Chico Forti potrebbe tornare libero, chiesta la liberazione condizionale
- Postato il 18 settembre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Chico Forti, il surfista e imprenditore trentino, condannato all’ergastolo per omicidio volontario negli Stati Uniti, potrebbe tornare libero. Questione di ore, perché il detenuto nel carcere del Campone a Verona, dove è stato trasferito nel maggio 2024, ha chiesto la liberazione condizionale al Tribunale di sorveglianza. L’udienza si è svolta il 17 settembre e il giudice si è riservato una decisione, anche perché in caso di accoglimento dovrà porre alcune regole di comportamento. I legali del 66enne, condannato all’ergastolo per omicidio volontario negli Usa, hanno sostenuto che ha già scontato una pena superiore a quella che gli sarebbe stata inflitta in Italia per l’omicidio volontario.
Il caso di Chico Forti, che ha 66 anni, ha creato scalpore perché un comitato di persone che credono alla sua innocenza lo ha sostenuto in questo lungo arco di tempo, chiedendo prima la revisione del processo americano, poi il trasferimento in Italia. Le porte della prigione si erano aperte nel maggio 2024 quando Fortì è tornato in patria a bordo di un volo di Stato. Ad accoglierlo all’aeroporto era andata perfino la premier Giorgia Meloni che si era fatta fotografare assieme a lui, sorridente e compiaciuta. Quell’immagine, pubblicata in prima pagina dal Fatto Quotidiano ha suscitato polemiche per il rilievo istituzionale dato al ritorno di un ergastolano, che per la giustizia americana continua ad essere un colpevole.
Nei mesi successivi un recluso aveva rivelato di essere stato avvicinato in infermeria da Forti con la richiesta di trovare all’esterno qualcuno che facesse zittire il direttore Marco Travaglio e la giornalista Selvaggia Lucarelli. Un rapporto era finito sul tavolo del procuratore di Verona, Raffaele Tito. In attesa che la vicenda si chiarisse, a Forti era stato interdetto di ricevere visite dall’esterno e di effettuare telefonate. Dopo alcune settimane l’indagine era stata archiviata, non avendo ravvisato elementi per contestare un reato.
In quel momento sul detenuto Forti si sono spenti i riflettori. Nella vita carceraria, secondo quanto è trapelato, ha frequentato un corso di pizzaiolo, si è recato spesso in biblioteca e si è dedicato a scrivere un’autobiografia, per ricostruire la vicenda giudiziaria di cui è stato protagonista. Finora gli sono stati concessi permessi speciali per poter raggiungere Trento e incontrare la madre molto anziana.
Quando venne arrestato in Florida faceva il produttore televisivo, in passato era stato campione di windsurf e da giovane aveva partecipato nella televisione italiana a un quiz di Mike Bongiorno. Lo avevano accusato di aver ucciso nel febbraio 1998 un cittadino australiano, Dale Pike, con cui doveva incontrarsi per questioni di affari legate alla compravendita di un albergo. Il corpo dell’uomo era stato trovato in una zona frequentata da gay. Forti si era dichiarato innocente, il che non gli ha evitato nel 2000 la condanna al carcere a vita. Dopo di allora si era sviluppato un movimento nell’opinione pubblica italiana che aveva sostenuto la sua estraneità all’assassinio. Anche le autorità italiane avevano cercato di ottenere dagli statunitensi la sua custodia perché continuasse ad espiare la pena in patria.
La svolta è avvenuta nel 2024. A favore di Forti si sono battuti negli ultimi anni alcuni esponenti del centrodestra. Nel 2021 fu insignito del premio Atreju (la festa di Fratelli d’Italia) in quanto “grande personaggio italiano” ingiustamente detenuto. In quella occasione aveva ringraziato Meloni (che consegnò il premio allo zio di Forti) e anche il ministro degli esteri Luigi Di Maio (Cinquestelle). Durante la campagna elettorale per le politiche 2022, Meloni aveva promesso che lo avrebbe riportato a casa. Quando è arrivato nel 2024 al Campone Forti ricevette numerose visite, tra cui quella del deputato Andrea Di Giuseppe, di FdI, assieme al quale fece un selfie, addirittura con il telefonino della direttrice, come confermò il ministro Carlo Nordio rispondendo a un’interrogazione. Dopo il rimpatrio, il Guardasigilli commentò: “L’accordo con gli americani è stato pieno e leale, e ci sarà un’espiazione della pena secondo le leggi italiane che gli Usa conoscono perfettamente”.
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