C’è tanta architettura, storie e arte contemporanea se siete alle Canarie

  • Postato il 12 agosto 2025
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Sole, spiagge e divertimento per una vacanza “all included” per pensionati tedeschi, inglesi e olandesi in cerca di posti caldi dove trascorrere l’inverno? Se questa è l’immagine classica delle Canarie, la realtà è ben diversa, ed è molto più interessante e variegata. Non Ibiza né Mykonos, né Marbella o Madeira, tutt’altro. Incuriosito dai racconti dell’artista Giovanni Ozzola, che si è trasferito a Tenerife più di dieci anni fa, ho deciso di dedicare un viaggio alle Canarie Occidentali, meno conosciute rispetto alle Orientali (Gran Canaria, Fuerteventura e Lanzarote), più conformi agli standard del turismo di massa. Così, le mie attenzioni si sono rivolte a Tenerife, Gomera e El Hierro: non solo isole, ma mondi completamente diversi, a poche miglia di navigazione tra loro, collegate tra loro dall’ottima compagnia di traghetti svedese Fred Olsen

Tenerife, l’orgogliosa

L’isola principale e la più grande delle tre, moderna e aperta al futuro, è Tenerife. La capitale Santa Cruz è una porta perfetta per entrare a contatto con “los Canarios”, che guardano alla Spagna come alla “Peninsula” e al loro capo politico e amministrativo con rispetto e deferenza, anche se si sentono un pochino lontani e poco dalla nazione alla quale appartengono. Si chiama “Cabildo” ed è una sorta di governatore di ogni isola, responsabile della sua gestione nei confronti del governo centrale. È a lui che si devono alcuni investimenti culturali con un occhio speciale all’architettura contemporanea di grande qualità. Così, nel 2003 è stato costruito sul mare un Auditorium firmato da Santiago Calatrava, ispirato alla forma dell’occhio umano: nelle sue sale, sempre affollatissime, spettacoli teatrali, concerti di musica sinfonica e da camera, conferenze, convegni ma anche graduation organizzate dall’ Università di Tenerife. A poche centinaia di metri di distanza, non a caso, si trova il Parque Maritimo Cesar Manrique: un grande parco acquatico pubblico progettato nel 1995 dall’architetto Cesar Manrique   con una notevole attenzione al genius loci dell’isola, nelle forme e nei materiali. 

Arte, cultura e sport a Tenerife

In pieno centro storico si trova il TEA (Tenerife Espacio de las Artes), progettato dagli architetti svizzeri Herzog & De Meuron nel 2008, sette anni dopo la Tate Modern: un ampio rettangolo minimale in pietra vulcanica (come gli edifici di Manrique). Il TEA, ad ingresso gratuito, ospita una biblioteca, un centro di fotografia e un ottimo museo di arte contemporanea: alla fine di luglio i tre spazi espositivi erano occupati dalla mostra Rebeldía y disciplina. Una posible historia de los grupos de artistas de Canarias a partir de la colección de TEA. Si tratta di una rigorosa e puntuale storia dell’arte canaria dal 1918 al 2025, ricca di informazioni preziose e sorprendenti, come i pittori degli Anni Trenta e l’influenza del surrealismo, l’arte astratta degli Anni Sessanta e i collettivi degli Anni Duemila, come El Apartamento (2008-2012) La Limonera, nato nel 2019 e tuttora attivo.

Teide, Laguna e  Orotava

Subito fuori da Santa Cruz la natura vulcanica dell’isola si rivela in tutta la sua potenza, nel percorso verso il Teide, che con i suoi 3178 metri è la montagna più alta di Spagna, al centro di un parco naturale spettacolari. Un paesaggio lunare tempestato da colate di lava di colori diversi, che si raggiunge con una strada che attraversa boschi, pinete, prati e formazioni rocciose fino alla base della funicolare che raggiunge la cima. Ma prima di intraprendere il cammino per il Teide è obbligatoria una visita a La Laguna, la prima capitale dell’isola, fondata nel 1496 dagli spagnoli, dopo la conquista dell’arcipelago: il centro storico è un gioiello di arte coloniale, che culmina nel Museo de Historia de Tenerife, ospitato nel palazzo costruito all’inizio del Cinquecento dalla famiglia di mercanti genovesi Lercaro. Un’atmosfera  sospesa nel tempo si trova anche  a Orotava , ricca e prospera cittadina  grazie all’esportazione  del vino nelle Americhe , dove tra strade acciottolate e aziende vinicole all’avanguardia (come Bodegas Tajinaste) , si possono visitare la Casa de Los Balcones, costruita nel 1632 – un tipico esempio di dimora gentilizia canaria – e  il Molino de Gofio La Maquina , uno dei pochi molini storici delle Canarie, dove si lavora il gofio, la miscela tradizionale di cereali tostati che costituisce il principale alimento dei canari.

