Che esordio per il Quartetto di Milano: le Stagioni di Vivaldi con Savall, Bakieva e le Musiciennes. Borletti Buitoni: “Musica classica poco sostenuta dalle istituzioni”
- Postato il 23 ottobre 2025
- Musica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Sono passati trecento anni da quando per la prima volta finirono nero su bianco, sotto il marchio di un editore di Amsterdam, le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi, ciclo di concerti tra i più popolari, anzi familiari, riconoscibili della storia, dal silenzio compìto delle sale di tutto il mondo agli istanti di attesa di qualche svogliato call center, simbolo del successo di suoni che attraversano i secoli e, con la lorosagoma monumentale, parlano al presente, al futuro. Nel 1725 veniva stampato Il cimento dell’armonia e dell’inventione, raccolta di dodici concerti che battezzata così dal “prete rosso” come dichiarazione esplicita del suo divertimento nella sperimentazione con gli strumenti musicali. Un sentimento – la gioia di suonare, il velo del sorriso che apre alla speranza – che ha dato tutta l’impressione di reincarnarsi sul palco della Sala Verdi del Conservatorio di Milano per l’inaugurazione della stagione concertistica della Società del Quartetto, affidata al livello assoluto delle Musiciennes du concert des Nations, della violinista solista Alfia Bakieva e del direttore d’orchestra Jordi Savall. Una formazione che si è già esibita in altre occasioni in Italia negli ultimi mesi e che a Milano rinnova la capacità di diletto, quasi di gioco, accanto all’abilità virtuosistica e il talento adamantino delle musiciste. Un ribaltamento delle proporzioni sul palco – un direttore uomo (e che uomo), 19 musiciste donne – che rende giustizia al mondo della musica classica per riscattare il dibattito (peraltro sacrosanto) dall’affaire (peraltro penoso) Venezi-Fenice.
Motore di questa spensieratezza contagiosa è senz’altro Bakieva, autentico asso di interpretazione, partecipazione, complicità, ironia che scambia di continuo – tramite sorrisi e sguardi – con le altre musiciste e col pubblico. “Sembra che suoni con lo spirito di vivaldi” è l’attestazione che le fa – in presa diretta – il maestro Savall in un piccolo fuoriprogramma prima del bis (anche quello dedicato a Vivaldi). Bakieva – violinista russa di origini tartare che vive in Austria – trascina e si fa trascinare dall’ensemble tutto femminile delle Musiciennes, realtà che si ispira all’Ospedale della Pietà di Venezia, che nel Seicento dava la possibilità alle giovani orfane di studiare e suonare musica e che aveva tra i docenti proprio Vivaldi. Dal 2019 quella storia è in qualche modo ricominciata, con la selezione di musiciste under 39. Ne è nata un’orchestra di 18 elementi che arrivano da 8 Paesi. Il risultato di tale qualità è riconfermato dall’applauso intenso e insistito della Sala Verdi che ha tributato il consueto affettuoso tributo al maestro catalano Jordi Savall, assidua conoscenza del pubblico italiano e in particolare di Milano, colonna della ricerca della musica antica – e in certi casi dimenticata. “La classica era finita nell’oblio – ha detto prima del concerto in un’intervista al Giorno -. Dal Medioevo, fino a che Mendelssohn non riscopre Bach, ogni compositore veniva cancellato dal successore. Eppure solo la musica del passato e del presente dona pace interiore”. Il concerto di Milano ha avuto il valore aggiunto di essere accompagnato – ancora sotto lo sguardo di Savall – dai sonetti che accompagnarono la pubblicazione delle Quattro Stagioni e guidavano l’ascoltatore tra danze contadine, latrati di cani, tempeste, canti d’uccelli. In questo caso la voce narrante (quella dell’attrice e doppiatrice Olivia Manescalchi) ha fatto in certi casi quasi da contrappunto con la musica dell’orchestra.
La Società del Quartetto di Milano, l’associazione concertistica che ha il primato della più lunga programmazione ininterrotta e ha virato intorno alla boa dei 161 anni, si conferma punto di riferimento e dopo gli anni un po’ più bui del post-Covid ha invertito la tendenza dell’andamento degli abbonamenti, come ha spiegato la presidente Ilaria Borletti Buitoni, ex presidente del Fai e sottosegretaria alla Cultura durante i governi di centrosinistra fino al 2018, la quale non ha mancato di indirizzare un messaggio severo alle istituzioni (nomi e cognomi? Ministero e Comune) che non fanno abbastanza per sostenere la musica classica che è una vocazione secolare dell’Italia: il più autorevole esempio di made in Italy.
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