Chiesa e sindacato per i cinque sì al Referendum

  • Postato il 30 maggio 2025
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Chiesa e sindacato per i cinque sì al Referendum

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A Cosenza, Landini (sindacato Cgil) ha trovato appoggio della chiesa di monsignor Checchinato per i referendum sul lavoro, denunciando il precariato e la disoccupazione.


COSENZA- «Non entravo in una chiesa da molti anni». Ma ieri Maurizio Landini nella parrocchia di Sant’Aniello a Cosenza ha giocato in casa, trovando Giovanni Checchinato, uno dei vescovi progressisti e più in prima linea della pattuglia inviata da Papa Francesco nelle Calabrie. Un presule intervenuto con un appello al voto accorato per il sì ai cinque quesiti referendari dell’8 e 9 giugno. Se la prende «con chi sottopone il lavoro solo alla logica dell’economia», perché – continua il vescovo di Cosenza-Bisignano – «ci sono in gioco alcune questioni come cittadini e cristiani sulle quali non si può restare indifferenti». E chi non vuole andare a votare «si autocondanni a tacere, a non polemizzare, perché se le cose vanno male visto che c’era la possibilità di dire qualcosa alle urne, non l’ha utilizzata».
Il segretario nazionale della Cgil ha ripercorso la sua prima formazione tra Vangelo e Marx: «Ho frequentato la parrocchia e la sezione». Del resto il Pci è sempre stato la seconda Chiesa. Si sente a suo agio tra i fedeli e gli iscritti alla Camera del lavoro. E così non esce fuori dal tema: «Nessuno faceva critiche così profonde al capitalismo finanziario come quelle contenute nelle encicliche di Bergoglio». Comunione, cresima, ha servito anche messa. È in vena di amarcord Maurizio Landini che parla a braccio per oltre un’ora e mezza.

REFERENDUM, CHIESA E SINDACATO INSIEME E LA BATTAGLIA SUL LAVORO

La mamma cattolica, poi il papà con Gramsci sono solo apparenti contraddizioni di un ragazzo cresciuto sull’Appennino reggiano, tra il paese col «bar soprannominato Cremlino» e il primo impiego da saldatore in un tempo in cui «avevi dei diritti» e quello stesso lavoro «ti faceva sentire libero». Invece «chi è precario non lo è». L’ex numero uno della Fiom ha spiegato che non si tratta di un voto per la Cgil, non c’è un colore politico. Poi ha ricordato come il mestiere del sindacato non è proporre referendum, ma sono 25 anni che la legislazione viene stravolta con un attacco diretto ai lavoratori. Una responsabilità attribuita ai Governi di ogni colore, compresi quelli tecnici. E per questo qualcuno doveva pur fare qualcosa, provare ad alzare una barriera contro chi racconta un’Italia dove i contratti di lavoro sono aumentati, però la stragrande maggioranza sono a termine, part time, con pochissime tutele. Landini tira fuori numeri impietosi, una fotografia in grado di contrastare la vulgata dell’attuale maggioranza che guida l’Italia.

DALLA CHIESA ALLA PIAZZA: L’APPELLO AL VOTO

Dalla Chiesa alla piazza è, quasi, un attimo. Arriva nel centro di Cosenza tra bandiere e applausi. Sul palco una serie di interventi, compreso quello del segretario provinciale della Cgil, Massimiliano Ianni. Poi è la volta di un operaio edile: racconta il balletto di appalti e subappalti in un’Italia che l’8 e il 9 ha l’occasione di poter cambiare alcune cose.
Landini prende la parola e subito ricorda l’operaio morto poche ore prima sull’autostrada. «Non è frutto di una fatalità, ma di un modello di fare impresa che va cambiato». Un modello che «impoverisce il Paese».

Un cambiamento che passa anche per il voto dell’8 e 9 giugno. Landini sa che il quorum è il vero scoglio. Ma poco importa: «Ci sono battaglie che devono essere combattute, rischiando». Si chiude con gli ultimi squarci di luce il primo giorno di Landini in Calabria. Domani sarà ancora a Cosenza, poi si sposterà all’Università di Catanzaro e Taurianova con i giovani di Legacoop. Proprio ai giovani e a chi non vota da tempo fa appello Landini, cercando di mobilitare più forze possibili in un Paese che sembra anestetizzato.

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