C’è una Sanità che funziona. Ci scrive il presidente del Lazio, Rocca
- Postato il 15 novembre 2025
- Di Il Foglio
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C’è una Sanità che funziona. Ci scrive il presidente del Lazio, Rocca
Al direttore - L’editoriale da lei firmato, a partire dai dati Istat che raccontano l’ascesa del numero di centenari in Italia, ha il merito di inquadrare con intelligenza una questione che troppo spesso viene banalizzata. Invecchiare non è solo vivere più a lungo. E’ abitare una fase diversa della vita che richiede istituzioni capaci di adattarsi e ripensarsi. Nel Lazio, la fotografia che ci restituiscono gli stessi dati Istat ci colloca in una necessaria e giusta posizione di responsabilità. L’aspettativa di vita nella nostra regione, infatti, ha toccato quota 82,8 anni, al di sopra della media nazionale. Ma questo dato, pur essendo frutto di una buona performance del Servizio sanitario regionale, non può essere considerato un punto di arrivo. E’ un punto di partenza, ed è anche una sfida: che tipo di vita stiamo garantendo a chi vive più a lungo? E soprattutto, come prepariamo il sistema sanitario, sociale ed economico ad accompagnare una popolazione sempre più longeva? Le tre direttrici che lei ha indicato – la qualità della spesa pubblica, la centralità del merito, la trasformazione del sistema sanitario – non solo mi vedono pienamente d’accordo, ma coincidono con le direttrici lungo cui stiamo orientando l’intera azione regionale da quando ho assunto il ruolo di presidente, mantenendo per scelta personale la delega alla Sanità.
Dalla spesa facile alla buona spesa
Il bilancio regionale che abbiamo ereditato raccontava una storia difficile, fatta di sacrifici imposti da anni di commissariamento, e di scelte spesso obbligate. Oggi, anche grazie a una gestione più rigorosa e orientata all’equilibrio, possiamo finalmente tornare a investire. Ma attenzione: non si tratta di spendere di più. Si tratta di spendere meglio e in modo appropriato. La buona spesa è quella che produce salute, prossimità, efficienza e umanizzazione delle cure. E’ quella che non moltiplica cattedrali nel deserto, ma costruisce reti funzionali attorno alle persone. E’ quella che non compra consenso, ma costruisce fiducia. Ed è proprio questa visione che ci guida nella pianificazione territoriale e nell’utilizzo delle risorse straordinarie del Pnrr.
Il merito come infrastruttura della qualità
In sanità, la competenza non è un accessorio, ma la spina dorsale della fiducia pubblica. Per questo ritengo inaccettabile che la permanenza nei ruoli apicali sia disgiunta dalla valutazione della qualità. Non può esistere – e non deve più esistere – un primario “a vita” se la sua guida non è all’altezza delle sfide cliniche e organizzative. Il nostro obiettivo è semplice: rimettere al centro il valore delle persone, delle équipe, delle buone pratiche. Il merito è una condizione necessaria per costruire un sistema sanitario all’altezza del presente.
Superare l’ospedalocentrismo per essere prossimi alle persone
Il Servizio sanitario italiano è nato per la gestione delle malattie acute. Ma la società in cui viviamo è dominata dalla cronicità e sarà sempre più così. L’anziano, spesso portatore di fragilità multiple, ha bisogno di una sanità che non aspetti l’emergenza, ma la prevenga. Per questo abbiamo lavorato finora e stiamo lavorando, in coerenza con il disegno del dm 77 e con le linee strategiche del Pnrr, alla costruzione di una sanità di comunità: Case e Ospedali della Comunità, anche come luoghi di prevenzione, Centrali operative territoriali per facilitare la continuità dell’assistenza, telemedicina perché le cure siano più prossime, assistenza domiciliare integrata perché la casa sia davvero il primo luogo di cura. E’ un salto culturale, prima ancora che organizzativo: significa affermare che la cura non si misura solo in prestazioni, ma in relazioni, in continuità, in prossimità. Significa ridare centralità al medico di medicina generale, valorizzare gli specialisti ambulatoriali, immaginare nuove figure socioassistenziali che possano essere punto di riferimento stabile per i nostri anziani. C’è un pensiero del filosofo tedesco Hans-Georg Gadamer che porto spesso con me: “La salute è quel silenzioso equilibrio che si fa sentire solo quando si spezza”. Il nostro compito è proprio questo: non aspettare che il silenzio si rompa, ma custodirlo, proteggerlo e renderlo accessibile a tutti. In fondo, dietro l’aumento dei centenari non c’è solo una conquista biologica. C’è – o dovrebbe esserci – la promessa che una vita lunga possa essere anche una vita degna. E questa promessa non si realizza con gli annunci, ma con le riforme. Non con i tagli lineari, ma con le scelte coraggiose. Non con la retorica della longevità, ma con l’etica della responsabilità. La politica, quando è all’altezza del suo compito, ha il dovere di guardare lontano. E una società che guarda lontano è una società che si prende cura dei suoi anziani non come un peso, ma come una risorsa, una memoria attiva, una presenza da accompagnare con rispetto, intelligenza e umanità.
Con stima e gratitudine per lo spunto che ci ha offerto,
Le porgo i miei più cordiali saluti.
Francesco Rocca, presidente della regione Lazio
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