Che cosa c’è di sbagliato nell’essere sentimentali e permalosi?
- Postato il 25 ottobre 2024
- Di Il Foglio
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Che cosa c’è di sbagliato nell’essere sentimentali e permalosi?
Chissà poi cosa c’è di tanto sbagliato nell’essere sentimentali e permalosi, soprattutto in autunno quando piove e cadono le foglie. Già il fatto che piova mi offende, ma lo sopporto, resisto, non dò la colpa a nessuno. Sto zitta, sorrido. Poi cadono le foglie, e io ancora sopporto, resisto, cerco di non pensare alla morte, non me la prendo con gli alberi, non me la prendo con le persone: resto salda, solo con molto più sonno, sorrido di meno. Ma poi il cane rientra pieno di foglie secche e fango attaccate qua e là, bagnato di pioggia si rotola sul tappeto, schiaccia le foglie, sparge il fango, nessuno lo nota tranne me che però già sento le lacrime salirmi agli occhi. Ma resisto, e mi viene un sonno tremendo. Dico: ma le foglie e il fango? Non vedete?
E loro rispondono: quali foglie, quale fango?, e se ne vanno. Come in quelle storie di mariti che vogliono fare impazzire le mogli, e negano quello che lei sa, quello che ha visto, negano le tracce di rossetto sulle camicie, negano le telefonate sottovoce, negano di essere stati fuori quattro ore per comprare le sigarette, negano di essere rientrati a casa con una signora nuda col cappello che fuma una sigaretta e dicono alla moglie sei pazza, non c’è nessuno qui, nessuno sta fumando, devi curarti. E alla moglie viene in effetti il dubbio di essere pazza, forse quella puzza di fumo viene dalla strada, forse quella signora nuda col cappello è un’allucinazione, forse è solo l’autunno, e così tutto il resto.
Allo stesso modo loro mi dicono che non c’è fango, che non c’è puzza di fumo, che fuori non piove nemmeno, che nessun cane si sta rotolando nel fango sul tappeto. E mi guardano, mi guardano in quel modo stupito, finto preoccupato, mi dicono: ma ma mamma. Io insisto, perché non mi faccio fregare, non sono mica pazza, dico ma chi è che sta fumando, ma guardate quei pezzi di fango, guardate il cane com’è bagnato, ma poi perché mi parlate così, come vi permettete di trattarmi come se avessi le allucinazioni. E loro fanno dei sorrisetti e dicono: va bene mamma. Io allora come posso restare salda, restare calma, ci sono riuscita per mille ore, ora basta.
Chissà poi cosa c’è di tanto sbagliato nell’essere sentimentali e permalosi, soprattutto in autunno, con queste foglie cadute, con questa pioggia: basterebbe che non rispondessero: “Niente” a tutte le mie domande. Cos’hai fatto oggi? Niente. Cosa fai domani? Niente. Cos’hai fatto a scuola? Niente. Com’era la lezione all’università? Niente. Chi hai incontrato? Niente. Hai fame? Niente. Al centomillesimo niente, anche le persone salde come me prendono un oggetto, non un oggetto qualunque ma un oggetto a cui tengono molto, e lo lanciano contro un muro. Oppure staccano una porta. Fanno una corsa sotto la pioggia e si ricoprono di fango e di foglie.
Ma il vantaggio di essere tanto sentimentali e permalosi è che, in aggiunta alla porta staccata, in autunno si tiene il muso e si sta seduti in silenzio a rimuginare fino a che qualcuno arriva e dice: ma che succede?, e finalmente anche noi sentimentali e permalosi possiamo rispondere: niente. Aspettiamo quel momento delizioso con trepidazione, ci alleniamo a scandire il “niente” in modo brusco ma significativo al tempo stesso. Un niente che resterà. Eppure, autunno dopo autunno, succede sempre più spesso di stare sedute a rimuginare sulle foglie cadute senza risultato. Ehi, voi, ma no dovevate chiedermi qualcosa? No no, mamma, niente.
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