Gomera, la tropicale

Alle Canarie ogni isola è un mondo a sé. Gomera potrebbe appartenere ai Caraibi, o far parte dell’arcipelago delle Antille. Se a Tenerife si respira la contemporaneità, qui si ha la sensazione di essere arrivati in un luogo tropicale, che conserva ancora una natura selvaggia e quasi incontaminata. Già nel capoluogo, San Sebastiàn, l’atmosfera rallenta e si addolcisce con un barraquito (caffè con latte condensato, corretto al liquore) sorseggiato ai tavolini di uno dei caffè su plaza de las Americas, con i tavolini ombreggiati dalle chiome di otto alberi tropicali. Una passeggiata tra stradine acciottolate permette di raggiungere in pochi minuti i monumenti più pregevoli, come la Torre del Conde, immersa nel verde dell’omonimo parco, dove nel 1488 risiedeva Beatriz de Bobadilla, amante di Cristoforo Colombo, giunto sull’isola per fare le ultime provviste prima di intraprendere un viaggio che avrebbe cambiato il mondo. Interessante anche la Iglesia de la Virgen de l’Asuncion, dove Colombo pregò per l’ultima volta prima di affrontare la traversata dell’oceano, mentre è altamente consigliabile una visita al magnifico Parador de la Gomera, un albergo di lusso a picco sul mare, con una vista spettacolare.

I parchi e le foreste alle Canarie

Il cuore dell’isola, di forma circolare, è il Parco Nazionale di Garajonay, patrimonio dell’umanità perché custodisce una delle foreste più antiche del mondo, l’intricata laurisilva , che ricopriva buona parte dell’Europa nell’era terziaria , mentre oggi si conserva solo nelle isole dell’Atlantico. Qui Gomera sembra il set di Jurassic Park, e ci si aspetta di veder comparire un tirannosauro dietro il fitto sottobosco, avvolto da una leggera nebbiolina. Vedute panoramiche con picchi rocciosi che spuntano dal verde intenso della foresta, dai Miradores de Los Roques e del Morro de Agando, al centro dell’isola, dove gli antichi abitanti delle Canarie, i Guanci, avevano le loro roccaforti sacrificali. Ed erano sempre i Guanci, sterminati dagli Spagnoli alla fine del XV secolo, ad avere inventato il silbo gomero, una lingua che si parlava solo con il fischio, come richiamo da un’isola all’altra. Quasi scomparsa, dal 1999 è stata reintrodotta come materia di insegnamento obbligatorio nelle scuole dell’isola, e dal 2009 è protetta dall’Unesco: oggi i silbadores della Gomera sono più di 20000. 

Isole Canarie
Isole Canarie

El Hierro, la remota

Una scheggia di Islanda nel sud dell’Atalntico: così si potrebbe definire El Hierro, la più piccola e remota delle Canarie orientali. Scogliere a picco sul mare, formazioni laviche deserte, fondali marini strepitosi: la bellezza dell’isola è ruvida e selvaggia, al contrario di Gomera. Se quest’ultima ti cinge in un caldo e morbido abbraccio, El Hierro ti respinge perché devi conquistarne la fiducia. Silenziosa, scoscesa, misteriosa: dal capoluogo Valverde strade tortuose e non sempre asfaltate portano il visitatore verso alcune mete speciali. A partire dal Mirador de La Peña, progettato dall’architetto Cesar Manrique: dai tavolini del caffè-ristorante si gode una vista magnifica sulla parte settentrionale dell’isola e sul villaggio de La Frontera .Il paese ospita l’Ecomuseo de Guinea & Lagartario , che unisce un’interessante ricostruzione delle case vulcaniche dei bimbache, i primi abitanti dell’isola, e il centro per salvaguardare la lucertola gigante di El Hierro, un fossile vivente ritrovato da alcuni pastori negli anni Settanta su una roccia isolata, e oggi in pericolo di estinzione. Altre mete interessanti ma più isolate sono le piante di ginepro scolpite dal vento a El Sebinar, il Faro de Orchilla che si staglia su un paesaggio lavico dai toni drammatici e la Ermita de Nuestra Señora de Los Reyes, immersa in un paesaggio arcaico. Forse il luogo più misterioso dell’isola è la conca rocciosa dove è stato ripiantato nel 1957 l’Arbol Garoé, una specie di tiglio sacro ai bimbache perché ritenuto capace di fornire acqua fresca che colava dalle foglie, poi depositata in apposite conche scavate nella roccia. La terrazza del Parador de El Hierro si affaccia su una spiaggia di sabbia nera incastonata dai profili aguzzi delle montagne circostanti: sospesa tra terra e mare, nei tempi antichi El Hierro era considerata la fine del mondo. E si capisce il perché.

Ludovico Pratesi 

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Artribune

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