Chi paga per una consulenza “decisiva”: ecco perché una questione economica ha sospeso il processo Regeni
- Postato il 23 ottobre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Bisogna fare una consulenza tecnica decisiva. Ma chi paga? Lo Stato o l’imputato, di fatto, irreperibile (e quindi i suoi legali d’ufficio)? C’è un tema meramente economico, ancor più che di diritto, a motivare la sospensione del processo sulla morte di Giulio Regeni. Un questione che però può diventare di principio e che ora rischia di allungare ancora di più i tempi di un procedimento la cui sentenza era attesa entro l’anno. Come noto, i difensori dei quattro 007 egiziani imputati, a vario titolo, per il rapimento, le torture e infine l’omicidio del ricercatore friulano – avvenuto tra la fine di gennaio e l’inizio del 2016 – sono stati nominati d’ufficio.
Gli agenti della National Security del Cairo risultano infatti irreperibili, l’Egitto non ha mai collaborato e il giudice non ha potuto far altro che nominare degli avvocati d’ufficio. Solo che il 26 ottobre 2023 la Corte Costituzionale ha emesso una sentenza storica che ha superato la norma del codice penale che non prevedeva che i giudici potessero procedere in assenza degli imputati accusati di crimine di tortura. Di fatto, per l’imputato “irreperibile”, in questi casi, si procede come se fosse volontariamente assente. Atto che ha dato la possibilità al Tribunale di Roma di dare il via al processo.
Solo che ora subentrano problemi pratici. I difensori d’ufficio non hanno mai avuto alcun contatto con i loro “assistiti”. E per alcuni atti importanti hanno dovuto fare istanza di ammissione al patrocinio gratuito dello Stato. Che però non è previsto per i processi in contumacia. Così, quando mancano poche udienze alla sentenza, il problema si è creato in occasione di una perizia tecnica definita “decisiva”: la traduzione della deposizione di Mohammed Abdallah, capo del sindacato degli ambulanti del Cairo. Ed ecco che i nodi tornano al pettine: per accedere al patrocinio dello Stato, a norma di legge, serve che l’imputato, pur assente, sia stato “messo a conoscenza delle pendenze” a suo carico. Cosa che, ovviamente, è impossibile. Come fare dunque? Il collegio difensivo ha dunque fatto istanza alla Corte d’Assise di Roma di rivolgersi alla Corte Costituzionale. E il giudice ha accolto l’istanza.
Il Tribunale infatti, ha dichiarato “rilevante e non manifestatamente infondata la questione di legittimità costituzionale (…) laddove consentendo alle parti private la nomina di un consulente tecnico a spese dello Stato ove sia stata ammessa perizia, rinvia alla disciplina sul gratuito patrocinio (…) e la conseguente anticipazione a carico dell’Erario all’avvenuta ammissione al patrocinio, non consentendo la nomina del consulente tecnico, con spesa anticipata dall’Erario, da parte del difensore d’ufficio che assista un imputato dichiarato assente”. Un processo in cui “è risultato impossibile avere la prova che” l’imputato “pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo per delitti commessi mediante gli atti di tortura (…)”.
Il processo, come detto, era alle battute finali. Ora subirà uno stop. Vedremo quanto tempi ci metterà la Corte Costituzionale a decidere nel merito e a trovare il cavillo per superare anche questo ostacolo. In modo che la famiglia Regeni possa finalmente avere giustizia, pur in “assenza” dei presunti assassini di Giulio.
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