Cecilia Sala, l’articolo di Blitz sul silenzio stampa rimbalza in Venezuela
- Postato il 5 gennaio 2025
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- Di Blitz
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Ora che i genitori di Cecilia Sala hanno chiesto il silenzio stampa sull’arresto e la detenzione della loro figlia nel carcere di Evin, in Iran, crediamo sia rispettoso, se non obbligatorio mettere la sordina. Insomma, da oggi in poi, chi fa informazione non dovrebbe infrangere questa regola perché ne va della incolumità della nostra collega, responsabile solo di aver svolto il suo lavoro con la massima serietà.
Perché il silenzio su Cecilia Sala? In queste circostanze la dietrologia fa male e non fa bene a chi invece dalle operazioni diplomatiche ne deve trarre beneficio. E’ inutile dire: “ Si è giusto, siamo con i genitori di Cecilia” e poi continuare il chiacchiericcio per tentare un inutile scoop che serve solo a far danni. La libertà di stampa è sacrosanta, la prevede espressamente anche l’articolo 21 della nostra Costituzione. Però, libertà non vuol dire andare oltre le regole e produrre un effetto contrario a quello voluto.
Ieri, Blitz si è occupato del caso mettendo in primo piano proprio la libertà di stampa del tutto sconosciuta in Iran, il paese che ha messo le manette a Cecilia. Noi crediamo che questo principio sacrosanto non debba essere un colpo al cuore per chi soffre e chiede di essere liberata proprio perché non ha violato nessuna norma.
Il nostro articolo è andato oltre Oceano e anche in Europa. Un gruppo di giornalisti uruguaiani che stampano un giornale in lingua italiana ci ha scritto ritenendo l’articolo rappresenta un must per i giovani che vogliono avvicinarsi alla nostra professione. Dalla Spagna, i giovani che studiano con l’aiuto di Erasmus vorranno tenere un dibattito sull’argomento che coinvolga molti universitari anche di lingua diversa dalla nostra. Una soddisfazione? Se rispondessimo no, diremmo una falsità.
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