Cibo a domicilio, per i rider 1.337 incidenti in due anni e 7 morti (ma le cronache ne riportano almeno 12). Cgil: “6 su 10 non denunciano”

Secondo i dati dell’Inail, tra il 2021 e il 2023 sono stati denunciati 1.337 incidenti sul lavoro che hanno coinvolto rider del cibo a domicilio. Sette di questi hanno perso la vita. Se invece andiamo a cercare le notizie di cronaca che parlano della morte dei fattorini, nello stesso periodo troviamo almeno 12 episodi. Anche per i rider, insomma, si pone il problema di come le statistiche ufficiali siano sottostimate rispetto ai fenomeni legati agli incidenti e ai decessi. Ecco perché la Nidil Cgil, sigla che rappresenta i lavoratori “atipici”, ha deciso di lanciare una nuova mobilitazione mettendo al centro il tema della sicurezza.

Numeri sottostimati, Cgil: “6 su 10 non denunciano l’incidente” – Bisogna ricordare che solo a partire dal 2021 la legge prevede l’assicurazione Inail obbligatoria per gli addetti alle consegne. Prima di quella data, i ciclofattorini non erano assicurati in quanto formalmente inquadrati come lavoratori autonomi, quindi privi di tutte le tutele previste per il lavoro dipendente. La legge approvata dal governo Conte Due ha imposto alle app di assicurare i rider e questo, come detto, ha permesso anche di iniziare a monitorare l’andamento degli infortuni.

Nello stesso tempo, però, ha mostrato come i dati non diano una fotografia esatta della situazione. L’impressione è che anche nel settore del food delivery ci sia un problema di scarsa tendenza a denunciare gli infortuni, così da ridurre i numeri ufficiali. Secondo la segretaria nazionale Nidil Roberta Turi, è “impossibile determinare con certezza la reale incidenza degli infortuni sul lavoro, perché non finiscono sui giornali, ma dal nostro osservatorio permanente emerge che il 60% di chi subisce un infortunio non lo dichiara e non lo denuncia all’Inail”. In pratica, secondo il sindacato ben oltre la metà degli episodi sfugge alle statistiche.

Chi si infortuna? I rider giovani nelle grandi città – Rimanendo però sulle tabelle Inail, il 60% dei rider infortunati aveva meno di 35 anni al momento dell’incidente, un altro 30% si colloca nella fascia tra i 35 e i 49 anni. Il 25% degli infortuni si è verificato in Lazio. Al secondo posto nella classifica c’è la Lombardia. Non è una sorpresa, considerando che il food delivery è sviluppato soprattutto nelle grandi città.

Gli effetti del precariato sul fattore sicurezza – Bisogna ricordare che negli ultimi anni solo Just Eat ha deciso di assumere come dipendenti i rider. Le altre come Deliveroo e Glovo hanno mantenuto il sistema che li inquadra come collaboratori autonomi e li paga in base alle consegne e non con salari orari, malgrado le sentenze in senso contrario di numerosi tribunali. Secondo il sindacato, proprio questo meccanismo del pagamento a cottimo, misto con i sistemi di ranking reputazionali, genera problemi di sicurezza: spinge i fattorini ad andare più in fretta e a evitare di denunciare infortuni per non perdere l’opportunità di ricevere nuovi ordini, dato che questo si tradurrebbe in minore guadagno.

“Gli infortuni vanno sempre denunciati – ha spiegato Sara Palazzoli, del collegio di presidenza del patronato Inca Cgil – Anche i rider che hanno una partita IVA o una collaborazione professionale sono coperti dall’assicurazione”. Proprio per questo le iniziative di mobilitazione “Rider for rights” prevedono anche una campagna informativa, con materiale tradotto in diverse lingue per far conoscere ai fattorini i loro diritti. Il progetto ricorda anche una precedente campagna ideata da Antonio Prisco, rider napoletano prematuramente scomparso nel 2021, il quale era stato anche testimone chiave in diversi processi contro le piattaforme, a partire da quello che nel 2021 ha sancito il carattere “discriminatorio” dell’algoritmo di Deliveroo.

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Il Fatto Quotidiano

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