Cinque film tra mare e sangue, per un’estate torbida e seducente

  • Postato il 6 agosto 2025
  • Di Panorama
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Dentro un’estate calda, di passioni torbide, misteri e delitti. Tra atmosfere seducenti e ambigue. Lì ci portano i cinque film che abbiamo selezionato, assolati e affascinanti ma oscuri. Film belli e intriganti, da vedere o rivedere.

Estate ’85 (2020) di François Ozon

Estate ’85 è il film che ha lanciato Benjamin Voisin, attore francese dal fascino liquido, ora spinto dall’energia sfrontata della giovinezza in Illusioni perdute, ora accattivante e violento in Noi e loro. Alla corte di Ozon è l’ammaliante e sfuggente quasi protagonista, sbucato dal nulla e scomparso ugualmente nel nulla. È il fulcro di una storia d’amore omosessuale intrigante e nera, di esuberanza, sensualità, rabbia e morte.

Il protagonista invece è Alexis (interpretato da Félix Lefebvre), 16 anni e viso pulito.

In un’estate in una cittadina balneare sulle coste della Normandia, quando la sua barca si capovolge, viene salvato eroicamente dall’annegamento dal diciottenne David (Voisin). David è di una bellezza enigmatica, è travolgente e indecifrabile. Anche sua madre (Valeria Bruni-Tedeschi) è decisamente sui generis. L’amicizia tra i due si trasforma presto in altro, tra tuffi in mare, giri sull’autoscontro, scorrazzate in moto cinti l’uno all’altro, scoperte e atmosfere da giallo estivo.

My summer of love (2004) di Paweł Pawlikowski

Emily Blunt, appena diciannovenne, si fa conoscere come quasi mai l’abbiamo vista dopo: provocatrice e ambigua. Alla regia c’è il polacco Paweł Pawlikowski, due volte candidato all’Oscar al miglior film straniero, con i più gravi Ida (2013) e Cold War (2018). In My summer of love ha trovato invece una leggerezza seducente, ora voluttuosa, ora dark, in un’opera però non del tutto compiuta.

Blunt è una ragazza dell’alta società, figlia di un parlamentare britannico, sicura di sé e attraente. Natalie Press interpreta invece una coetanea della classe operaia, con un fratello maggiore ex alcolista. Tra le due scatta presto un’amicizia, che pare un’attrazione. Sembra librarsi una storia d’amore lesbico in atmosfere di luce calda che resta addosso. Ma le bugie e le illusioni irrompono. E i cuori feriti sanno vendicarsi…

La piscina (1969) di Jacques Deray

Un thriller psicologico cult, tra seduzione e delitto, in una Costa Azzurra da vacanze estive hot, pervasa di sole ed erotismo. 

Bellissimi, ecco Romy Schneider e Alain Delon, ex amanti nella vita vera, coppia sullo schermo. Interpretano rispettivamente una giornalista e uno scrittore fallito, che se la spassano a bordo piscina nella villa di un amico. Irrompe però l’ex fidanzato (Maurice Ronet) di lei con la figlia diciottenne (Jane Birkin), attraente e disinvolta.

Un dramma di gelosia e desiderio edonista, che ha ispirato il controverso remake A bigger splash (2015) di Luca Guadagnino, ambientato in una Pantelleria di paesaggi caldi e selvaggi, con il quartetto di protagonisti pronto a deflagrare. E con un super cast: Tilda Swinton, Matthias Schoenaerts, Ralph Fiennes e Dakota Johnson.

Ambiguità, attrazione e oscuri istinti? Non poteva che buttarcisi anche François Ozon, il cui film del 2003 Swimming pool deve molto a La piscina.

Cinque film tra mare e sangue, per un’estate torbida e seducente
Jude Law nel film “Il talento di Mr. Ripley” (Foto: Paramount Pictures)

Il talento di Mr. Ripley (1999) di Anthony Minghella

Dal giallo di Patricia Highsmith, un thriller patinato ricco di suspense, tra le acque azzurre e i paesaggi idilliaci dell’Italia baciata dal sole di fine anni ’50.

Jude Law è un giovane e ricco playboy americano che si dà alla bella vita, dall’altra parte dell’Oceano, con la sua incantevole fidanzata (Gwyneth Paltrow). Ha tutto quello che desidera il Tom Ripley del titolo, di umili origini (interpretato da un inquietante Matt Damon), che si spaccia per ex compagno di studi, incaricato dal padre dell’altro di riportarlo negli States. Tra i due si crea un rapporto morboso, che arriva fino allo scambio di identità.
L’atmosfera si fa sempre più minacciosa, tra invidia e adorazione, bugie e avidità, sole e sangue.

Il romanzo fu già trasposto nel 1960 dal film francese Delitto in pieno sole di René Clément, sempre con Alain Delon, sguardo tagliente e torso nudo sullo yatch, e Maurice Ronet, ancora una volta sottilmente rivali, tra desiderio e delitto.

Morvern Callar (2002) di Lynne Ramsay

Alle origini di Lynne Ramsay, regista britannica che ci ha terribilmente ammaliati e angosciati con il memorabile …e ora parliamo di Kevin (2011) e che ha saputo colpirci ancora con A Beautiful Day – You Were Never Really Here (2017). 

Morvern Callar è la sua opera seconda, basata sull’omonimo romanzo esistenziale di Alan Warner del 1995. Al Festival di Cannes, sotto la sezione Quinzaine des Réalisateurs, vinse il Premio della giovinezza a un film straniero.

La storia inizia in periodo natalizio, tristemente a Glasgow. Protagonista è una giovane Samantha Morton, che in quell’anno era anche in Minority Report di Steven Spielberg: è lei la Morvern Callar del titolo. Il suo fidanzato si è appena suicidato ma lei decide di non denunciare il fatto e di far sparire il corpo. Trova un romanzo che il ragazzo aveva ultimato prima di uccidersi e lo spaccia per suo, inviandolo a diverse case editrici. Ed ecco poi l’estate, da vivere con la sua migliore amica in vacanza in Spagna, in un viaggio emotivo alienante, ebbro e sexy, nella sua catarsi al dolore.

Autore
Panorama

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