Cetraro, usura ad un imprenditore all’ombra del clan Muto
- Postato il 3 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Cetraro, usura ad un imprenditore all’ombra del clan Muto
La denuncia di un imprenditore vittima di usura ha portato ad una nuova misura e fa luce sul quadro preoccupante del territorio di Cetraro segnato dalla presenza del clan Muto
CATANZARO – La Dda di Catanzaro ha fatto scattare un’ulteriore misura cautelare nei confronti di Franco Pinto e Cinzia Maritato, marito e moglie originari di Acquappesa e residenti a Cetraro, già detenuti da mesi in seguito a un provvedimento del Tribunale di Paola. L’ordinanza, firmata dal gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda, riconosce gravi indizi di colpevolezza per i reati di usura ed estorsione aggravati dal metodo mafioso. Si tratta dello sviluppo di una vicenda che ha già segnato profondamente la cronaca del Tirreno cosentino. Pinto e Maritato erano stati arrestati lo scorso aprile, dopo che un imprenditore locale, Francesco Occhiuzzi, aveva trovato il coraggio di denunciare un sistema di pressioni, minacce e prestiti usurari durato oltre trent’anni.
La Procura di Paola, guidata da Domenico Fiordalisi, aveva disposto i primi fermi, portando alla luce una spirale debitoria che aveva schiacciato la vittima con interessi esorbitanti e violenze fisiche documentate.
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Le nuove indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Catanzaro, con il supporto del Servizio Centrale I.C.O. di Roma e del Comando Provinciale di Cosenza, hanno confermato l’impianto accusatorio e lo hanno aggravato: le condotte contestate a Pinto e Maritato non sarebbero state soltanto episodi di usura e sopraffazione individuale, ma si sarebbero innestate in un contesto di criminalità organizzata. Per il gip, infatti, sussistono elementi tali da ritenere che le estorsioni siano aggravate dal metodo mafioso, in quanto idonee a generare nella vittima un timore radicato e a consolidare il controllo del territorio.
LA DENUNCIA DI USURA E IL TERRITORIO DI CETRARO SEGNATO DALLA PRESENZA DEL CLAN MUTO
L’inchiesta si colloca in un quadro più ampio, quello di un’area, Cetraro, da anni segnata dalla presenza della storica cosca guidata da Franco Muto, detto “u luongu”, definito dagli inquirenti come “il re del pesce”. Negli ultimi anni, la città ha vissuto una nuova ondata di violenza: il ferimento di Guido Pinto a colpi di Kalashnikov nel 2022, l’omicidio di Alessandro Cataldo nel 2023 e, più di recente, quest’anno, l’assassinio di Giuseppe Corallo. A questi episodi si sono aggiunti atti dimostrativi di forza tipici del controllo criminale: l’incendio di automezzi, il sabotaggio delle telecamere di videosorveglianza comunale, colpi d’arma da fuoco contro attività commerciali.
Ultimo tra tutti l’intimidazione ai danni de “Il Castello” di Sangineto, che ha portato ad una serie di arresti la settimana scorsa. Il quadro investigativo emerso dalla Dda conferma come il sistema usurario contestato a Pinto e Maritato non possa essere letto in maniera isolata, ma vada collocato all’interno di un clima intimidatorio più vasto, che ha reso per anni difficile ogni forma di denuncia. Proprio in questo contesto, la scelta di Occhiuzzi di rivolgersi alla giustizia assume un valore ancora più rilevante. Le sue dichiarazioni, ritenute attendibili dagli inquirenti, hanno trovato riscontro nelle registrazioni consegnate agli investigatori, nella testimonianza di un vicino di casa e, soprattutto, nella confessione parziale dello stesso Pinto, che ha ammesso di aver ricevuto almeno 50.000 euro dalla vittima.
PER I CONIUGI USURAI L’ACCUSA DI USURA ED ESTORSIONE AGGRAVATA DAL METODO MAFIOSO
Nei mesi scorsi, il Tribunale del Riesame di Catanzaro aveva confermato per entrambi la custodia cautelare in carcere, respingendo i ricorsi difensivi. Ora, con il nuovo provvedimento della DDA, il profilo delle accuse si fa ancora più pesante: usura ed estorsione aggravate dal metodo mafioso, un’accusa che porta la vicenda oltre la semplice dimensione individuale, inserendola in un sistema criminale radicato e capillare. Si ricorda che, come precisa il comunicato della Procura, gli indagati godono della presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva.
Tuttavia, le risultanze raccolte fino a oggi segnano un passo decisivo nel processo giudiziario e testimoniano la continuità dell’azione investigativa che dalla Procura di Paola si è estesa ora alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, in un lavoro sinergico volto a scardinare reti di potere e omertà che hanno per troppo tempo condizionato la vita civile ed economica del tirreno cosentino.
Il Quotidiano del Sud.
Cetraro, usura ad un imprenditore all’ombra del clan Muto