Chi è Santi Giménez, il nuovo attaccante del Milan: a suon di gol ha dimostrato di non soffrire la temuta “sindrome del Jamaicón”

  • Postato il 31 gennaio 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Alla fine, Santi Giménez e il Milan, hanno vinto il lungo ed estenuante braccio di ferro di mercato con il Feyenoord. La granitica volontà del bomber messicano (età, 23 anni) di vestire il rossonero è stata decisiva per portare a dama la trattativa. Del resto quando c’è stato da esibire gli “huevos“, come chiamano gli attributi a quelle latitudini, Santi non si è mai sottratto, anche a costo di risultare impopolare. Nato a Buenos Aires, nel periodo in cui il padre indossava la maglia azul y oro del Boca Juniors, ad esempio, Santi ha rifiutato l’opportunità di vestire la maglia della nazionale argentina, preferendo sposare la causa messicana. “Adoro Messi, penso sia il migliore giocatore della storia, ma preferisco giocare contro di lui“, ha dichiarato alla stampa, motivando la scelta di rappresentare il Tricolor.

La figura iconica del padre, il mitologico “ChacoCristian Giménez, almeno nella prima parte di carriera, è stata piuttosto ingombrante per Santi. Anche se, va detto, Santiago fa parte del ristrettissimo club di calciatori professionisti ad aver condiviso il rettangolo verde con un genitore: è successo, durante un’amichevole con i Pumas, il 13 novembre 2016, una data ovviamente speciale per la famiglia Giménez. Non a caso, per, dire, a Santi non è mai piaciuto essere chiamato “Chaquito“, la versione “vezzeggiativata” dell’iconico soprannome del padre. Di maggior gradimento, invece, “Bebote“, nomignolo (o apodo come si dice da quelle parti) che gli hanno affibbiato nelle giovanili del Cruz Azul, per via di una struttura fisica già piuttosto imponente e sviluppata nonostante la giovanissima età.

Proprio La Maquina Celeste, di cui il Chaco è un’icona, è stata il trampolino di lancio per la carriera di Santi. In tre anni con il Cruz Azul, dopo aver superato una trombosi ad una vena clavicolare – che ha seriamente rischiato di tarpargli le ali agli esordi – Giménez ha totalizzato 21 reti e 10 assist in 105 presenze, giocando agli inizi anche con una particolare numerazione dorsale a tre cifre, come consuetudine in Messico per i giovani virgulti provenienti dal settore giovanile. Le stagioni 2021 e 2022, con la conquista di Campeòn de Campeones, Supercoppa di Lega e soprattutto Liga MX (interrompendo una maledizione che durava da 24 anni), sono state quelle della deflagrazione di Santi.

L’approdo europeo, al Feyenoord, è stata la logica e naturale conseguenza. In Olanda, Giménez ha dimostrato di non soffrire la temutissima “sindrome del Jamaicón” – una sorta di saudade in salsa messicana i cui sintomi principali sarebbero la nostalgia di casa e la mancanza dell’ambizione necessaria per uscire da una comfort zone – ma si è abbattuto sull’Eredivisie con lo stesso impatto devastante di un asteroide. Portando in dote una vena realizzativa vertiginosa, del resto, Giménez non ci ha messo molto a diventare un idolo della tifoseria biancorossa. Dall’estate del 2022 ad oggi, in due anni e mezzo al De Kuip, il “Bebote” ha realizzato 65 reti spalmate su 105 presenze, trascinando il Feyenoord ai trionfi in campionato (2023), Coppa e Supercoppa d’Olanda (2024).

Quello che più impressiona di Santi Giménez, infatti, è il suo killer instinct, la capacità di sentire la porta e di convertire in qualsiasi modo, a testimonianza di un ampio set di soluzioni a disposizione. I dati lo confermano. Nella stagione 2024-2025, per dire, Giménez ha segnato 7 reti in 765 minuti giocati distribuiti su 11 presenze, viaggiando ad una media impressionante di 0,82 gol per 90 minuti; ma il dato da segnare con il circoletto rosso di tommasiana memoria è quello sulla differenza tra le reti effettivamente realizzate (7) e gli Expected Goals prodotti, ovvero la metrica avanzata che misura la probabilità di segnare una rete in relazione alla posizione dal quale viene scoccato un tiro (2,9). In soldoni: da 3 reti attese in base alle occasioni avute e create, Giménez ne ha ricavate 7, a dimostrazione di uno straordinario fiuto del gol. Insomma, un Re Mida dell’area di rigore, esattamente ciò che serve al Milan. Se pensiamo che i rossoneri, tra le big della Serie A, sono la squadra che più fa fatica a monetizzare la mole di occasioni fabbricate (– 7.12, un dato migliore solo del Cagliari), la celebrazione del matrimonio con Giménez è la miglior notizia possibile per consolare la delusione dei tifosi dopo la debacle di Zagabria.

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Il Fatto Quotidiano

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