Chi era Guido Morselli, il talento incompreso della letteratura che si tolse la vita

  • Postato il 10 novembre 2024
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Fobantropo per danno e fastidio”. Così si definiva Guido Morselli (Bologna, 1912-Varese, 1973) un vero e proprio profeta della letteratura italiana. E come spesso accade ai profeti, del tutto ignorato in vita, e celebrato solo dopo la morte. Ma chi era questo personaggio eccentrico e visionario, che ha immaginato molti degli avvenimenti del XXI Secolo, rimasti chiusi nella sua casa, in una cartellina dove collezionava i rifiuti dei maggiori editori italiani? 

La storia di Guido Morselli

Nato a Bologna dall’imprenditore chimico Giovanni e da Olga Vincenti, figlia di uno degli avvocati più noti della città, il giovane Guido a soli due anni segue la famiglia a Milano, dove il padre si trasferisce per motivi di lavoro. Già da bambino dimostra una precoce curiosità intellettuale, unita ad un carattere solitario ma molto vivace, ferito però dalla morte della madre, malata di spagnola, quando aveva dodici anni, nel 1924. Scarso l’interesse per gli studi classici sui banchi del Liceo Parini, e molta la passione per feste, balli, cinema e teatri, mentre scrive i primi saggi di politica. Per compiacere il padre, che lo immaginava avvocato di grido, si laurea in Giurisprudenza nel 1935, subito prima di partire per il militare e poi per lunghi viaggi in Europa per imparare le lingue. Una volta tornato a Milano, nel 1937, il padre lo fa assumere all’azienda Caffaro in qualità di pubblicitario, ma Guido non riesce a sopportare la routine dell’ufficio e dopo solo un anno abbandona il lavoro: si accorda col genitore, che aveva capito l’indole artistica del figlio, per ottenere un modesto vitalizio. 

Guido Morselli durante la guerra

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale viene inviato in Sardegna, a Sant’Antioco, dove scrive il primo saggio, Filosofia sotto la tenda sul problema del male e i fondamenti della moralità. Nel frattempo la famiglia viene sfollata a Varese, dove il padre acquista dei terreni a Gavirate; con l’inasprirsi del conflitto, Morselli viene spedito in Calabria, dove rimane due anni vivendo in condizioni modeste: nel 1945 torna a Varese  su un camion militare, e comincia a vivere da solo nella casa paterna, dedicandosi alla lettura di classici e alla scrittura, riducendo al minimo la vita sociale, tranne per gli incontri con la sua amante Maria Bruna Bassi, donna sposata e sua unica consigliera letteraria. 

Guido Morselli
Guido Morselli

Le opere di Guido Morselli

Abbozza il romanzo Uomini e amori (1949) e il racconto breve Incontro col comunista (1948) e decide di costruirsi una casetta rosa squadrata, disegnata da lui stesso, sui terreni paterni a Gavirate: lì trascorre un’esistenza spartana e monacale, tra passeggiate, ginnastica e scrittura, senza nessuno dei confort moderni, nemmeno la televisione. Nello stesso periodo scrive il saggio Realismo e fantasia(1947), quasi una relazione programmatica del suo lavoro, scandito da giornate tutte uguali, all’insegna di piccoli gesti quotidiani. Non si pensa scrittore ma eremita, esiliato dal mondo: “non diventerò scrittore, visto che non lo sono mai stato: e tu lascia che i tuoi cinque lettori sappiano di me il meno possibile” scrive di se stesso. Collabora con diverse testate giornalistiche come La PrealpinaIl Tempo di Milano, il Corriere del Ticino, dove si occupa degli argomenti più disparati, tra i quali l’alimentazione, con un Dizionarietto dietetico (1956) proposto ad un’azienda farmaceutica. 

Gli ultimi anni e i rifiuti

Torna alla letteratura nel 1962 con Un dramma borghese, seguito da Il comunista (1965), proposto ad Italo Calvino, direttore editoriale di Einaudi, che lo rifiuta con queste motivazioni: “Né le parole, né gli atteggiamenti, né le posizioni psicologiche sono vere. Ed è un mondo che troppa gente conosce per poterlo ‘inventare’”. Ma Guido non si scoraggia, e l’anno seguente presenta a Carlo Fruttero della Mondadori un altro testo, Contro-passato prossimo, che Fruttero rifiuta con queste parole: “aveva un inizio sfolgorante, una buona prima parte, ma la seconda non convinceva”. Stessa sorte per Roma senza papa e Dissipatio H.G., che viene rispedito al mittente nel 1973. A quel punto Morselli, ormai disperato, decide di togliersi la vita con la sua pistola, che aveva definito nei suoi diari “la ragazza dall’occhio nero”. Un anno dopo la sua tragica scomparsa, del tutto ignorata dalla stampa, Luciano Foà decide di pubblicare presso Adelphi Roma senza papa, su consiglio di Vittorio Isella e Dante Sereni. Solo allora il mondo letterario si rende conto della grave perdita: Giulio Nascimbeni definisce sul Corriere della Sera questo talento geniale ma troppo innovativo come “il Gattopardo del Nord”. Ma era troppo tardi.

Ludovico Pratesi 

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Artribune

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