Chi è Giovanni Sartori, il re delle plusvalenze del calcio italiano
- Postato il 31 luglio 2025
- Di Panorama
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Dietro una grande squadra c’è sempre un ottimo direttore sportivo. Dietro il miracolo del Bologna che in due anni è tornato a respirare il calcio della Champions League e poi a conquistare la Coppa Italia, mezzo secolo e oltre l’ultima volta, c’è il lavoro competente e profondo di Giovanni Sartori. Ex calciatore di medio livello, una carriera trascorsa tra Serie B e Serie A con il picco nel Milan, dove era cresciuto facendo la trafila delle giovanili, e ora autentico Re Mida del calcio italiano.
C’è lui dietro il boom del Bologna di Joey Saputo, l’artefice dei successi di campo e di quello scudetto del bilancio finalmente in attivo dopo dieci anni di investimenti a perdere. Il patron ne aveva messi tanti di denari dal 2014 al 2024: 248 milioni di euro di passivi coperti con quasi 290 di versamenti e prestiti. Poi la svolta. Il 30 giugno scorso il primo conto in utile grazie ai ricavi della Champions League e ai numeri del player trading. Il palcoscenico di Giovanni Sartori.
Chi è Giovanni Sartori, direttore sportivo del Bologna
Originario di Lodi, classe 1957, Giovanni Sartori ha iniziato la sua carriera da direttore sportivo nel 1992 al Chievo, società con la quale aveva vissuto gli ultimi mesi da calciatore professionista al termine di una carriera impreziosita dallo scudetto della stella conquistato con il Milan nel 1979.
Proprio al Chievo ha cominciato ad alimentare la sua fama di dirigente competente e attento. Nei primi anni Duemila è sua la firma dietro la parabola felice dei Mussi Volanti, squadra di un quartiere che arriva fino alla soglia della Champions League e che vive stagioni in Serie A ben al di sopra delle possibilità concesse dal bacino d’utenza di una realtà schiacciata anche dalla compresenza dell’Hellas Verona.
Poi altri otto anni all’Atalanta, dal 2014 al 2022, nella prima fase dell’esplosione del club bergamasco di cui è responsabile dell’area tecnica: qualificazioni in sequenza a Champions ed Europa League, i quarti di finale persi all’ultimo minuto contro il Psg nel 2020 e due finali di Coppa Italia senza la gioia della vittoria ma con la consapevolezza di aver gettato le basi per un progetto sportivo vincente, sostenibile e profittevole. Quasi un unicum in un calcio italiano rassegnato a perdere, prima solo nei conti e poi anche in campo.
Nel 2022 lo sbarco al Bologna di Saputo di cui sta facendo le fortune: i felsinei sono entrati in pianta stabile nella borghesia della Serie A e lo hanno fatto senza paura di sposare la politica di Saputo, cedendo ogni estate giocatori valorizzati e diventati asset di mercato per poi reinvestire in giovani di talento per ricostruire la catena.
Giovanni Sartori, le sue cessioni record con il Bologna
In due estati il Bologna ha realizzato incassi per quasi 160 milioni di euro con soli quattro movimenti di mercato, giocatori pagati complessivamente solo pochi mesi prima una trentina di milioni. Plusvalenze secche, progetti di campioni presi al momento giusto e poi fatti esplodere al Dall’Ara e messi in circolo con grande soddisfazione economica.
Nel 2024 la cessione di Joshua Zirkzee, attaccante prelevato due anni prima dal Bayern Monaco investendo 8,5 milioni e rivenduto al Manchester United per 42,5. Denaro in parte da riconoscere ai bavaresi secondo uno schema utilizzato spesso da Sartori per riuscire a portare a Bologna talenti da costruire o rilanciare. L’altro esempio? Riccardo Calafiori, ricostruito dopo infortunio e pescato dal Basilea per 4 milioni per essere ceduto all’Arsenal per 45 con percentuale di rivendita a favore degli svizzeri.
Quest’anno altri due colpi in uscita moltiplicando gli investimenti fatti. Il difensore Sam Beukema, selezionato dall’AZ Alkmaar e pagato 8 milioni nel 2023 per poi ricavarcene 31 due anni più tardi (Napoli) e l’ala sinistra Dan Ndoye, il vero capolavoro dell’estate di Sartori: anche lui dal Basilea, 10 milioni di euro nel 2023 e poi spedito al Nottingham Forest in un’operazione che consentirà ai felsinei di intascarne non meno di 40 più bonus.
Un sistema affinato in anni di carriera. All’Atalanta, ad esempio, Sartori ha firmato alcuni dei colpi più importanti della sua storia di direttore sportivo: Kulusevski (da 3 a 35 milioni di euro), Kessié (da 1,5 a 32), Gosens (da 1 a 27), Cristante (da 9 a 30), Bastoni (ceduto per 31 all’Inter) e Romero (da 17 a 50).
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