Chi è Roberto Fico, il grillino che ha compiuto una metamorfosi archiviando De Luca in Campania

  • Postato il 24 novembre 2025
  • Di Il Foglio
  • 1 Visualizzazioni
Chi è Roberto Fico, il grillino che ha compiuto una metamorfosi archiviando De Luca in Campania

Da grillino ultraortodosso a contiano, dall'autobus all'auto blu, fino alla barca. Da duro e puro ad alleato di Clemente Mastella e Matteo Renzi (e Armando Cesaro). Roberto Fico è nemesi e contraddizione, ed è anche per questo che oggi sarà con tutta probabilità il nuovo presidente della regione Campania, il successore di quel Vincenzo De Luca, lo sceriffo di Salerno, che non gli ha mai risparmiato (è un eufemismo) critiche e apprezzamenti non proprio lusinghieri. Lo chiamava “il moscio”, “una mezza pippa”. Ma alla fine ha dovuto digerire, e sostenere, la sua candidatura contro Edmondo Cirielli, il viceministro degli Esteri di rito meloniano, su cui dopo alla fine ha puntato il centrodestra per questa contesa elettorale.

 

Roberto Fico sarà il secondo presidente di regione, dopo Alessandra Todde in Sardegna, del M5s. D'altra parte la scorsa settimana è riuscito a mettere sullo stesso palco tutto il campo largo, cosa che non era riuscita in nessuna delle altre cinque regioni al voto quest'anno in cui, per una ragione o per l'altra, i candidati avevano chiuso la campagne elettorale in solitaria. Fico ha convinto molti anche nel Pd, se non altri di sicuro Elly Schlein, che con la sua candidatura ha trovato la strada per archiviare (quasi) De Luca padre – mentre il figlio, Piero, guida oggi i dem in Campania. 

 

Nato a Napoli, nel 1974, è proprio nel capoluogo campano che Fico comincia il suo percorso politico dopo aver studiato Comunicazione a Trieste. Nel suo cv, quello che si legge sul sito della campagna elettorale, parla di sé in terza persona. E ricorda di aver fondato nel 2005 uno dei primi Meetup “Amici di Beppe Grillo”. Cinque anni più tardi sarà candidato per la regione Campania e poi, nel 2011, anche come sindaco per la città di Napoli. Non furono grandi successi, avendo raggiunto nel primo caso l'1,35 per cento e nel secondo l'1,38. 

 

Il grande salto arriva nel 2013, eletto alla Camera nelle liste nel M5s. Fedelissimo di Beppe Grillo, era uno dei volti più noti del primo Movimento, con Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio. In quella legislatura diventa presidente della commissione di Vigilanza Rai, nel frattempo assume incarichi di primo piano tra i grillini. Nel 2018 – è l'anno dei primo governo grillino – Fico viene rieletto, questa volta per diventare presidente della Camera. “L'epoca dei privilegi è finita”, diceva allora. Giorni in cui si faceva immortalare in autobus mentre arrivava a Montecitorio. Un vezzo che ha dovuto abbandonare poco dopo per questioni di scorta e sicurezza.

 

Erano davvero altri tempi e un altro Fico, che sosteneva l'idea del Movimento orizzontale salvo poi diventare contiano. Dopo la fine di quella legislatura, l'ex deputato è rimasto ai margini del dibattito politico, defilato in attesa della nuova occasione. La candidatura in Campania, appunto. Che ha fatto litigare il Pd e ha fatto storcere il naso pure ai grillini d'un tempo. La coalizione che lo ha sostenuto è ampia, molto ampia. Al punto da tenere insieme la lista civica di De Luca, presidente a cui il M5s ha fatto opposizione, Clemente Mastella e poi Casa riformista di Renzi e Armando Cesaro. Quest'ultimo è il responsabile dei renziani in Campania, ma è anche il figlio di “Giggino a purpetta”, ovvero Luigi Cesaro, già senatore di Forza Italia e oggetto di violenti attacchi da parte del Movimento come simbolo del voto di scambio.

Adesso comunque è tutto passato, superato sulla strada che porta a Palazzo Santa Lucia. Anche la proverbiale austerità anti casta. E così per paradosso, in campagna elettorale Roberto Fico è stato attaccato dalla destra per la sua barca, Paprika. Ormeggiata tra l'altro a un prezzo tutto sommato modico, 550 euro, frutto di un privilegio da parlamentare a cui è stata concessa una deroga (come ha spiegato il ministero della Difesa).

Polemiche da campagna elettorale, che valgono quel che valgono. Cioè poco. Ma che restituiscono anche la traiettoria (e la maturazione) del M5s di Giuseppe Conte e di Roberto Fico. Tanto che a difendere l'ex presidente della Camera per la sua barca, alla fine, è arrivato pure Massimo D'Alema. 

Continua a leggere...

Autore
Il Foglio

Potrebbero anche piacerti