Che mondo vedremo con gli occhiali intelligenti?

  • Postato il 13 settembre 2025
  • Di Panorama
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Evviva. Tra breve ci libereremo del nostro padrone, il telefonino. Tramonterà con lui l’era digitale, il nostro fare, dire e sapere ridotto all’indice che pigia su tasti e schermo. Non avremo più sempre tra le mani questo piccolo oracolo tuttofare, questo tabernacolo miracoloso e questa scatola nera in cui è racchiuso tutto ciò che siamo, inclusa la carta di credito e l’universo di contatti, relazioni, archivi. Stiamo entrando nell’era occhiuta. La filiera si accorcerà al minimo, il nostro viaggiare nel mondo sarà diretto, senza più la mediazione della mano, che si atrofizzerà. Basterà un paio d’occhiali magici che ci faranno vedere il mondo e il sopramondo, inclusi i mondi di mezzo, ovvero la realtà e il Web, lo scibile umano e le meraviglie tecnologiche. E come già succede con gli occhiali per sordi, oltre a vedere potremo ascoltare, oltre che interloquire e farci vedere da remoto.

I messia tecnologici del futuro annunciano che gli smart glasses stanno facendo passi da gigante e stanno velocemente attrezzandosi a compiere il passo decisivo: tutto quel che facciamo tramite lo smartphone, lo potremo fare stando con le mani in mano, ovvero senza neanche avere questa scatoletta in grembo né agire con le dita.

Ci arriverà come in una visione inforcando un paio di occhiali intelligenti. L’Intelligenza artificiale ci mostrerà il mondo intero minuto per minuto e la bottega retrostante; e ci sussurrerà direttamente all’orecchio tutto quel che vogliamo sapere cogliendo direttamente dalla nostra bocca tutto quello che vogliamo dire. Se non credete a me, credete a Mark Zuckerberg, il famoso ceo di Meta, il quale prevede che gli occhiali dotati di Intelligenza artificiale diventeranno il nostro principale strumento di comunicazione e interazione. Si chiamerà ancora digitale, ma il dito è praticamente scomparso, o se preferite è un dito nell’occhio, assorbito cioè dalle lenti intelligenti, tuttofare. Si associano giganti industriali e del Web in sodalizio a rendere le lenti la nostra vera porta universale o se preferite la nostra chiave universale per aprire ogni porta. EssilorLuxottica e Oakley Meta hanno stretto un patto per produrre questo miracolo e mettercelo lì, sul naso, davanti ai nostri occhi. E il primo parto di quell’accoppiamento sono stati i Ray-ban Meta, e poi gli occhiali sperimentali Aria Gen 2, ma sono solo i precursori di un cammino vertiginoso verso gli occhiali onnifacenti, onnipensanti, onnivedenti. Si stanno muovendo altri colossi, come Samsung, Apple e Google. E altre sigle a noi meno note; ci stanno lavorando americani, cinesi, coreani e ovunque ci sia impresa e ricerca tecnologica. Dall’Europa non giungono segnali di vita, al più riflessi condizionati, cioè a cascata o a rimorchio. 

Dietro quel paio di lenti lavorano videocamere, sensori ipersensibili, microchip, gps, microfoni, intelligenze artificiali; tutta una catena di montaggio dei dispositivi più sofisticati della tecnologia. Che sfociano in questo prodotto miracoloso che vivremo ad occhi aperti, non solo per la meraviglia. Si sta cercando di tarare gli occhiali in modo che siano in linea con i gusti, con prezzi accessibili, design accattivanti, per renderli più appetibili e disponibili a mercati sempre più vasti. Si prevede che nel giro di due anni arriveranno prodotti con doppio display e altre possibilità sconosciute, finora impensabili. Chi inforcherà quegli occhiali potrà vedere il mondo nuovo, oltre che quello vecchio. E per altri versi, quella montatura sarà un po’ come i prodigiosi stivali del gatto fiabesco, la lampada di Aladino e la bacchetta magica. Parafrasando una vecchia canzone: basta un paio d’occhiali nuovi e puoi girare tutto il mondo. E pure conoscerlo. Il passo successivo sarà il microchip impiantato direttamente nel cervello, come dice Elon Musk.

Pensando però che tutto verrà a noi dalle lenti e dalla loro carrozzeria prodigiosa, come interagiremo, cosa faremo, oltre all’antico compito di pulirle con una pezzuola di daino artificiale? Come faremo a regolare e veicolare questo flusso di informazioni di ogni tipo se tutto accade davanti ai nostri occhi disarmati, senza che potremo mettere le mani avanti e la nostra unica possibilità alternativa sarà quella di toglierci gli occhiali, cioè sottrarci al loro dominio totalitario, interrompere il flusso, ma non pilotarlo o interagire con la nostra intelligenza critica? Saranno le ciglia, le palpebre a regolare gli accessi? E la voce a sostituire la scrittura? Quanto più si accorcia la filiera e si condensa in uno strumento piccolo e meno manipolabile, tanto più si restringe la nostra azione e vorrei dire il nostro pensiero, comunque il nostro raggio d’incidenza tra l’agire e il decidere. Certo, resterà comunque la nostra capacità di apprendere e mettere a frutto tutto quel bendidio (o del diavolo) che ci offriranno gli occhiali.

Ma come faremo a esercitare le nostre facoltà e come si esprimeranno? Sfiducioso e preoccupato per indole e ragionamento fino alle penultime cose, sono invece fiducioso nelle ultime e ad esse infine mi affido: alla fine si troverà il rimedio, ci sarà il fattore X che non abbiamo finora preso in considerazione che renderà decisiva la nostra intelligenza e la nostra scelta, insieme all’imprevedibilità del mondo e delle situazioni. Giostreremo tra caso e destino. Quegli occhiali avranno ancora bisogno dei nostri occhi pensanti; e se non sarà così, finiranno per diventare un gioco e un giocattolo, un capriccio e una distrazione. Le vie del futuro, come quelle del Signore, sono infinite, più degli algoritmi. 

Autore
Panorama

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