1.500 in Italia — si pone come esempio concreto di ciò che significa costruire il cambiamento. Le sue colonnine, alimentate da energia rinnovabile e integrate con sistemi intelligenti di gestione, rappresentano una piccola rivoluzione silenziosa: ogni ricarica non è soltanto energia trasferita, ma fiducia nel futuro.