Chiacchiere e distintivo, consegnata a Trump la stella da sceriffo. “Non sono un dittatore”, ma minaccia le tv
- Postato il 25 agosto 2025
- Politica
- Di Blitz
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Chi avanzi dubbi sulla progressiva e inarrestabile infantilizzazione del mondo non tenga conto delle notizie che a getto continuo ci informano delle bizze e dei capricci di un quasi ottuagenario che si crede l’uomo più potente della terra.
Una stella da sceriffo per Trump
E il guaio è che è vero, Donald Trump guida il paese più potente al mondo, sebbene lui stesso sembra non crederci davvero. Ha, come i bambini, sempre bisogno di essere rassicurato.

Così oggi si è visto consegnare nello studio Ovale a titolo onorifico il badge del Marshall service, la più antica agenzia federale di polizia degli Stati Uniti, per i suoi sforzi nel proteggere il paese dalla criminalità. In pratica ha ricevuto una stella da sceriffo e una chiave per le manette.
Parlando di adulti, di necessità equivalenti si era registrata solo quella di un ostinatissimo (e fattissimo, a giudicare dalla borsa dei medicinali) Elvis Presley, petulante fino allo stalking ai tempi del Nixon pre Watergate.
“Guerra in Ucraina scontro fra caratteri”
Parlando fra adulti, facciamo finta di non aver ascoltato la sconcertante sintesi con cui Trump liquida la guerra in Ucraina, guerra da cui si sta ritraendo annoiato: “La guerra in Ucraina si è rivelata uno scontro tra caratteri”, ha dichiarato purtroppo davanti a tutti nello Studio Ovale.
“Prima o poi vi metteremo fine”, ha aggiunto. Ma solo perché coltiva un altro sogno, aspira da tempo infatti al Nobel per la pace e ritiene che l’accordo per far tacere le armi in Ucraina, a cui ha lavorato nelle ultime settimane, potrebbe essere la chiave per ottenere il premio.
Ma non ditegli, a Trump, quello che ha scoperto il New York Times, e cioè che difficilmente avrà la maggioranza del comitato norvegese che lo assegna. Almeno tre dei cinque membri lo hanno criticato pubblicamente, il percorso verso la conquista dei loro voti è segnato.
“Non sono un dittatore, sono un uomo di buon senso”
“Non sono un dittatore sono un uomo di buon senso”, protesta lui, anche stavolta a voce alta, nello Studio Ovale, parlando delle sue politiche contro la criminalità a Washington. “A me non piacciono i dittatori”, ha aggiunto.
Ma figuriamoci, è che lo dipingono così. Anche se, ogni tanto, pure lui ci mette del suo. Per esempio, sempre oggi (la continenza non sembra far parte delle virtù presidenziali) ha minacciato i media che si ostinano a non adorarlo.
“Nonostante un’altissima popolarità e, secondo molti, uno degli otto mesi migliori nella storia presidenziale – scrive su Truth – le fake news di Abc e Nbc, due delle peggiori e più faziose reti televisive della storia, raccontano il 97% di storie negative su di me. Se così fosse, sarebbero semplicemente un braccio del partito democratico e, secondo molti, la loro licenza dovrebbe essere revocata dalla Fcc. Io sarei totalmente a favore perché sono così faziose e false, una vera minaccia per la nostra democrazia!!!”.
Editto bulgaro non si traduce in inglese. Però, che tenerezza quel “i migliori otto mesi nella storia presidenziale”, aspettiamo con ansia la classifica delle migliori nove settimane e mezzo.
Per la cronaca, il presidente ha continuato a parlare, parlare, parlare. Captati al volo: “Ho riparlato con Putin, buona conversazione”, “non più un soldo per Kiev ma in campo per sicurezza”, “guardate, è un trofeo d’oro massiccio (la coppa del mondo di calcio, ndr.). Sanno come arrivare a me”, “Zelensky è il più grande venditore del mondo”, “incontrerò Kim Jong-un prima o poi”…To be continued.
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