Che sta succedendo in Texas e perché il governatore trumpiano vuole far arrestare i senatori dem in “fuga” dallo Stato
- Postato il 5 agosto 2025
- Politica
- Di Blitz
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È battaglia senza precedenti in Usa tra stati repubblicani e democratici per ridisegnare a proprio vantaggio la mappa dei collegi elettorali (il cosiddetto gerrymandering) in vista delle elezioni di Midterm, dove in genere il partito che ha vinto la Casa Bianca perde in almeno uno dei due rami del Parlamento, come successo ai dem con Obama nel 2010 e con Biden nel 2022, e ai repubblicani con Trump nel 2018.
Ad accendere le polveri è stato Trump che, temendo di perdere la Camera nel novembre 2026, rischiando il blocco della sua agenda e anche eventuali impeachment, ha chiesto al governatore del Texas Greg Abbott di ridisegnare i distretti elettorali in modo da garantire ai repubblicani la vittoria in cinque seggi. Al momento il Grand Old Party controlla la House con una maggioranza risicatissima: 219 a 212, con il quorum fissato a 218 e quattro seggi vacanti. “Otterremo cinque nuovi seggi in Texas, ma abbiamo un paio di altri stati in cui ne otterremo altri”, ha detto il presidente ai giornalisti il mese scorso. Tra gli stati “red” che valutano di cambiare i confini dei distretti elettorali ci sono l’Ohio, il Missouri, l’Indiana, il New Hampshire e la Florida.

Abbott ha eseguito subito l’ordine del tycoon e ha convocato una sessione legislativa speciale per far approvare la nuova mappa dei collegi. Ma i deputati dem sono volati fuori dallo Stato per far mancare il numero legale (due terzi dei 150 membri della Camera) e boicottare la modifica. La loro intenzione è restare tra Boston, New York e Chicago fino alla conclusione della sessione, il 19 agosto. Il governatore del Texas si è spinto oltre ed ha ordinato di farli arrestare.
La Camera del Texas ha approvato con 85 voti favorevoli e 6 contrari la richiesta di arresto e Arbott ed ha ordinato alle forze dell’ordine texane di “localizzare, fermare e riportare in Aula tutti coloro che sono venuti meno al loro dovere verso i texani”. Si tratta tuttavia di una richiesta simbolica dato che il mandato di arresto è applicabile soltanto all’interno dei confini del Texas. E i democratici in fuga contavano di restare fuori per due settimane, fino alla conclusione della speciale sessione legislativa estiva.
Il problema del voto sui ristori a chi è stato colpito dall’alluvione
Per aver abbandonato il seggio, al di là dell’arresto, i senatori dem rischiano multe di 500 dollari al giorno. La loro mossa potrebbe però non piacere anche ad alcuni dei loro elettori: la loro assenza impedisce infatti di discutere le norme per affrontare la questione delle recenti inondazioni che hanno colpito il Texas.
Il governatore aveva originariamente detto che avrebbe cercato di rimuovere i deputati se non fossero tornati al loro posto entro le tre del pomeriggio di ieri, affermando inoltre che commettono “un crimine” se cercano di raccogliere fondi per pagare le multe legate alla loro assenza. Queste le parole di Abott: “I democratici del Texas sono venuti meno al loro dovere. Lasciando il Texas tengono in ostaggio una legge chiave per aiutare le vittime delle inondazioni e portare avanti misure fiscali”.
Il cambio della mappa elettorale
I democratici texani hanno utilizzato la stessa tattica due volte negli ultimi 22 anni di predominio repubblicano. I loro sforzi sono però sempre falliti. Questa volta però la battaglia sta diventando nazionale, con gli stati “blue” che minacciano misure simmetriche, ossia di plasmare i collegi a loro favore per controbilanciare le manovre repubblicane. A incoraggiarli anche i vertici del partito: “I democratici dovrebbero essere pronti a rispondere con le stesse armi per contrastare il vile piano di Trump e dei repubblicani di manipolare le mappe elettorali a loro favore“, ha avvisato Ken Martin, presidente del comitato nazionale dem.
Il primo stato a contrastare il fuoco nemico è stata la California. “Risponderemo pan per focaccia alla manipolazione del sistema da parte del presidente degli Stati Uniti”, ha ammonito il governatore (e potenziale candidato presidenziale nel 2028) Gavin Newsom, che ha ipotizzato un voto straordinario a novembre per chiamare gli elettori a cambiare la mappa elettorale del Goldem State. Iniziative analoghe sono state ventilate nell’Illinois e nell’Empire State.
Tutti gli stati devono tracciare nuovi confini dei collegi all’inizio di ogni decennio per tenere conto degli spostamenti demografici identificati dal censimento, col partito al potere che spesso tenta di disegnare mappe a suo favore: la maggior parte degli stati infatti conferisce ai legislatori questo potere (solo otto stati utilizzano commissioni indipendenti). Rivedere i distretti a metà decennio è insolito. Ma nell’era Trump nulla è ‘as usual’, con il governatore della California Gavin Newsom che ha detto che “al fuoco si risponde con il fuoco”.
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